È preoccupante l’estensione dell’aggressività e della sopraffazione che sta infettando molti Paesi a seguito della guerra in Ucraina. Infatti è entrata in scena anche la…
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A causa della menzognera legge elettorale l’Italia sarà governata da una minoranza
La vittoria della destra è frutto di un marchingegno della legge elettorale Rosatellum. La destra non ha superato il 51% dei voti come la logica richiederebbe, e ricordo che a suo tempo l’attribuzione di un premio a chi avesse superato il 51% dei voti fu dichiarato legge truffa.
Ora nella confusione determinata dal menzognero pensiero neoliberista che travolge i dati reali e confonde le idee ai cittadini, una minoranza, per l’appunto il 44% dei votanti dei partiti di centro-destra, schiaccia completamente la maggioranza degli aventi diritto al voto.
Si pensi che il partito Noi Moderati, in coalizione con il centro-destra, ha ottenuto lo 0,6% dei voti e porta in Parlamento 7 deputati e 2 senatori, mentre Unione Popolare, che ha avuto l’1,4%, non ottiene nessun seggio Parlamentare.
Insomma il neoliberismo, che usa la menzogna come metodo, ci porta a ragionare su cose e dati che non hanno una corrispondenza nella realtà. Ed è da considerare che il partito di maggioranza è stato quello dei non votanti: si sono infatti astenuti dal voto il 36% degli aventi diritto. E quest’ultimo è davvero un dato reale sul quale bisogna ragionare.
Parlerei pertanto di una vittoria apparente del centro-destra che tuttavia riesce a incidere sulla politica nazionale come se fosse una vittoria reale. Il che mi induce a credere che chi governerà in base a detti risultati lo farà in contrasto con ciò che vuole la maggioranza dei cittadini.
Con questa vittoria apparente si può dire che il neoliberismo ha ottenuto tutto quello che voleva, come già previsto nel programma di Francesco Cosentino, e cioè il programma della P2 di Licio Gelli, il primo atto che sarà compiuto sarà un vero e proprio attentato alla Costituzione.
Infatti la destra di Meloni, insieme con Italia Viva di Renzi e Azione di Calenda, hanno già detto che vorranno istituire il presidenzialismo, e cioè una forma di governo che viola i principi fondamentali della parte prima della Costituzione, tranciando i diritti fondamentali delle masse popolari.
Disarmante è anche la dichiarazione della Meloni, la quale ha comunicato a Zelensky il nostro aiuto per la guerra in atto, mentre la maggioranza degli italiani è contro la guerra, e inoltre ha addirittura chiesto a Draghi una stretta collaborazione per la stesura della legge di bilancio, accennando anche alla possibilità di confermare a Daniele Franco il posto di Ministro dell’Economia. E tutto questo contro la volontà degli aventi diritto al voto, i quali, in pratica, hanno, con il loro voto, disapprovato la politica di Draghi.
Ultimo dato è che la Meloni ha assicurato l’Europa della nostra piena condiscendenza, dimenticando che questa Europa ha distrutto quasi totalmente la nostra economia attraverso le privatizzazioni e cioè il porre sul mercato il nostro demanio pubblico in modo che fosse acquistato prevalentemente dai Paesi più forti dell’Unione europea, togliendo all’Italia la possibilità di far fronte alle emergenze con fondi propri e con ulteriori indebitamenti, come avvenuto per la pandemia e per la guerra, le cui sanzioni, hanno prodotto l’aumento delle bollette del gas e dell’energia elettrica.
E Draghi è stato il primo assertore delle suddette privatizzazioni, come proclamò il 2 giugno 1992 sul panfilo Britannia ancorato a Civitavecchia, chiedendo ai rappresentanti della city londinese un forte aiuto per la realizzazione appunto della privatizzazione dei beni del nostro demanio pubblico.
E oggi sono proprio gli inglesi che offrono il loro appoggio alla Meloni per la realizzazione di queste dismissioni che ci portano alla più totale miseria.
Insomma l’intero Popolo italiano sarà governato da un governo che non esprime la volontà della maggioranza reale dei cittadini e agirà contro gli interessi dei meno abbienti, come già dimostra la dichiarazione della Meloni relativa all’abolizione del reddito di cittadinanza e alla volontà di mantenere in ordine i nostri conti pubblici, che non sono più alimentati da entrate extra-tributarie a causa delle dette privatizzazioni, ma solo da entrate tributarie, che maggiormente graveranno sulle spalle dei contribuenti.
In questo quadro quello che emerge è un Popolo che non ha voce in Parlamento, sia perché si è astenuto dal voto, non conoscendo partiti che lo difendessero, sia perché una legge incostituzionale e menzognera ha fatto apparire come reale una situazione puramente avulsa dalla realtà.
Resta solo la speranza che la nuova sinistra reale, emergente con Unione Popolare, la quale, se ci fosse stato un sistema elettorale non menzognero, avrebbe già portato in Parlamento una decina di rappresentanti, prosegua il suo cammino e trovi in coloro che si astengono il maggiore e più solido sostegno.
Paolo Maddalena
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Prospettive negative per la guerra in Ucraina e per l’economia italiana
Mentre le ultime schermaglie della propaganda elettorale si concentrano in un dibattito tra Letta, che sostiene la dipendenza dell’Italia dall’Europa, e Meloni che sostiene una nostra maggiore indipendenza, arriva la preoccupante notizia di un inasprimento del conflitto in Ucraina, con la decisione di Putin di una mobilitazione parziale di 300 mila militari riservisti su circa 2 milioni e la programmazione di un referendum nel Donbass e negli altri territori occupati dall’inizio della guerra, per sancire, con la volontà del Popolo, l’adesione di questi Paesi al territorio russo.
In proposito Putin sottolinea che una invasione dell’esercito ucraino di queste terre sarebbe considerata un’invasione in territorio russo. Il che giustificherebbe anche l’uso di armi nucleari. La risposta dell’Occidente è stata unanime di opposizione a Putin, per cui le prospettive di un accordo si allontanano sempre maggiormente.
Altra notizia di rilievo è il conferimento a Mario Draghi del premio al «migliore statista mondiale dell’anno» ricevuto lunedì sera dalla fondazione Appeal of Conscience. Questo dimostra che il nostro Presidente del Consiglio è sostenuto fortemente dagli USA e in quanto, come è agevole dedurre, egli è un convinto neoliberista che pone il valore dell’economia come prevalente sullo svolgimento della persona umana e sul progresso materiale e spirituale della società italiana, come sanciscono gli articoli 3 e 4 della Costituzione.
Egli, infatti, non si preoccupa minimamente della disposizione del valore del lavoro come elemento costruttivo del singolo e della collettività, né sembra sia stato colpito dai risultati di una statistica elaborata da ministero del Lavoro, Istat, Inps, Inail e Anpa secondo la quale i contratti di lavoro sono quasi tutti a termine e la loro durata è superiore all’anno appena per lo 0,5%, mentre il 37% dura meno di 30 giorni. Il 36% delle nuove posizioni a termine va da 2 a 6 mesi; il 23,7% massimo una settimana; il 13,3% solo 1 giorno.
È un dato impressionante che dimostra da solo in quale abisso di miseria ci ha spinto il neoliberismo tanto caro a Draghi, ed è da segnalare ancora che questo tipo di politica danneggia il patrimonio pubblico italiano anche a proposito dell’appartenenza della rete nazionale della fibra ottica, che anziché essere nel patrimonio pubblico italiano appartiene alla francese Vivandi in qualità di maggior azionista di Tim.
Di fronte a queste preoccupanti situazioni la propaganda elettorale si accentra su temi fatui o meno importanti, dimostrando di essere in linea con il pensiero unico dominante del neoliberismo
L’unico partito che ha il coraggio di opporsi a detto sistema economico predatorio neoliberista è Unione Popolare, il cui Presidente Luigi De Magistris, rifacendosi ai principi fondamentali della nostra Costituzione, ha di recente posto in evidenza, durante la trasmissione Agorà andata in onda ieri su Rai Tre, che “privatizzare tutto il settore energetico è stata una follia. Bisogna rivedere la logica delle privatizzazioni selvagge. Se avessimo avuto gas e energia in mano pubblica la speculazione non ci sarebbe stata”.
Insomma, come da sempre ripeto, l’unica nostra salvezza è nella Costituzione, la cui inosservanza spinge l’Italia a essere serva delle multinazionali e dei Paesi economicamente più forti.
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In momenti difficili gli effetti del neoliberismo dimostrano la loro dannosità per i Popoli
La stampa odierna dà molto risalto alla relazione della Presidente Ursula von der Leyen sulla situazione dell’Unione. La quale, obliterando tutti i contrasti interni agli Stati europei, ha riaffermato il sostegno dell’Europa all’Ucraina, certa di una vittoria dell’occidente democratico nei confronti di un Paese sempre più autocratico.
Ella ha sottolineato che: “questa è una guerra alla nostra energia, una guerra alla nostra economia, una guerra ai nostri valori e una guerra al nostro futuro”. Ciò dimostra che c’è una posizione netta e immodificabile per uno scontro lungo nel tempo.
Lo dimostrano peraltro l’invio di armi da parte degli Usa, nonché la dichiarazione di Draghi che ha dato pieno sostegno all’Ucraina. E non è da sottovalutare il timore espresso da Biden sull’uso di armi tattiche nucleari da parte della Russia, in considerazione della controffensiva in atto da parte dell’Ucraina.
Colpisce, nel discorso della Von der Leyen, in riferimento alla necessità di porre limiti alla speculazione dei produttori e dei distributori dell’energia elettrica e del gas che hanno avuto, grazie alla guerra in Ucraina, un surplus di guadagni che è finito per pesare sulle spalle di tutti i cittadini europei, il fatto che Ella abbia ha parlato della volontà dell’Unione di tassare questi extra-profitti per un totale di 140 miliardi di euro.
Dimentica la presidente della Commissione europea che le fonti di energia devono essere fuori mercato e nelle mani pubbliche, come sancisce la nostra Costituzione democratica e repubblicana, e che l’errore maggiore, cui ha dato la stura il trattato di Maastricht, è stato quello di porre tutto sul mercato , cioè tutto nelle mani degli speculatori, i quali agiscono nell’interesse individuale e producono danni irreparabili alla ricchezza dei cittadini degli Stati membri, anziché pensare a un demanio dei singoli Stati e della stessa Unione europea.
A mio avviso la Presidente della Commissione europea avrebbe dovuto porre sul tavolo la necessità di procedere a una riforma radicale del sistema economico prodotto dal trattato di Maastricht, facendo dell’Europa un vero Stato federale, nel quale, anziché privatizzarle, siano poste fuori mercato alcune fonti di produzione di ricchezza, come ad esempio i servizi pubblici essenziali, le fonti di energia e le situazioni di monopolio, come risulta dall’articolo 43 Cost., eliminando così l’errore madornale di aver posto la ricchezza e quindi le sorti dei singoli Popoli europei nelle mani degli speculatori.
Per quanto riguarda il nostro Parlamento continuiamo a registrare operazioni inaccettabili, che vanno contro gli interessi del Popolo, si tratta della deroga al limite di 240 mila euro annui posti alle retribuzioni dei dipendenti dello Stato.
Una deroga che è stata formulata da Forza Italia, riformulata dal governo, e inserita tra le decisioni da approvare in Parlamento all’ultimo momento, in modo che i parlamentari stessi non si rendessero conto di ciò che votavano.
Questo la dice lunga sul comportamento di tutti i componenti dell’attuale governo, nel quale appare molto evidente che il PD è perfettamente allineato ai partiti di centro-destra.
In tema di economia un altro esempio che dimostra quanto danno porta allo Stato l’attuale sistema economico neoliberista riguarda la S.p.A. ferroviaria Italo, la quale ottenne la concessione del servizio ferroviario nel 2012 (che per Costituzione deve essere solo in mano pubblica) e, insieme ad altre società straniere che ne entrarono a far parte, fu venduta, nel 2018, a una S.p.A. americana, che dopo averci ampiamente guadagnato, ora la rivende per un prezzo minimo di 4 miliardi di euro.
Sono tutti soldi che spettavano al Popolo italiano e che, fraudolentemente, sono stati guadagnati da soggetti stranieri. Ecco a cosa sere il sistema economico neoliberista, sostenuto, anche per le prossime elezioni, da tutti i partiti, esclusa Unione Popolare diretta dall’ottimo Luigi De Magistris.
Paolo Maddalena
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Gorbaciov, il mercato unico globale e le privatizzazioni della proprietà pubblica demaniale del Popolo
La stampa odierna dedica molto spazio alla scomparsa di Gorbaciov, il quale reagì contro lo stato di miseria che si era determinato in Russia, a causa della corsa agli armamenti, aprendo, con una visione pacifista, sul piano internazionale e con la distribuzione di alcuni beni statali ai privati sul piano interno. Le buone intenzioni di Gorbaciov non si realizzarono perché Eltsin, che lo sostituì, concesse l’intera ricchezza nazionale ai più furbi, che si accaparrano bene di tutti, nel proprio personale interesse, diventando i cosiddetti oligarchi.
La situazione poi migliorò con l’azione di Putin che riportò nella proprietà statale soprattutto le fonti di energia, tra le quali ha primeggiato l’estrazione e la distribuzione del gas, che è diventato un elemento centrale della ricchezza nazionale russa, attraverso le esportazioni nei Paesi europei.
Questi avvenimenti, unitamente alla caduta del muro di Berlino, hanno portato al reale disfacimento dell’Unione delle repubbliche sovietiche (URSS) e ha aperto la strada, specialmente in Europa, ai fautori del neoliberismo, il cui obiettivo è la cessione dei beni in proprietà pubblica demaniale del Popolo ai privati, nell’illusorio convincimento che sappiano gestire meglio le risorse nazionali.
Primo attore di questa rivolta economica , che uccideva il sistema economico produttivo di stampo keynesiano, secondo il quale la ricchezza deve andare alla base della piramide sociale e il lavoro ha una funzione costruttiva dello Stato-Comunità, per sostituirlo con il sistema predatorio neoliberista, che toglie la ricchezza al popolo per donarla ai ricchi e considera il lavoro un peso per l’imprenditore, fu Mario Draghi, il quale, il 2 giugno 1992, proclamò il suo intento sul panfilo Britannia, ancorato a Civitavecchia, con 100 delegati della City londinesi, chiedendo ai presenti un forte aiuto politico.
Le sue idee erano già state in parte realizzate dal governo Ciampi-Amato, che avevano privatizzato e svenduto tutte le banche pubbliche italiane, e furono alla base della prima grande privatizzazione (che consisté nel porre sul mercato beni demaniali fuori mercato) dei nostri mezzi di produzione di ricchezza nazionale da parte di Giuliano Amato, il quale, con legge numero 333 del 1992, privatizzò l’INA (le assicurazioni, soprattutto sulla vita, molto fruttuose), l’Enel (energia elettrica), l’Eni (gas, petrolio, benzina ecc.) e l’IRI con oltre 1000 industrie e 600 mila dipendenti che furono gettati sul lastrico.
Alla svendita di questi beni provvide soprattutto Prodi, ma anche i governanti che si sono succeduti da quell’epoca fino a oggi. Si ricordi, che ancora oggi Draghi prosegue su questa via, come dimostra il Disegno di legge sulla concorrenza, che vuole porre a gara europea i servizi di taxi e di balneazione, nonché privatizzare tutti i servizi pubblici locali, compresa la gestione dell’acqua.
Il tutto è stato frutto di detta grande idiozia che ha impoverito il Popolo italiano con la dissoluzione del suo principale mezzo di sostentamento, costituito dal demanio pubblico, il quale, secondo la vigente Costituzione, deve comprendere anche i servizi pubblici essenziali, le fonti di energia, le situazioni di monopolio e le industrie strategiche, in quanto di preminente interesse generale (art. 43 Cost.).
Non sfugga che a causa del nuovo sistema neoliberista l’Italia è stata costretta a indebitarsi fino al collo, sia per l’ordinaria amministrazione, sia per l’amministrazione straordinaria dovuta agli stati di emergenza determinati prima dalla pandemia e poi dalla guerra in Ucraina.
Porto ad esempio, per dimostrare l’assurdità di questo sistema, la questione del gas, che è stato oggetto di una vorticosa speculazione, il cui effetto è stato l’aumento esponenziale del prezzo del gas e dell’energia elettrica.
Per arginare questo fenomeno lo Stato ha erogato, dall’inizio dell’anno, 50 miliardi di euro in aiuti a imprese e famiglie sulle bollette, sia del gas che dell’energia elettrica.
Tutto ciò non sarebbe avvenuto se Eni e Enel fossero rimaste integralmente nella proprietà pubblica demaniale del Popolo (si noti che il 30% delle azioni Eni è di proprietà di Cassa Depositi e Prestiti, cioè una S.p.A., i cui proventi vanno ai soci e non al bilancio dello Stato italiano) e cioè non fossero state privatizzate e cedute agli stranieri, i quali hanno fruito in questo periodo, a causa della speculazione, di introiti super-miliardari.
Sarebbe stato opportuno, a mio avviso, che questi denari, destinati ad alleviare l’onere del pagamento delle bollette, fossero stati investiti nell’acquisto di azioni di queste due grandi società, che ci sono sfuggite di mano a causa delle insane privatizzazioni operate dai nostri politici, nella prospettiva di riacquistare alla proprietà pubblica collettiva del Popolo queste importantissime fonti di energia, come per altro impone il citato articolo 43 della Costituzione.
A questo punto debbo osservare che la tragedia economica italiana è derivata dalla istituzione di un libero mercato, sancito dal trattato di Maastricht, che ha consentito a tutti di investire i propri capitali ovunque volessero e che soltanto l’accrescimento della proprietà pubblica demaniale del Popolo, che è inalienabile, inusucapibile, imprescrittibile e incomprimibile è in grado di mantenere nel nostro Paese.
Di Paolo Maddalena
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Il neoliberismo di Draghi toglie agli italiani la proprietà pubblica demaniale dei servizi pubblici essenziali
Dalla stampa odierna emerge con evidente chiarezza che nel background dei politici esistono due punti fermi sui quali nessuno deve discutere come se si trattasse di un atto di fede.
Da un lato si sostiene l’ideologia neoliberista, il cui mainstream è dare ricchezza ai ricchi e miseria ai poveri; d’altro canto appare intoccabile la libertà di ciascun politico di ricorrere a un tipo di propaganda assolutamente menzognera, com’è tipico delle società della menzogna (vedi Vladimiro Giacché), che fondano il loro potere sulla finanza e cioè sulla moneta fittizia.
Ricordo in proposito le dichiarazioni di Salvini, il quale prevede di diventare subito Ministro dell’Interno, per impedire l’accesso in Italia dei migranti, respingendoli in mare, e addirittura arriva ad affermare che il reddito di cittadinanza (che ha salvato un milione di persone dalla povertà assoluta) deve essere tolto agli indigenti e dato alle imprese per favorire il loro sviluppo.
Altro esempio è quello della Meloni, la quale ha ritenuto di confermare platealmente la sua fede europeista, e cioè il suo convincimento sulla intoccabilità del sistema economico predatorio neoliberista attualmente seguito, nonostante la sua palese contrarietà ai principi fondamentali della nostra Costituzione repubblicana e democratica.
Sfugge a tutti che il centro del problema è costituito proprio dalla necessità di sostituire detto sistema economico predatorio neoliberista con il sistema economico produttivo di stampo keynesiano, che salva i posti di lavoro e le fonti di produzione di ricchezza nazionale, che per altro è l’unico sistema accolto in Costituzione.
Ma, come accennavo, questo punto centrale che riguarda l’esistenza stessa dell’economia italiana e quindi della Repubblica, costituita da una Comunità nazionale che si articola in numerose Comunità locali, tutte vero bersaglio della politica in atto.
Su questo piano emerge la vergognosa approvazione del Ddl concorrenza, voluta da Draghi, il più fiero sostenitore dell’Europa neoliberista, secondo il quale tutti i servizi pubblici essenziali, compresa l’acqua, devono essere privatizzati, cioè messi a gara sul mercato generale, in modo da togliere agli italiani posti di lavoro e fonti di produzione di ricchezza, per donarli agli stranieri partecipanti alle varie gare.
Un vero obbrobrio che suona come un tradimento agli interessi generali della nostra patria. Il caso particolare riguarda il servizio balneare, per il quale il Senato ha approvato la sua messa a gara europea, rinviando la determinazione degli effetti di questa ignobile decisione a un decreto attuativo, che dovrà essere emesso entro 6 mesi.
Per quanto riguarda il servizio taxi, il cui regime è stato condensato nell’articolo 10 del Ddl Concorrenza, si registra, positivamente, che il provvedimento è stato stralciato dalla Camera e dal Senato dal testo del Ddl concorrenza. Solo il prossimo futuro ci dirà quale sorte ha avuto questo servizio pubblico essenziale.
Quello che sfugge ai nostri politici è che nel passaggio dall’ordine costituzionale sancito dallo Statuto Albertino, soggetto singolo, denominato Stato persona o Stato amministrazione, si è passati allo Stato comunità, soggetto plurimo, la Repubblica, e cioè il Popolo, producendo effetti notevoli sulla natura dell’appartenenza allo Stato dei beni e delle utilità costituenti il demanio pubblico.
Nel primo caso tutto era informato ai principi della proprietà privata, per cui il bene pubblico era tale per l’appartenenza a un Ente pubblico, che poteva demanializzarlo o sdemanializzarlo, nel secondo caso invece l’appartenenza del bene pubblico ha la natura della proprietà collettiva demaniale, per cui è impossibile che un bene di tutti sia dato a un singolo.
E questo ai sensi degli articoli costituzionali: 1 (che istituisce lo Stato comunità); 42, primo comma (che sancisce la proprietà pubblica); e 43, ultimo comma (secondo il quale devono appartenere a enti pubblici o a comunità di lavoratori o utenti i servizi pubblici essenziali, le fonti di energia, le situazioni di monopolio, che abbiano carattere di preminente interesse generale ):
Come si ricava da queste norme i servizi pubblici essenziali necessari per la costituzione e il funzionamento della Comunità nazionale e delle Comunità locali non possono essere gestiti da privati, i quali perseguono interessi individuali e non il preminente interesse pubblico sancito in Costituzione, ma soltanto, si ripete, da Enti pubblici o da comunità di lavoratori o di utenti.