Ringrazio di cuore il Gruppo Misto, che ha indicato il mio nome come candidato alla Presidenza dellaRepubblica, e quelle tantissime persone che hanno accolto con…
La stampa odierna distrae unanimemente l’opinione pubblica parlando di greenpass. E solo nelle ultime notizie dei giornali (per il Corriere della sera a pagina 36) si fa cenno alla gravissima situazione della proprietà della rete della fibra ottica e della sua piattaforma gestionale.
Eppure si tratta di un argomento strategico che investe anche aspetti miliatari di difesa nazionale, nonché, e questo non è davvero da trascurare, la possibilità di accedere, da parte di chi gestisce questi servizi, a informazioni e dati sensibili che riguardano ogni singolo cittadino.
Attualmente la fibra ottica, e cioè quello che potremmo definire il canale principale che reca l’effettiva connessione a internet in prossimità delle abitazioni, è gestita all’80% da Tim e al 20 % da Open Fiber, mentre, lo si tenga ben presente, il capitale di Tim versato è pari a 11.677.002.855,10 euro, ed ha la seguente composizione:
Vivendi
23,75%
Cassa Depositi e Prestiti
9,81%
Gruppo Telecom Italia
1,01%
Investitori istituzionali italiani
3,57%
Investitori istituzionali esteri
41,28%
Altri azionisti
20,58%
mentre il capitale versato di Open Fiber è di appena 250 milioni, la cui composizione è la seguente:
Cassa Depositi e Prestiti
60%
Fondo australiano Macquarie
40%
In questo quadro appare evidente, che minima è la ricchezza di Open Fiber, mentre, per quanto concerne Tim il socio di maggioranza è la francese Vivendi. Ed è assolutamente da sottolineare che secondo la Costituzione la rete della fibra ottica e il passaggio dalla fibra ottica agli utenti finali (la cosiddetta piattaforma gestionale) devono essere in mano pubblica, poiché si tratta di servizi pubblici essenziali, i quali sono parte del demanio, costituzionalmente interpretato, e quindi sono inalienabili, inusucapibili e inespropriabili.
Viceversa al momento è tutto in mano dei privati, i quali, Vivendi in testa, hanno il solo scopo di ottenere il massimo guadagno possibile, nella trattativa in corso con la statunitense Kkr, omettendosi così qualsiasi attenzione per quanto riguarda l’utilizzo e la privacy dei singoli utenti.
In questa situazione di enorme gravità il governo tace e affida lo studio, come avviene di solito, a una commissione di esperti, in attesa di quanto si verificherà sul piano commerciale e non si può non osservare che in casi di questo genere, in cui sono in gioco fortissimi interessi nazionali, il governo deve essere in prima linea e disporre esso le azioni da compiere.
E d’altronde si tratta di una sola azione: la nazionalizzazione della rete di fibra ottica e della piattaforma gestionale della stessa. A tal riguardo non si può opporre la mancanza di fondi, poiché abbiamo a disposizione quelli del PNRR, che sono molto abbondanti per quanto riguarda per l’appunto questo settore.
E non è da disattendere l’opinione di chi vede il motivo ispiratore della proposta della statunitense Kkr proprio nell’acquisizione dei soldi del PNRR. Considerato che dalla privatizzazione di Telecom, che brillava per i suoi profitti quando era nelle mani pubbliche, la situazione della subentrata Tim, è peggiorata enormemente, con un notevole accrescimento dei debiti.
Questo atteggiamento governativo è estremamente preoccupante, perché si collega all’iniziativa di Draghi e Macron di una molto stretta collaborazione politica ed economica prevista nel cosiddetto Trattato del Quirinale, in virtù del quale il 29 novembre prossimo il Presidente della Camera Roberto Fico dovrà recarsi a Parigi per stringere un accordo con l’omologo francese per una cooperazione strutturata tra le due Camere, che prevede anche Consigli dei ministri unificati. E ciò senza che prima sia stato informato il Parlamento e con un’azione di vertice che non è assolutamente compatibile con il nostro ordinamento costituzionale, nel quale la sovranità appartiene, non al governo, ma al Popolo, il quale agisce attraverso la è rappresentanza di deputati e senatori.
Tutto questo è un assurdo politico e giuridico, perché propone, sull’esempio di quanto è sempre avvenuto ed avviene nel Consiglio europeo, che le decisioni che ci riguardano direttamente vengono assunte sulla base delle forze in campo e quindi sempre a nostro discapito.
E la mia preoccupazione sta proprio nel constatare che questa subordinazione dell’Italia allo straniero viene ripetuta proprio nel rapporto con la Francia, attraverso Consigli dei ministri congiunti, dove ovviamente prevarrà la forza politica e economica della Francia sulla debolezza politica e economica dell’Italia.
Praticamente una resa ai francesi in vista della definitiva annessione dell’Italia alla Francia.
Ovviamente tutto questo mette sotto i piedi in modo irrituale e offensivo per il Popolo italiano, la nostra Costituzione repubblicana e democratica.
Qui si sta intaccando sul serio la stessa sopravvivenza e la stessa indipendenza del nostro Stato-Comunità. È indispensabile pertanto che tutti coloro che esprimono il loro malessere partecipando a numerose manifestazioni di piazza pongano come fine delle stesse la difesa dell’economia e dell’indipendenza italiana in ambito europeo, chiedendo l’immediata nazionalizzazione dei servizi pubblici essenziali, delle fonti di energia, delle situazioni di monopoli e delle industrie strategiche, come prevede l’articolo 43 Cost.
Come al solito invito tutti a chiedere l’attuazione degli articoli 1, 2, 3, 4, 9, 11, 41, 42, 43 e 118 della nostra Costituzione repubblicana e democratica.
Professor Paolo Maddalena. Vice Presidente Emerito della Corte Costituzionale e Presidente dell’associazione “Attuare la Costituzione”
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