Aumentano i tassi d’interesse e l’Italia ne paga le conseguenze

Aumentano i tassi d’interesse e l’Italia ne paga le conseguenze

Mentre i napoletani di tutto il mondo festeggiano la conquista del terzo scudetto e mentre la Francia, con la sua politica estremamente nazionalista, si permette di insultare il nostro Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, la quale sarebbe incapace di governare l’afflusso degli immigrati, la notizia più importante è che la BCE, guidata da Cristhine Lagarde, ha alzato i tassi di interesse dello 0,25%.

E nello stesso tempo gli USA hanno alzato anche loro i tassi di interesse dello 0,5%. Si tratta del funzionamento dell’erroneo sistema neoliberista, il quale, ponendo come fondamento la concorrenza, porta la concentrazione della ricchezza nelle mani di pochi, i quali tendono ad essere monopolisti e quindi capaci di alzare i prezzi più di quanto necessario.

La presente crisi si verifica soprattutto in campo alimentare, ed è noto che non tutto dipende dall’aumento dei costi di trasporto, ma dall’azione senza controllo di chi opera in questo campo. D’altro canto il fatto che lo stesso fenomeno si verifica negli Stati Uniti dimostra che chi non funziona è proprio il sistema capitalistico, il quale negli ultimi anni, con l’impetuoso vento neoliberista, ha avuto una forte diffusione in tutto l’occidente.

Ed attualmente si verificano elementi che fanno pensare a una sua autodistruzione, mentre i governi non pensano minimamente di tornare al sistema economico naturale indicato a suo tempo da Keynes e si limitano ad aumentare i tassi di interesse il cui peso grava come al solito sui più deboli.

Si deve aggiungere che l’uscita dello Stato dal mercato e il trasferimento sul mercato di grandi aziende pubbliche ha dato manforte all’egoismo degli operatori economici, i quali non agiscono assolutamente nell’interesse pubblico, ma nel proprio interesse privato, facendo in modo che non si possa più attuare un’economia a fini sociali.

E tutto questo in palese e stridente contrasto con la nostra Costituzione, la quale, all’articolo 41, terzo comma, prevede un’economia pubblica e un’economia privata, e l’intervento della legge per indirizzare queste attività a fini sociali.

I governanti italiani sbandano nelle loro scelte, e non si accorgono dell’esistenza stessa della nostra Costituzione, basta pensare che con il decreto legge sul lavoro il governo Meloni ha praticamente distrutto il reddito di cittadinanza, trasformandolo e riducendolo nell’assegno di inclusione, e ha dato manforte al lavoro precario e al lavoro a termine, senza capire che soltanto il lavoro a tempo indeterminato può produrre un reale beneficio economico per la nazione, incrementando la domanda da parte dei lavoratori che possono fidare nella continuità della loro retribuzione, fondare una famiglia e avere la prospettiva di una sicura vita futura.

Potrei andare oltre, ma credo di aver detto tutto quello che serve per negare la validità di un sistema fondato sulla concorrenza, eliminando dal mercato qualsiasi forma di cooperazione e di collaborazione, come previsto dagli articoli 45 e 46 della Costituzione.

Che la Meloni ci pensi e approfondisca bene cosa gli impone di fare la vigente Costituzione repubblicana e democratica.

Come iscriversi all'associazione "Attuare la Costituzione" del Presidente Maddalena

Il crollo dell’economia neocapitalista distrugge definitivamente l’economia italiana

Il crollo dell’economia neocapitalista distrugge definitivamente l’economia italiana

«La libertà di una democrazia non è al sicuro se il popolo tollera la crescita del potere privato al punto che esso diventa più forte dello stesso Stato democratico. Questa è l’essenza del fascismo: proprietà del governo da parte di un individuo, di un gruppo o di un qualsiasi potere privato».  Così diceva al Congresso Americano, nel 1938, Franklin Delano Roosevelt.

Ora che il potere di orientare i mercati è nelle mani di gruppi finanziari ed economici privati, questa triste previsione si è avverata, e l’azione della Lagarde, Presidente della BCE, che aumenta i tassi d’interesse e blocca l’acquisto da parte della Banca Centrale europea dei titoli di Stato per combattere l’inflazione, stritola completamente l’economia italiana.

I nostri governanti, che hanno seguito il neoliberismo, trasformando il sistema economico keynesiano in un sistema economico predatorio neoliberista ci hanno portati nella rovina.

E questa rovina è stata aumentata dal nostro ingresso nell’euro, che fu fortemente combattuto dal governatore Baffi e dai politici Aldo Moro e Enrico Berlinguer, e riuscì ad affermarsi per merito, si fa per dire, soprattutto di Carlo Azeglio Ciampi, Mario Draghi e Giuliano Amato.

L’euro doveva costituire un ombrello contro l’inflazione italiana, ma ora rovescia sull’Italia l’inflazione dell’intera Europa. 

Purtroppo abbiamo perso, con le privatizzazioni, quasi tutte le nostre fonti di produzione di ricchezza nazionale. Fatto gravissimo, perseguito inesorabilmente da tutti i governanti succedutisi dopo l’assassinio di Aldo Moro.

Per giunta ora ci troviamo a sopportare, con un debito stratosferico, la nuova inflazione dovuta alle manovre speculative dei gestori dell’energia, petrolifere e del gas (il prezzo di quest’ultimo è stato aumentato prima che scoppiasse la guerra il 24 febbraio con l’aggressione della Russia all’Ucraina), riempendo indebitamente le tasche dei produttori di energia, tra i quali l’Eni, che è stata trasformata in una S.p.A. e i cui benefici restano nei relativi bilanci e non giovano minimamente al bilancio dello Stato.

Ci troviamo in una vera e propria economia di guerra, aggravata dal fatto che i nostri interessi non sono affatto tutelati dalla politica economica europea, la quale, con a capo Cristhine Lagarde, non considera che i Trattati impongono un trattamento egualitario per tutti gli Stati membri, nel quadro di coesione economica e sociale, e, senza battere ciglio, colpisce atrocemente la nostra economia, imponendo una politica anti-inflazionistica, che giova agli Stati membri economicamente più forti e impedisce lo sviluppo economico dell’Italia, mentre già siamo in recessione.

La soluzione ragionevole è solo quella di tornare a una totale autarchia per non farci derubare di quel poco che abbiamo, impegnando tutte le risorse umane e naturali, e soprattutto la messa a cultura di migliaia di terreni abbandonati per sopperire quanto meno alle prime necessità di cui ha bisogno la Nazione.

Dovremmo inoltre ricollocare fuori mercato l’intero patrimonio che era in proprietà pubblica demaniale e illegittimamente è stato donato a privati.

Si tratta  specialmente dei servizi pubblici essenziali (ITA Airways, FS, ecc.), delle fonti di energia (in primis l’acqua, il gas e l’elettricità), delle situazioni di monopolio (le autostrade) e delle industrie strategiche di preminente interesse generale (come impone l’articolo 43 della Costituzione).

Sia ben chiaro che soltanto gli Enti pubblici economici e le Aziende pubbliche non possono essere acquistate da privati, non sono sottoponibili a procedure fallimentari e sono l’unico baluardo di cui disponiamo per contrapporci alla furia devastatrice della speculazione internazionale.

Come affermano illustri economisti come Stiglitz e Galbrite potremmo anche emettere biglietti di Stato a corso legale in ambito nazionale, per ottenere la liquidità necessaria per il nostro sviluppo economico.

E tutto questo è sancito dagli articoli 1, 2, 3, 4, 9, 11, 41, 42, 43 e 118 della nostra Costituzione repubblicana e democratica.

Come iscriversi all'associazione del Presidente Maddalena