Il Consiglio europeo, di ieri 28 marzo 2023, ha approvato un regolamento sull’uso dei carburanti e ha deciso che è compatibile con l’esigenza di non inquinare l’ambiente soltanto un tipo di carburante all’idrogeno denominato e-ful, prodotto soltanto dalla Germania.
Il nostro ministro dell’ambiente ha riferito che l’Italia si era battuta per far ritenere ammissibili i nostri bio-carburanti (bio-ful), proposta che tuttavia era stata respinta.
Si deve osservare che, da un lato l’Italia ha tentato di far passare l’uso di un tipo di carburante non compatibile con la tutela ambientale (proposta miserevole), e che dall’altro il Consiglio europeo, nel riconoscere che soltanto la Germania è in grado di produrre motoveicoli alimentati con il carburante all’idrogeno (e-ful), ha implicitamente riconosciuto a quest’ultima una situazione dominante in questo settore, agendo in contrasto con l’articolo 102 del Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea (TFUE), che qualifica incompatibile una situazione di questo genere.
Sicché, a partire dal 2035, in contrasto con le norme del Trattato di Lisbona, la Germania potrebbe diventare monopolista nelle costruzioni di motoveicoli.
L’Italia, anziché insistere sull’uso del proprio inadatto carburante prodotto dall’Eni, si sarebbe dovuta spendere nel chiedere l’applicazione degli articoli da 174 a 178 del Trattato di Lisbona, che impongono all’Unione europea di evitare divari economici tra i vari Stati membri in modo da assicurare una base comune nella concorrenza tra gli stessi.
Ritengo di dover comunque osservare che l’aver fondato i rapporti degli Stati membri dell’Unione europea sulla concorrenza e non sulla cooperazione economica e sociale, della quale pure parla il Trattato di Maastricht, è stato un gravissimo errore, poiché è molto difficile mantenere la concorrenza entro i limiti di una sostanziale uniformità economica, considerato che essa ha come fine il predominio dei più forti e dei più abili sui meno forti e meno abili.
A mio avviso questa scelta è stata estremamente dannosa perché ha incentrato l’Unione europea sulla contrapposizione dei Paesi membri e non sulla cooperazione per il bene comune.
Del resto, come ho sempre detto, i nostri governanti degli ultimi 30 anni hanno fatto di tutto, svendendo tra l’altro il nostro potente complesso industriale, per impoverire l’Italia, impedirle la produzione di beni e servizi concorrenziali e soprattutto un coordinamento tra attività pubblica e privata, essendo tutto stato trasferito nelle mani dei privati, quasi sempre multinazionali straniere.
Oggi siamo nel baratro e non producendo nulla viviamo soltanto di debiti e l’unico obiettivo che tentiamo di raggiungere è quello di ottenere i prestiti ulteriori del PNRR.
L’attuale governo risulta appiattito sulle decisioni dell’Europa ed è incapace di far valere a nostro favore, non solo la nostra intoccabile Costituzione repubblicana, ma anche le stesse norme dei Trattati europei che ci potrebbero giovare.
Questa corsa alla diseguaglianza economica si verifica anche all’interno del nostro Paese, ne è prova il fatto che il contributo di 1,1 miliardi per la sanità è stato destinato dal Consiglio dei Ministri di ieri, soltanto a regioni e province autonome, mentre il nuovo codice degli appalti, approvato nella stessa seduta di ieri, dà via libera alla speculazione prevedendo la possibilità di ben 7 subappalti, cioè l’affidamento dell’esecuzione dei lavori da parte del vincitore della gara a persone di sua fiducia. Mentre si avvicina sempre più lo spettro dell’approvazione delle autonomie differenziate che ridurranno in una completa disarmonia economica i rapporti tra le varie regioni d’Italia (come non avviene in nessuno degli Stati federali).
In tutto questo quello che più fa male è il completo disinteresse da parte del governo per i principi fondamentali della nostra Costituzione repubblicana e democratica.