La nomina del Presidente della Repubblica. Cosa ci si può aspettare da un Parlamento ripiegato su se stesso?

La nomina del Presidente della Repubblica. Cosa ci si può aspettare da un Parlamento ripiegato su se stesso?

Nell’immaginario collettivo persiste l’idea, nonostante sia stata da tempo travolta dai fatti, secondo la quale la legge, e dunque il Parlamento, persegue il bene comune.

Il quadro che abbiamo oggi sotto gli occhi dimostra invece che i nostri politici non si occupano minimamente del bene della Nazione, né mostrano di volersi impegnare per la tutela dell’economia italiana.

Desolante è lo spettacolo dei vari partiti che si accapigliano sulla scelta del Capo dello Stato, platealmente agendo nei propri interessi politici, identificati nei sondaggi, e assolutamente privi di qualsiasi consapevolezza delle tragiche necessità del nostro Paese.

Mi domando quale nomina potrà uscire da un Parlamento di così limitate vedute.

La tragedia riguarda altresì l’economia, la quale è allo sbando più totale nella indifferenza del governo, come se questi fosse il governo di un’altra Nazione e non dell’Italia.

Sono partite ieri le lettere di licenziamento di 1322 dipendenti di AirItaly, a seguito della decisione di due ditte straniere di nazionalità araba, le quali erano state favorite dal filoarabo Renzi nell’acquisto della maggioranza del capitale sociale.

Sono state sbattute sul lastrico 1322 famiglie e da nessuna parte si è alzata la voce a tutela dei nostri connazionali e dei nostri comuni interessi economici.

Con questi licenziamenti si chiude l’obiettivo di togliere all’Italia la fonte di produzione di ricchezza del trasporto aereo. Ci è rimasta ITA, una delle più piccole compagnie di trasporto aereo del mondo, che peraltro è facile oggetto dello shopping di altri Paesi.

Del resto era questa la volontà di Mario Draghi, il quale, anziché aiutare Alitalia, ha ridotto il contributo statale per la nuova ITA, da 3 miliardi stanziati dal governo Conte a 1,3 miliardi.

Si vede che i banchieri hanno l’occhio fisso sulla partita doppia dei bilanci e non si preoccupano di capire che i servizi pubblici essenziali, tra i quali il trasporto aereo, fanno parte del demanio costituzionale del Popolo italiano, i cui beni sono inalienabili, inusucapibili e inespropriabili.

Conferma ultima di questa mentalità incostituzionale del governo Draghi è stata l’approvazione, nella legge di bilancio, di un emendamento che ha tagliato corto sulle proposte contro le delocalizzazioni di imprese, imponendo, per le delocalizzazioni stesse, l’obbligo di un preannuncio di 3 mesi, unitamente a quello di corrispondere ad ogni licenziato al massimo 3.300 euro.

Come si nota, anche limitando lo sguardo alle notizie odierne, il quadro della politica italiana appare evidente: c’è una corsa alla distruzione della nostra economia, all’incremento dei licenziamenti, alla perdita dei posti di lavoro e, in ultima analisi, alla dissoluzione dell’intera ricchezza nazionale. E i più papabili per la nomina a Capo dello Stato sono coloro che maggiormente hanno distrutto l’Italia, non per niente i nomi oggi maggiormente risonanti a questo fine sono quelli di Berlusconi e di Draghi, ai quali è d’obbligo aggiungere il nome del grande rottamatore filoarabo Matteo Renzi.

Soltanto la Costituzione potrebbe salvarci, ed è per questo che invoco l’applicazione degli articoli 1, 2, 3, 4, 9, 11, 41, 42, 43 e 118.

Professor Paolo Maddalena. Vice Presidente Emerito della Corte Costituzionale e Presidente dell’associazione “Attuare la Costituzione”

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L'autocandidatura al Quirinale di Mario Draghi

L'autocandidatura al Quirinale di Mario Draghi

Logica ed etica, oltre che i principi costituzionali, escludono l’auto candidatura a Presidente della Repubblica, ma Mario Draghi lo ha fatto usando la figura retorica della preterizione, affermando cioè di non aver nessuna pretesa personale, ma preannunciando in pratica il suo desiderio di essere Presidente della Repubblica italiana.

Egli ha voluto rassicurare che la riduzione dei parlamentari di 335 posti si verificherà solo alla fine della legislatura e che quindi tutti avranno lo stipendio completo fino all’ultimo secondo, oltre il vitalizio.

Ha inoltre sottolineato che questa maggioranza resterà al governo, facendo intendere che le funzioni del Capo del governo passeranno a una persona di piena fiducia che continuerà la linea finora da lui perseguita.

In sostanza egli ha detto di aver adempiuto al suo mandato, di aver cioè arginato la pandemia con le vaccinazioni, di aver adempiuto a tutti gli obblighi imposti dal PNRR e che, di conseguenza, qualche altro potrà agevolmente perseguire la via tracciata.

Egli si è detto nonno delle istituzioni, delle quali è servitore, ma dal suo discorso si evince che egli considera le istituzioni servitrici di lui.

A mio avviso parlare di aver adempiuto ai suoi doveri può significare nella realtà che egli considera terminato il suo impegno a portare danni all’economia italiana secondo la volontà delle multinazionali e di quella parte di Europa che queste ultime sostengono.

Ricordo i casi di Alitalia, Ita (per la quale egli ha ridotto l’apporto statale da 3 miliardi a 1,3), il suo disegno di legge sulla concorrenza, che pone sul mercato beni e servizi demaniali appartenenti al Popolo sovrano, come il servizio di spiaggia e il servizio taxi, la delocalizzazione di molte imprese strategiche (per ultima la Caterpillar di Jesi), e proprio oggi, a suggello di questa politica economica deleteria per il Popolo italiano, arriva la notizia che il Superenalotto finisce in mano irlandese. E il discorso, lo si creda, potrebbe continuare a lungo.

Purtroppo egli ha ricevuto il plauso unanime della stampa, che tuttavia non pare abbia scosso l’indifferenza generale che domina le menti degli italiani.

Il suo discorso potrebbe essere considerato conclusivo di un’opera di distruzione del nostro Paese senza che sia possibile prevedere qualcosa di buona per l’imminente futuro.

Io resto convinto che l’unica arma di salvezza che abbiamo è il ricorso all’attuazione della Costituzione, nominata da Draghi per la prima volta solo ieri, per far capire la sua disponibilità a essere Presidente della Repubblica, e calpestata ignominiosamente dalla sua politica neoliberista, che non si occupa dei licenziamenti e delle perdite di lavoro, e parla di sviluppo riferendosi unicamente a quello delle grandi multinazionali da sempre nemiche dell’economia italiana.

Per questi motivi insisto che l’unica nostra salvezza è nell’attuare gli articoli 1, 2, 3, 4, 9, 11, 41, 42, 43 e 118 della nostra Costituzione repubblicana e democratica.

Professor Paolo Maddalena. Vice Presidente Emerito della Corte Costituzionale e Presidente dell’associazione “Attuare la Costituzione”

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Ricorre oggi il 75° anno dell'approvazione  della nostra Costituzione

Ricorre oggi il 75° anno dell'approvazione della nostra Costituzione

Ricorre oggi il settantacinquesimo anniversario dell’approvazione della nostra gloriosa Costituzione repubblicana da parte dell’assemblea costituente. Costituzione che, come noto, entrò in vigore il primo gennaio 1948.

Per ironia della sorte lo stesso giorno del 22 dicembre, ma del 2001, un colpo mortale è stato dato alla nostra Costituzione con l’approvazione da parte del Parlamento del nostro ingresso nella moneta unica (euro), che ci ha tolto, in pieno contrasto con l’articolo 11 della Costituzione, la nostra sovranità monetaria.

È impressionante peraltro come, già a partire dagli inizi degli anni ’90, abbia prevalso nei nostri governi un’idea distruttrice dei principi costituzionali della nostra Costituzione repubblicana, mirandosi spesso, e anche di recente, a una forma di Stato autoritaria.

Ancora oggi l’eco di questa impostazione si rinviene nell’attuale attività di governo, il quale, nel disegno di legge di bilancio diminuisce le tasse per i più abbienti e sul piano economico ha fatto in modo che oggi la nostra compagnia di bandiera Alitalia ponga sul mercato, ad asta pubblica internazionale, il settore manutenzione e quello del personale di terra (handling), mentre è stato già messo all’asta il progetto MilleMiglia (uno degli asset più ricchi di Alitalia), precisandosi che l’attuale minuscola Ita, che ha preso il posto di Alitalia, possa partecipare per la manutenzione a una cordata di imprese nella quale essa potrà rivestire la qualifica di socio di minoranza, mentre, per quanto riguarda il personale di terra (handling) essa, sempre in cordata con altre imprese, potrà anche essere socio di maggioranza. Non potrà invece partecipare al bando per il progetto Mille Miglia. Tutto questo su ordine della commissaria europea alla concorrenza Margrethe Vestager, la quale, come appare molto evidente, persegue l’obiettivo di frenare la concorrenza italiana nell’ambito del trasporto aereo europeo e internazionale.

Mi sento di dire a tutti gli italiani che la situazione in cui ci troviamo non è un dato di fatto insormontabile, ma è solo l’attuazione del pensiero economico neoliberista diffuso attraverso i mass media, e divenuto prevalente in questa Europa, nonché di posizioni individualiste contrarie alla Costituzione, alla democrazia e alla libertà dei cittadini e favorevole alla presa di potere assoluto da parte dei potentati economici e finanziari.

La Costituzione, dunque, è viva, è vitale e ha tutto lo spazio necessario per la sua affermazione. Che il Natale sia una rinascita politica degli italiani e non quella finora portata avanti da una certa politica di governo. È con questo augurio che raccomando l’attuazione degli articoli 1, 2, 3, 4, 9, 11, 41, 42, 43 e 118 della nostra Costituzione repubblicana e democratica.

Professor Paolo Maddalena. Vice Presidente Emerito della Corte Costituzionale e Presidente dell’associazione “Attuare la Costituzione”

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Draghi Presidente della Repubblica? Ma ha dato prova di non voler attuare la Costituzione

Draghi Presidente della Repubblica? Ma ha dato prova di non voler attuare la Costituzione

La notizia che più emerge dai giornali odierni riguarda la disputa sull’elezione del Capo dello Stato, e sembra che il favorito in assoluto sia Mario Draghi.

Ciò che maggiormente sconcerta è che nessuno si rende conto che Mario Draghi è convinto fautore delle privatizzazioni, cioè della sottrazione a tutto il Popolo, e quindi a ciascuno di noi, dei beni e servizi costituenti il demanio inalienabile della Nazione secondo la vigente Costituzione repubblicana.

I segnali in questo senso, solo per limitarci agli ultimi atti, sono molteplici. Innanzitutto il governo vuole limitare il bonus edilizio per la ristrutturazione, la coibentazione e l’efficientamento energetico, che, tutelando l’ambiente e il risparmio dell’energia, reca benefici a tutto il Popolo. A prescindere dal fatto che detto bonus è stato il motore principale della ripresa economica italiana valutata intorno al 6% per il 2021.

Altro esempio è il fondo di solidarietà per i proprietari di immobili abbandonati e occupati da senza tetto. L’illogicità in questo caso è manifesta, perché si dà una specie di indennizzo ai proprietari e non si risolve il gravissimo problema di chi è privo di una, sia pur piccola, abitazione.

L’esempio più grave di tutti è l’inserimento nella manovra di bilancio di una sorta di legittimazione delle delocalizzazioni, per le quali, lungi dal farne valere l’assoluta illiceità, si prescrive soltanto una sorta di procedura consistente essenzialmente nell’obbligo di un preavviso di 90 giorni.

Ed è da notare che in questo caso è violentemente calpestato un principio imperativo, espresso dall’articolo 41 della Costituzione, secondo il quale: “l’iniziativa economica privata non può svolgersi contro l’utilità sociale, la sicurezza, la libertà e la dignità umana”. Per cui, appare evidente, che la delocalizzazione calpesta questo principio, e di conseguenza è da ritenere priva di effetti.

Il rimedio sta nel ricorrere, senza limiti di tempo, davanti al giudice ordinario, per farne dichiarare la nullità, ai sensi dell’articolo 1418 del Codice civile.

Mi chiedo: il Capo di un governo, che calpesta in modo tanto evidente la Costituzione, può essere mai indicato come Presidente della Repubblica, il cui principale dovere è quello di difendere la Costituzione?

Che i politici e gli italiani tutti riflettano su questo aspetto.

Come al solito invito tutti ad attuare gli articoli 1, 2, 3, 4, 9, 11, 41, 42, 43 e 118 della nostra Costituzione repubblicana e democratica

Professor Paolo Maddalena. Vice Presidente Emerito della Corte Costituzionale e Presidente dell’associazione “Attuare la Costituzione”

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Potremmo gioire, ma in realtà c'è molto da piangere

Potremmo gioire, ma in realtà c'è molto da piangere

La lettura dei giornali odierni dà risalto a due eventi che, a primo impatto, potrebbero farci piacere: Mario Draghi, con molta energia, ha fatto valere la sovranità italiana nei confronti dell’Europa, la quale aveva criticato l’Italia per aver adottato misure restrittive della circolazione trans-frontaliera, senza uniformarsi al preventivo parere della Commissione europea.

Il nostro Presidente del Consiglio ha sottolineato che il governo italiano ha spiazzato l’Europa difendendo meglio degli altri la salute dei cittadini, e ora questo vantaggio vuole essere eliminato dalla Commissione. D’altro canto, ha proseguito Draghi, si tratta di un’azione governativa dettata dalla necessità e dal buon senso.

Altra bella notizia è che il prestigioso giornale inglese L’Economist, ha indicato l’Italia come Nazione dell’anno.

Purtroppo, a ben vedere, nella sostanza abbiamo ben poco da gioire, sia per la designazione dell’Economist, sia per il comportamento di Draghi in sede europea, infatti si deve tener presente che l’Economist ha come socio di maggioranza la famiglia Agnelli che certamente vede di buon occhio Mario Draghi e che quest’ultimo resta un indomabile privatizzatore neoliberista, che sta aumentando il distacco tra la politica e le necessità economiche del Popolo, favorendo le multinazionali che gettano sul lastrico migliaia di lavoratori e le loro famiglie.

Significativo in proposito è il fatto che la stampa in genere, ha trascurato del tutto il grande successo dello sciopero generale, che ha visto affluire in molte piazze d’Italia, e specie a Roma, tantissimi cittadini che reclamavano il loro diritto a un lavoro stabile e duraturo.

Ed è da notare che in queste manifestazioni erano completamente assenti i politici, di solito molto presenti in situazioni di questo tipo, il che conferma una spaccatura, alla quale ho appena fatto cenno, tra il Popolo e i suoi rappresentanti che guidano la Nazione.

Ciò è confermato in modo eclatante dal fatto che Mario Draghi ha presentato un emendamento alla legge di bilancio con il quale si impone una severa verifica del funzionamento dei servizi idrici gestiti direttamente dai comuni e si indica la necessità di affidare la gestione dell’acqua a un gestore unico privato.

Un vero colpo contro gli interessi del Popolo e il referendum del 2011 che aveva visto la vittoria dei fautori dell’acqua pubblica con una schiacciante maggioranza.

Purtroppo anche dal campo avverso, e mi riferisco alla proposta di legge costituzionale, presentata dal parlamentare Giovanni Vianello, per inserire in Costituzione il diritto fondamentale all’acqua pubblica, non ci si è resi conto che l’articolo 43 della Costituzione già prevede la necessità del trasferimento alla mano pubblica o a comunità di lavoratori o di utenti, non solo dell’acqua e dei bacini idrici, ma di tutti i servizi pubblici essenziali e di tutte le fonti di energia, tra le quali c’è ovviamente l’acqua, oltre le situazioni di monopolio e le industrie strategiche.

Dunque l’inserimento in Costituzione del diritto all’acqua potrebbe essere addirittura controproducente, poiché potrebbe far ritenere che per ogni servizio e per ogni fonte di energia occorra una specifica previsione costituzionale.

Un pessimo risultato che renderebbe ancor più difficile la tutela del demanio costituzionale e cioè, non il demanio previsto dal Codice civile secondo i principi dello Statuto albertino, ma il demanio previsto in Costituzione, come proprietà pubblica demaniale, non dello Stato persona (la pubblica amministrazione), ma dello Stato Comunità, cioè del Popolo.

A mio avviso la Costituzione non va modificata, per i pericoli che tale modifica comporta, ma solo attuata e in particolare vanno attuati gli articoli 1, 2, 3, 4, 9, 11, 41, 42, 43 e 118.

Professor Paolo Maddalena. Vice Presidente Emerito della Corte Costituzionale e Presidente dell’associazione “Attuare la Costituzione”

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Draghi ha ben risposto alla vice Presidente della Commissione europea. Risponda ora al Popolo sovrano sulla svendita del demanio costituzionale

Draghi ha ben risposto alla vice Presidente della Commissione europea. Risponda ora al Popolo sovrano sulla svendita del demanio costituzionale

All’indebita ingerenza della vice Presidente della Commissione europea Vera Jourova, la quale ha ingiunto all’Italia, di chiarire i motivi della decisione di introdurre l’obbligo del tampone anche per i vaccinati che arrivano dalla Ue, Draghi ha risposto con molta lodevole fermezza, facendo presente che l’Italia ha un’infezione da corona virus inferiore a quella degli altri Paesi europei e che compito del nostro governo è di tutelare con le unghie e con i denti la salute di tutti i cittadini.

Sento di dovermi complimentare con Draghi per questa sua netta presa di posizione e valuto positivamente anche l’accenno che egli ha fatto, nel discorso in Parlamento, a proposito, sia dei migranti, sia della politica economica che dobbiamo perseguire.

Su quest’ultimo aspetto egli ha sottolineato che le prospettive attuali sono di un aumento del Pil intorno al 6% (mentre la media europea è del 5%) e non ha nascosto i pericoli che derivano contro questa manovra espansiva dal peso della variante Omicron e dalla galoppante inflazione.

Quello che mi spiace, e che continuo a ribadire è il fatto che persiste nella mente di Mario Draghi quello che, a mio sommesso avviso, può definirsi un freno insuperabile per la nostra espansione economica. Egli infatti crede nella indimostrata bontà del mercato unico globale e ha dimostrato con i fatti che non ritiene dannosa la collocazione in mercato, mediante gare pubbliche, delle principali nostre fonti di produzione di ricchezza.

Né considera che l’obbligo fondamentale di un Capo di governo è quello di difendere tutti quei beni (art. 9 e 43 Cost.) che sono indispensabili per il sostentamento della Nazione e costituiscono pertanto il demanio costituzionale (e cioè l’insieme dei beni che sono fuori mercato e quindi inalienabili, inusucapibili e inespropriabili).

Ciò è accaduto in particolare per quanto riguarda la messa a gara del servizio pubblico di spiaggia e di taxi, e per il mancato intervento del governo a proposito di industrie strategiche, come la Tim, la Whirlpool, l’Ilva, la Gkn e così via dicendo.

Dall’alto dei miei 85 anni mi sento di dire al nostro Capo del governo che le privatizzazioni da lui tanto sostenute sono micidiali per l’economia italiana, perché portano alla svendita del nostro demanio costituzionale, immiserendo tutti in modo irreversibile.

E desidero anche attirare la sua attenzione sul fatto che le multinazionali e la finanza, al fine di impoverirci ulteriormente, hanno escogitato la differenza tra la titolarità dei beni materiali, che restano in capo allo Stato italiano e la cosiddetta piattaforma gestionale, e cioè il mettere a gara pubblica l’esercizio di servizi pubblici essenziali, che invece devono restare affidati alla mano pubblica o a comunità di lavoratori o di utenti (art. 43 Cost.), percependo i relativi molto lauti profitti, come è accaduto per le autostrade, per il porto di Trieste e come si prevede accadrà per altri otto porti italiani, la cui gestione, a quanto pare, sarà ceduta alla Cina.

Mi auguro che Mario Draghi, che tanto bene ha risposto alla vice Presidente della Commissione europea, dia una risposta valida su questi temi anche al Popolo italiano per il cui benessere egli deve agire.

Invito tutti come al solito ad attuare gli articoli 1, 2, 3, 4, 9, 11, 41, 42, 43 e 118 della nostra Costituzione repubblicana e democratica.

Professor Paolo Maddalena. Vice Presidente Emerito della Corte Costituzionale e Presidente dell’associazione “Attuare la Costituzione”

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