Gorbaciov, il mercato unico globale e le privatizzazioni della proprietà pubblica demaniale del Popolo

Gorbaciov, il mercato unico globale e le privatizzazioni della proprietà pubblica demaniale del Popolo

La stampa odierna dedica molto spazio alla scomparsa di Gorbaciov, il quale reagì contro lo stato di miseria che si era determinato in Russia, a causa della corsa agli armamenti, aprendo, con una visione pacifista, sul piano internazionale e con la distribuzione di alcuni  beni statali ai privati sul piano interno. Le buone intenzioni di Gorbaciov non si realizzarono perché Eltsin, che lo sostituì, concesse l’intera ricchezza nazionale ai più furbi, che si accaparrano bene di tutti, nel proprio personale interesse, diventando i cosiddetti oligarchi.

La situazione poi migliorò con l’azione di Putin che riportò nella proprietà statale soprattutto le fonti di energia, tra le quali ha primeggiato l’estrazione e la distribuzione del gas, che è diventato un elemento centrale della ricchezza nazionale russa, attraverso le esportazioni nei Paesi europei.

Questi avvenimenti, unitamente alla caduta del muro di Berlino, hanno portato al reale disfacimento dell’Unione delle repubbliche sovietiche (URSS) e ha aperto la strada, specialmente in Europa, ai fautori del neoliberismo, il cui obiettivo è la cessione dei beni in proprietà pubblica demaniale del Popolo ai privati, nell’illusorio convincimento che sappiano gestire meglio le risorse nazionali.

Primo attore di questa rivolta economica , che uccideva il sistema economico produttivo di stampo keynesiano, secondo il quale la ricchezza deve andare alla base della piramide sociale e il lavoro ha una funzione costruttiva dello Stato-Comunità, per sostituirlo con il sistema predatorio neoliberista, che toglie la ricchezza al popolo per donarla ai ricchi e considera il lavoro un peso per l’imprenditore, fu Mario Draghi, il quale, il 2 giugno 1992, proclamò il suo intento sul panfilo Britannia, ancorato a Civitavecchia, con 100 delegati della City londinesi, chiedendo ai presenti un forte aiuto politico.

Le sue idee erano già state in parte realizzate dal governo Ciampi-Amato, che avevano privatizzato e svenduto tutte le banche pubbliche italiane, e furono alla base della prima grande privatizzazione (che consisté nel porre sul mercato beni demaniali fuori mercato) dei nostri mezzi di produzione di ricchezza nazionale da parte di Giuliano Amato, il quale, con legge numero 333 del 1992, privatizzò l’INA (le assicurazioni, soprattutto sulla vita, molto fruttuose), l’Enel (energia elettrica), l’Eni (gas, petrolio, benzina ecc.) e l’IRI con oltre 1000 industrie e 600 mila dipendenti che furono gettati sul lastrico.

Alla svendita di questi beni provvide soprattutto Prodi, ma anche i governanti che si sono succeduti da quell’epoca fino a oggi. Si ricordi, che ancora oggi Draghi prosegue su questa via, come dimostra il Disegno di legge sulla concorrenza, che vuole porre a gara europea i servizi di taxi e di balneazione, nonché privatizzare tutti i servizi pubblici locali, compresa la gestione dell’acqua.

Il tutto è stato frutto di detta grande idiozia che ha impoverito il Popolo italiano con la dissoluzione del suo principale mezzo di sostentamento, costituito dal demanio pubblico, il quale, secondo la vigente Costituzione, deve comprendere anche i servizi pubblici essenziali, le fonti di energia, le situazioni di monopolio e le industrie strategiche, in quanto di preminente interesse generale (art. 43 Cost.).

Non sfugga che a causa del nuovo sistema neoliberista l’Italia è stata costretta a indebitarsi fino al collo, sia per l’ordinaria amministrazione, sia per l’amministrazione straordinaria dovuta agli stati di emergenza determinati prima dalla pandemia e poi dalla guerra in Ucraina.

Porto ad esempio, per dimostrare l’assurdità di questo sistema, la questione del gas, che è stato oggetto di una vorticosa speculazione, il cui effetto è stato l’aumento esponenziale del prezzo del gas e dell’energia elettrica.

Per arginare questo fenomeno lo Stato ha erogato, dall’inizio dell’anno, 50 miliardi di euro in aiuti a imprese e famiglie sulle bollette, sia del gas che dell’energia elettrica.

Tutto ciò non sarebbe avvenuto se Eni e Enel fossero rimaste integralmente nella proprietà pubblica demaniale del Popolo (si noti che il 30% delle azioni Eni è di proprietà di Cassa Depositi e Prestiti, cioè una S.p.A., i cui proventi vanno ai soci e non al bilancio dello Stato italiano) e cioè non fossero state privatizzate e cedute agli stranieri, i quali hanno fruito in questo periodo, a causa della speculazione, di introiti super-miliardari.

Sarebbe stato opportuno, a mio avviso, che questi denari, destinati ad alleviare l’onere del pagamento delle bollette, fossero stati investiti nell’acquisto di azioni di queste due grandi società, che ci sono sfuggite di mano a causa delle insane privatizzazioni operate dai nostri politici, nella prospettiva di riacquistare alla proprietà pubblica collettiva del Popolo queste importantissime fonti di energia, come per altro impone il citato articolo 43 della Costituzione.

A questo punto debbo osservare che la tragedia economica italiana è derivata dalla istituzione di un libero mercato, sancito dal trattato di Maastricht, che ha consentito a tutti di investire i propri capitali ovunque volessero e che soltanto l’accrescimento della proprietà pubblica demaniale del Popolo, che è inalienabile, inusucapibile, imprescrittibile e incomprimibile è in grado di mantenere nel nostro Paese.

Di Paolo Maddalena

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Il vero dramma italiano in vista delle prossime elezioni

Il vero dramma italiano in vista delle prossime elezioni

Dalla stampa odierna emerge il dramma tremendo della distruzione dell’Italia, cioè della nostra Patria, da parte del mercato unico globale, che ingoia la ricchezza del Popolo per trasferirla ai potentati economici. Basta pensare che la speculazione sul gas negli ultimi mesi ha trasferito ad Eni (che oramai è nelle mani delle multinazionali straniere) oltre 7 miliardi di euro di extra-profitti, praticamente rubati alle fasce più povere della nostra popolazione.

Lo sdegno maggiore, tuttavia, riguarda i partiti di sistema, che abbiamo visti riuniti al meeting di Rimini, organizzato da Comunione e Liberazione, brindare alla vittoria della destra alle prossime elezioni, consolidando così la forza dei potentati economici in questa deleteria situazione in cui si trova l’intera popolazione.

Ricordo che oramai il lavoro non ha più la funzione assegnatagli dalla Costituzione di essere l’elemento costruttivo della comunità nazionale, cioè dello Stato-Comunità, creato dalla carta costituzionale, ma un peso per gli imprenditori, i quali, sia ben chiaro, non hanno minimamente utilizzato il denaro a poco prezzo ottenuto con il quantitative easing di Draghi e hanno investito le loro ricchezze in strumenti finanziari di varia natura, cioè un investimento che, come è ovvio, non crea benessere per il Popolo, ma ha il fine iniquo di trasferire quest’ultimo da un soggetto a un altro, e cioè dal più abile speculatore allo speculatore meno abile, dimenticando del tutto l’interesse generale.

Si tenga presente che coloro che hanno brindato al meeting di Rimini di CL sono stati i principali autori, a partire dall’assassinio di Aldo Moro in poi, della disgraziata trasformazione del sistema economico produttivo keynesiano, che aveva consentito il miracolo economico italiano degli anni ’60, nel sistema economico predatorio neoliberista, che perde di vista l’interesse generale del Popolo, mira all’aumento della ricchezza individuale, privatizza la proprietà pubblica demaniale del Popolo stesso e, in sostanza, getta sul lastrico la maggioranza dei cittadini.

Si tenga presente che la remunerazione del lavoro è in continua diminuzione, e che, a prescindere dalle statistiche di vario genere, la massima parte di questa è costituita da salari da fame e da precariato. Il che in evidente contrasto con l’articolo 36 della Costituzione, secondo il quale la remunerazione del lavoratore deve consentire a lui e alla sua famiglia una vita libera e dignitosa.

Il futuro prossimo non promette nulla di buono perché sta galoppando l’inflazione (che colpisce i poveri molto più dei ricchi), dovuta all’amento della speculazione sulla riduzione della fornitura di gas da parte della Russia. Si è infatti passati in una sola giornata da 260 euro al chilowattora a quasi 300 euro al chilowattora, e che dall’inizio dell’inflazione ad oggi il prezzo del gas si è addirittura decuplicato.

Si tratta peraltro di un aumento speculativo che investe una serie infinita di attività produttive, al punto da far prevedere per il prossimo autunno la chiusura di 90 mila attività produttive e la conseguente perdita di 250 mila posti di lavoro, tutto questo secondo le più ottimistiche previsioni.

Ed è da sottolineare che nelle situazioni di emergenza, come l’attuale, è soltanto la ricchezza nazionale che può far fronte, attraverso investimenti pubblici, operati da Enti e da imprese poste fuori dal mercato, come prevede l’articolo 43 della Costituzione, secondo il quale devono essere in mano pubblica o di comunità di lavoratori e di utenti i servizi pubblici essenziali, le fonti di energia, le situazioni di monopolio e le industrie strategiche, che hanno preminente interesse generale.

Purtroppo, in contrasto palese con detti principi costituzionali, il governo Draghi sta trattando la svendita (erroneamente chiamata privatizzazione, in quanto ITA è nata privata essendo stata costituita, sia pur con denaro pubblico, come S.p.A.) per una manciata di milioni, mentre per crearla sono stati spesi miliardi di denaro pubblico, ai quali sono da aggiungere le sofferenze inaudite di migliaia e migliaia di lavoratori gettati sul lastrico, anche dai cosiddetti capitani coraggiosi nominati da Berlusconi, i quali hanno spolpato Alitalia, come fatto anche dall’araba Ethiad, abbandonandola poi al suo destino.

Comunque il dolore maggiore che si avverte di fronte a questa drammatica situazione è il fatto che un movimento, che impropriamente si dichiara cattolico, festeggia la presunta vittoria alle prossime elezioni degli esponenti dei partiti tradizionali che sono i veri responsabili della distruzione economica del Paese.

Su quel palco di CL c’erano tutti gli esponenti di questo malsano sistema economico con l’esclusione dell’unico partito che si è fatto portatore di un sistema economico conforme alla Costituzione, salvando i posti di lavoro e la proprietà pubblica demaniale del Popolo: l’Unione Popolare, che peraltro aveva inutilmente tentato di unirsi al Movimento 5 Stelle.

Insomma si cerca di togliere alla vista degli italiani l’unico coraggioso partito anti-sistema e tutore degli interessi e della ricchezza del Popolo sovrano.

Di Paolo Maddalena

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Il mutamento climatico e i suoi effetti irreparabili dominano la stampa odierna

Il mutamento climatico e i suoi effetti irreparabili dominano la stampa odierna

Il problema numero uno dell’umanità, e cioè il mutamento climatico dovuto al riscaldamento dell’atmosfera con i tragici effetti che produce, domina la stampa odierna. Si tratta di un fenomeno che peggiora da tempo, al quale i politici hanno sempre dato poca importanza, ma che ha effetti negativi, e forse a questo punto irreversibili, sulla vita dell’uomo e del Pianeta.

L’aumento della temperatura dell’atmosfera provoca infatti effetti di carattere estremo, sia per quanto riguarda i nubifragi, sia per quanto riguarda la siccità, sia per quanto riguarda gli incendi.

Si tratta di un procedimento che si autoalimenta, la cui causa è soprattutto l’immissione nell’aria di gas serra, per il quale molti scienziati, non condizionati dalle ricadute politiche delle loro affermazioni, hanno dichiarato da molto tempo che l’unico rimedio da adottare è il taglio delle attività inquinanti, appello fino ad oggi del tutto inascoltato dai politici di tutti i Paesi interessati.

E si deve aggiungere che questo fenomeno incide direttamente sull’economia, specialmente per l’accennato effetto della siccità, la quale distrugge i raccolti e, come avvenuto in Germania a proposito della non navigabilità del fiume Reno, anche sui trasporti per via fluviale.

E a proposito di economia i giornali odierni pongono in evidenza gli effetti negativi della guerra in Ucraina, che ha provocato una forte inflazione specialmente in Germania (8,5% su base annua), il cui Pil dell’ultimo anno non ha segnato nessun progresso. Grande è pertanto la preoccupazione degli investitori tedeschi, che, ricordando la grande inflazione che stroncò la Repubblica di Weimar, stanno ritirando i loro investimenti dal mercato generale.

Il Problema è notevole perché la Germania è stata finora l’elemento trainante dell’economia europea. E si deve sottolineare, che, sul piano strettamente economico, la causa della attuale inflazione è da ricercarsi nel fatto che l’antico sistema economico produttivo di stampo keynesiano, che utilizzava la proprietà pubblica demaniale del Popolo per incidere in modo istantaneo nelle situazioni di emergenza è stato sostituito, per quanto ci riguarda con leggi incostituzionali, dal sistema economico predatorio neoliberista, che ha distrutto la proprietà pubblica demaniale e ldele fonti di produzione di ricchezza nazionale, donandole a soggetti privati, i quali sono inidonei a intervenire in situazioni di emergenza, in quanto perseguono i loro personali interessi e tolgono allo Stato i mezzi necessari per far fronte a calamità che investono l’intera Nazione.

Ne deriva che in situazioni come l’attuale, caratterizzata dall’aumento del prezzo del gas e da altri effetti negativi dovuti alla guerra in Ucraina, da un lato non possono essere contrastati dai privati e dall’altro non possono essere governati dallo Stato, privato della proprietà pubblica demaniale della ricchezza nazionale.

Particolare attenzione dedicano inoltre i media odierni alla situazione politica italiana caratterizzata da un forte scontro tra i vari partiti in lizza per le prossime elezioni. E oggetto di dibattito privilegiato è diventato l’argomento del taglio dei parlamentari, il quale ha esasperato gli effetti negativi del sistema maggioritario che, in contrasto con la Costituzione, e in particolare con il principio dell’eguaglianza del voto, fu a suo tempo decisa per favorire la governabilità ai danni della rappresentatività degli elettori.

La diminuzione dei parlamentari ha prodotto un effetto maggiore delle previsioni, poiché il sistema maggioritario, che tra l’altro come i fatti dimostrano, non ha mai assicurato l’auspicata governabilità, diventa oggi uno strumento per la formazione di una maggioranza che è in grado di mutare addirittura la forma di governo, sostituendo alla democrazia parlamentare una sorta di democrazia presidenzialista, la quale viene menzogneramente annunciata sia dalla Meloni, sia da Berlusconi, come il rimedio di tutti i mali.

Si tratta invece di un effetto perverso che mira a portare un uomo solo al comando distruggendo in pratica l’intera Costituzione e i suoi principi e diritti fondamentali, che costituisce l’obiettivo finale del sistema neoliberista e della P2 di Gelli. Osservo in proposito che una scelta di questo tipo, proprio perché incidente sui principi e diritti fondamentali, non può essere oggetto di revisione costituzionale ai sensi dell’articolo 138 della Costituzione, come quasi universalmente è riconosciuto dalla dottrina, e che di conseguenza, per attuare il presidenzialismo, sarebbe necessaria una nuova assemblea costituente che compili una nuova Costituzione, distruggendo per sempre quella attuale, giustamente definita la più bella Costituzione del mondo.

Di Paolo Maddalena

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𝐋𝐚 𝐝𝐞𝐬𝐭𝐫𝐚 𝐩𝐨𝐥𝐢𝐭𝐢𝐜𝐚 𝐬𝐯𝐢𝐚 𝐥’𝐨𝐩𝐢𝐧𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐩𝐮𝐛𝐛𝐥𝐢𝐜𝐚 𝐝𝐚𝐢 𝐩𝐫𝐨𝐛𝐥𝐞𝐦𝐢 𝐫𝐞𝐚𝐥𝐢 𝐞 𝐭𝐞𝐧𝐭𝐚 𝐝𝐢 𝐝𝐢𝐬𝐭𝐫𝐮𝐠𝐠𝐞𝐫𝐞 𝐥𝐚 𝐂𝐨𝐬𝐭𝐢𝐭𝐮𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐜𝐨𝐧 𝐥’𝐢𝐝𝐞𝐚 𝐛𝐚𝐥𝐳𝐚𝐧𝐚 𝐝𝐞𝐥 𝐩𝐫𝐞𝐬𝐢𝐝𝐞𝐧𝐳𝐢𝐚𝐥𝐢𝐬𝐦𝐨.

𝐋𝐚 𝐝𝐞𝐬𝐭𝐫𝐚 𝐩𝐨𝐥𝐢𝐭𝐢𝐜𝐚 𝐬𝐯𝐢𝐚 𝐥’𝐨𝐩𝐢𝐧𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐩𝐮𝐛𝐛𝐥𝐢𝐜𝐚 𝐝𝐚𝐢 𝐩𝐫𝐨𝐛𝐥𝐞𝐦𝐢 𝐫𝐞𝐚𝐥𝐢 𝐞 𝐭𝐞𝐧𝐭𝐚 𝐝𝐢 𝐝𝐢𝐬𝐭𝐫𝐮𝐠𝐠𝐞𝐫𝐞 𝐥𝐚 𝐂𝐨𝐬𝐭𝐢𝐭𝐮𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐜𝐨𝐧 𝐥’𝐢𝐝𝐞𝐚 𝐛𝐚𝐥𝐳𝐚𝐧𝐚 𝐝𝐞𝐥 𝐩𝐫𝐞𝐬𝐢𝐝𝐞𝐧𝐳𝐢𝐚𝐥𝐢𝐬𝐦𝐨.

L’argomento che domina nella stampa di questi ultimi giorni è quello del cosiddetto presidenzialismo, lanciato dalla Meloni e subito ripreso dal suo alleato Berlusconi, tema…

La mancanza di pensiero critico ha invaso tutti i partiti. Una reale speranza rimane l’Unione Popolare

La mancanza di pensiero critico ha invaso tutti i partiti. Una reale speranza rimane l’Unione Popolare

Dalla stampa odierna emerge con sempre maggior ampiezza che l’attuale campagna elettorale si svolge in un’atmosfera di totale povertà di idee.

Tutto mira alla cattura dei voti, per la quale diventa importante fare a gara a chi la spara più grossa, purché abbia la capacità di ingannare i cittadini, facendo passare come vera la più evidente menzogna.

Come ho già detto ieri il caso più evidente è quello della Flat Tax, che viene definita da Berlusconi lo strumento attraverso il quale si assicura “la crescita dei redditi”.

Fatto assolutamente menzognero, poiché la tassazione dei meno abbienti produce una diminuzione della domanda e quindi agisce contro lo sviluppo economico. 

Sul piano generale si può dire che un filo comune, tranne una sola eccezione, di cui presto dirò, che unisce gli accennati  partiti, è quello neoliberista, cioè l’errato convincimento secondo il quale, ai fini del supposto sviluppo economico, la ricchezza deve essere tolta al Popolo e attribuita alle multinazionali e alla finanza internazionale.

Domina cioè un istinto di servaggio che copre quasi tutto l’arco costituzionale da Draghi alla Meloni, sia pur con qualche sfumatura per quanto riguarda la scelta fra l’Atlantismo ferreo di Draghi e la simpatia orbaniana della Meloni. Per il resto, come dicevo, c’è il vuoto più assoluto.

In questa situazione, nella quale pare che i partiti ai quali ho appena fatto cenno, mirano alla distruzione dell’economia del Popolo italiano, e il pericolo maggiore sta nel fatto che, a seguito della diminuzione del numero dei parlamentari è divenuto possibile che le forze di destra, raggiungendo i due terzi dei voti del Parlamento, modifichino l’intera Costituzione della Repubblica italiana senza dover passare per il referendum popolare.

In questo modo la vittoria del neoliberismo sarebbe definitiva. Per fortuna l’integerrimo sindaco di Napoli, già magistrato perseguitato per la sua rettitudine, il dottor Luigi De Magistris, ha istituito il partito: Unione Popolare che, secondo le sue parole, mira a dimostrare che: “il Popolo è più forte dei saltimbanchi della politica”.

In questa tragica situazione è inutile parlare del cosiddetto voto utile, perché i saltimbanchi sono soltanto dannosi, e lo sforzo massimo che si chiede ai votanti è quello di difendere la Costituzione e cioè il Popolo italiano elemento costitutivo, insieme con il territorio e le ricchezze che questo contiene, della nostra Repubblica democratica.

E si tenga presente che i frutti negativi dell’attuale sistema economico predatorio neoliberista cominciano ad esser sentiti a livello europeo. Tant’è vero che, dopo aver sospeso il patto di stabilità, il prossimo 28 settembre il Parlamento europeo voterà per istituire una infrastruttura pubblica comune di ricerca biomedica, al fine di trovare nuovi farmaci, vaccini e tecnologie medicali con il sostegno dei governi dell’Unione europea.

Come al solito i nostri politici, tranne la dovuta eccezione appena riferita, camminano come il gambero , cioè vanno indietro anziché andare avanti.

Paolo Maddalena

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Il neoliberismo di Draghi toglie agli italiani la proprietà pubblica demaniale dei servizi pubblici essenziali

Il neoliberismo di Draghi toglie agli italiani la proprietà pubblica demaniale dei servizi pubblici essenziali

Dalla stampa odierna emerge con evidente chiarezza che nel background dei politici esistono due punti fermi sui quali nessuno deve discutere come se si trattasse di un atto di fede.

Da un lato si sostiene l’ideologia neoliberista, il cui mainstream è dare ricchezza ai ricchi e miseria ai poveri; d’altro canto appare intoccabile la libertà di ciascun politico di ricorrere a un tipo di propaganda assolutamente menzognera, com’è tipico delle società della menzogna (vedi Vladimiro Giacché), che fondano il loro potere sulla finanza e cioè sulla moneta fittizia.

Ricordo in proposito le dichiarazioni di Salvini, il quale prevede di diventare subito Ministro dell’Interno, per impedire l’accesso in Italia dei migranti, respingendoli in mare, e addirittura arriva ad affermare che il reddito di cittadinanza (che ha salvato un milione di persone dalla povertà assoluta) deve essere tolto agli indigenti e dato alle imprese per favorire il loro sviluppo.

Altro esempio è quello della Meloni, la quale ha ritenuto di confermare platealmente la sua fede europeista, e cioè il suo convincimento sulla intoccabilità del sistema economico predatorio neoliberista attualmente seguito, nonostante la sua palese contrarietà ai principi fondamentali della nostra Costituzione repubblicana e democratica.

Sfugge a tutti che il centro del problema è costituito proprio dalla necessità di sostituire detto sistema economico predatorio neoliberista con il sistema economico produttivo di stampo keynesiano, che salva i posti di lavoro e le fonti di produzione di ricchezza nazionale,  che per altro è l’unico sistema accolto in Costituzione.

Ma, come accennavo, questo punto centrale che riguarda l’esistenza stessa dell’economia italiana e quindi della Repubblica, costituita da una Comunità nazionale che si articola in numerose Comunità locali, tutte vero bersaglio della politica in atto.

Su questo piano emerge la vergognosa approvazione del Ddl concorrenza, voluta da Draghi, il più fiero sostenitore dell’Europa neoliberista, secondo il quale tutti i servizi pubblici essenziali, compresa l’acqua, devono essere privatizzati, cioè messi a gara sul mercato generale, in modo da togliere agli italiani posti di lavoro e fonti di produzione di ricchezza, per donarli agli stranieri partecipanti alle varie gare.

Un vero obbrobrio che suona come un tradimento agli interessi generali della nostra patria. Il caso particolare riguarda il servizio balneare, per il quale il Senato ha approvato la sua messa a gara  europea, rinviando la determinazione degli effetti di questa ignobile decisione a un decreto attuativo, che dovrà essere emesso entro 6 mesi.

Per quanto riguarda il servizio taxi, il cui regime è stato condensato nell’articolo 10 del Ddl Concorrenza, si registra, positivamente, che il provvedimento è stato stralciato dalla Camera e dal Senato dal testo del Ddl concorrenza. Solo il prossimo futuro ci dirà quale sorte ha avuto questo servizio pubblico essenziale.

Quello che sfugge ai nostri politici è che nel passaggio dall’ordine costituzionale sancito dallo Statuto Albertino, soggetto singolo, denominato Stato persona o Stato amministrazione,  si è passati allo Stato comunità, soggetto plurimo, la Repubblica, e cioè il Popolo, producendo effetti notevoli sulla natura dell’appartenenza allo Stato dei beni e delle utilità costituenti il demanio pubblico.

Nel primo caso tutto era informato ai principi della proprietà privata, per cui il bene pubblico era tale per l’appartenenza a un Ente pubblico, che poteva demanializzarlo o sdemanializzarlo, nel secondo caso invece l’appartenenza del bene pubblico ha la natura della proprietà collettiva demaniale, per cui è impossibile che un bene di tutti sia dato a un singolo.

E questo ai sensi degli articoli costituzionali: 1 (che istituisce lo Stato comunità); 42, primo comma (che sancisce la proprietà pubblica); e 43, ultimo comma (secondo il quale  devono appartenere a enti pubblici o a comunità di lavoratori o utenti i servizi pubblici essenziali, le fonti di energia, le situazioni di monopolio, che abbiano carattere di preminente interesse generale ):

Come si ricava da queste norme i servizi pubblici essenziali necessari per la costituzione e il funzionamento della Comunità nazionale e delle Comunità locali non possono essere gestiti da privati, i quali perseguono interessi individuali e non il preminente interesse pubblico sancito in Costituzione, ma soltanto, si ripete, da Enti pubblici o da comunità di lavoratori o di utenti.

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