Mentre l’affermazione del sistema economico predatorio neoliberista, che pone tutte le ricchezze nelle mani di privati, evitando di porre fuori commercio quei beni di preminente interesse generale, necessari per soddisfare i bisogni e i diritti fondamentali del Popolo, sta dimostrando la sua incapacità a mantenere la stabilità dei mercati, come provano i crolli bancari a catena che partono dalla Silicon Valley statunitense per arrivare a destabilizzare le banche europee e in particolare la Credit Swisse svizzera, il governo Meloni, a occhi bendati, va avanti nell’attuazione di questo malefico e distruttivo sistema economico, apertamente in contrasto con gli interessi dell’intero Popolo.
Infatti nell’importante Consiglio dei Ministri di ieri si è dato il via libera all’attuazione completa della flat tax per tutti, con una forte riduzione del prelievo fiscale, ma senza indicare con quali siano i mezzi finanziari per farvi fronte.
Si è deliberato inoltre di dare via libera al mostruoso Ponte di Messina che comporta danni incalcolabili all’ambiente, nonché alla flora e alla fauna marina, molto densa in quello Stretto.
E infine si è dato via libera all’Autonomia differenziata che distrugge in pratica l’eguaglianza economica, sociale e politica dello Stato italiano.
La presentazione di questi tre passi falsi è stata effettuata con argomenti che danno l’idea di una fiera della menzogna, e soprattutto senza tenere in minimo conto le gravissime violazioni degli intoccabili principi e diritti fondamentali della Costituzione, che vengono violati in tutte e tre le menzionate materie.
Per quanto riguarda la flat tax, la violazione riguarda decisamente il criterio della progressività del sistema tributario, sancito dall’articolo 53 Cost., nonché l’altro principio fondamentale, secondo il quale la previsione di nuove e maggiori spese (nel caso derivanti dall’attuazione della flat tax) deve indicare i mezzi per farvi fronte (art. 81 Cost.).
Per quanto riguarda il Ponte di Messina, come risulta da un numero incalcolabile di perizie tecniche, si tratta di un’opera che viola l’articolo 9 della Costituzione, principio fondamentale inderogabile, che tutela il paesaggio, il patrimonio storico artistico della nazione, la biodiversità, l’ecosistema e l’ambiente, nonché l’articolo 41 della Costituzione che tutela, contro l’iniziativa economica privata, l’ambiente e l’utilità sociale.
Ultima fortissima violazione della Costituzione è quella delle autonomie differenziate che hanno la loro origine nella incostituzionale abrogazione, da parte della legge numero 3 del 2001, di riforma del titolo V, dell’originario articolo 117 della Costituzione, secondo il quale : “la regione emana le sue leggi nei limiti fondamentali stabiliti dalle leggi dello Stato, sempre che le norme stesse non siano in contrasto con l’interesse nazionale e con quelle di altre regioni”.
Una violazione che trova preciso riscontro nel terzo comma dell’articolo 116 del riformato titolo V della Costituzione, secondo il quale: “ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia…possono essere attribuite ad altre regioni con leggi dello Stato”.
Norme che violano la struttura stessa dello Stato-Comunità sancito in Costituzione. E in particolare l’articolo 1, secondo il quale: “l’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al Popolo che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione”, nonché l’articolo 5 Cost., secondo il quale: “la Repubblica è una e indivisibile”.
In sostanza quanto deciso nella citata seduta del Consiglio dei Ministri dimostra che questo governo agisce in contrasto con i principi e i diritti fondamentali dell’intero Popolo sovrano e contro, come già accennato, la struttura stessa dello Stato-Comunità.
È arrivato il momento in cui il Popolo deve far ricorso al suo diritto di resistenza contro i soprusi del governo, facendo ricorso, alla indizione, ai sensi dell’articolo 75 Cost., di un referendum popolare che abroghi gli atti legislativi, varati a seguito dell’ultimo Consiglio dei Ministri, appena verranno in essere, tenendo presente che è in gioco l’eguaglianza economica e sociale, di cui all’articolo 3 della Costituzione, e che questo governo sfacciatamente sposta sui più deboli gli oneri sociali che invece dovrebbero gravare, secondo il citato criterio della progressività, sulle classi più abbienti.