Dopo tante modifiche peggiorative della nostra Costituzione finalmente una modifica in senso positivo

Dopo tante modifiche peggiorative della nostra Costituzione finalmente una modifica in senso positivo

La stampa odierna dà molto risalto agli intrighi e alle lotte dei parlamentari, ponendo in evidenza la proposta dell’intramontabile Berlusconi (il quale ha creato la sua fortuna ottenendo, in pieno contrasto con la Costituzione, la concessione senza termine – il che è un assurdo – delle molto lucrative frequenze radio-televisive, ingiustamente sottratte al Popolo italiano), di rifondare il centro-destra come ago della bilancia tra Salvini e Meloni.

Ma desidero tuttavia lasciare da parte questo dannoso chiacchiericcio per annunciare l’ottima notizia della modifica definitiva degli articoli 9 e 41 della Costituzione, approvata ieri dal Parlamento a maggioranza dei due terzi dei suoi componenti, e che pertanto non dovrà essere sottoposta al referendum confermativo (art.138 Cost.).

Si tratta di un avvenimento storico, poiché esso aggiunge al principio antropocentrico, su cui è fondata la Carta costituzionale, quello biocentrico, che pone al centro della tutela costituzionale l’ambiente nella sua interezza, che consiste nella sfera di circa 4 chilometri che circonda la terra (vedi definizione di ambiente della dichiarazione di Stoccolma del 1972 e sentenza della Corte costituzionale n. 378 del 2007).

E sottolineo in proposito che l’aggiunta all’articolo 9 del riferimento all’ambiente, alla biodiversità e agli ecosistemi e all’obbligo del legislatore di regolare la tutela degli animali ( il tutto nell’interesse della presente e delle future generazioni), vuol dire che da oggi in poi deve essere posta in primo piano quella gloriosa giurisprudenza costituzionale che ha considerato l’ambiente bene di valore primario e assoluto, non bilanciabile con altri interessi e, noto di sfuggita, vengono tra l’altro cancellate le due sole sentenze della Corte costituzionale, che hanno ammesso detto bilanciamento a proposito della legge obiettivo di Berlusconi e a proposito dell’Ilva.

Di questa importante svolta va reso onore ai proponenti DE PETRIS, NUGNES, COLLINA, PERILLI, GALLONE, L’ABBATE, BONINO, CALDEROLI e altri, che, agendo trasversalmente, e quasi in riparazione dei catastrofici errori delle precedenti modifiche costituzionali (vedi per tutte la modifica del titolo quinto di Bassanini), hanno ampliato l’area dei principi costituzionali inderogabili, adeguando l’intero ordito della Carta costituzionale alle esigenze del nostro tempo.

Molto importante è anche la modifica all’articolo 41 della Costituzione (relativo ai limiti posti alla proprietà privata, a favore dell’utilità sociale, della sicurezza, della libertà e della dignità umana), con la specifica aggiunta della tutela della salute e dell’ambiente, rendendo così indiscutibile l’applicabilità a detti ultimi beni di quanto disposto dall’articolo 1418 del Codice civile, in ordine alla dichiarazione di nullità.

Di questa trasformazione costituzionale dovrà tener conto il governo per quanto concerne le delocalizzazione di tante imprese, le quali per loro maggiore profitto gettano sul lastrico migliaia di famiglie.

Purtroppo anche oggi è da segnalare il caso della Pfizer (che negli ultimi tempi ha prodotto 23 miliardi di fatturato e 7 miliardi di profitto), la quale ha annunciato di voler tagliare oltre 200 posti di lavoro nella sua filiale di Catania, nonostante tale impresa sia in forte attivo e disponga di lavoratori di grande spessore per esperienza e livello culturale.

Insomma questa modifica costituzionale pone in evidenza quanto mi sono sentito in obbligo di sottolineare da oltre 20 anni, in ordine alla necessità di non porre sul mercato, e cioè di non privatizzare, il demanio costituzionale, i cui beni sono inalienabili, inusucapibili e inespropriabili.

Con un piccolo filo di speranza in più, invito tutti a dare attuazione agli articoli 1, 2, 3, 4, 9, 11, 41, 42, 43 e 118 della nostra Costituzione repubblicana e democratica.

Professor Paolo Maddalena. Vice Presidente Emerito della Corte Costituzionale e Presidente dell’associazione “Attuare la Costituzione”

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Per attuare il discorso di Mattarella si devono bloccare le privatizzazioni del bene comune

Per attuare il discorso di Mattarella si devono bloccare le privatizzazioni del bene comune

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha giurato ieri in Parlamento sulla Costituzione della Repubblica italiana, in una atmosfera solenne e gioiosa nello stesso tempo, con un discorso ineccepibile per i temi trattati, spesso interrotto da fragorosi applausi, mentre suonavano le campane del torrino e sfrecciavano nel cielo le frecce tricolore.

Nonostante le bellissime e condivisibilissime parole espresse da Mattarella, il quale, tra l’altro, ha posto in evidenza la intollerabile pressione sull’azione politica italiana dei poteri economici sovranazionali, il concetto fondamentale che è rimasto inespresso e oscuro è che la causa prima delle morti bianche sul lavoro, della disoccupazione, specie quella giovanile e femminile, dell’avanzante miseria generale, del costante innalzamento del debito pubblico, e così via dicendo, è la politica delle privatizzazioni, delocalizzazioni e svendite, sostenute da Draghi il 2 giugno 1992 sul panfilo Britannia, e seguite da tutti i governi che si sono succeduti dal 1981 in poi, rafforzandosi poi in modo eclatante con l’attuale governo presieduto da Mario Draghi, il quale, avendo chiesto tra l’altro al Parlamento l’approvazione dell’articolo 6 del Ddl Concorrenza, rischia di spogliare il Popolo di tutti i beni che a lui appartengono a titolo di proprietà collettiva demaniale per farli passare, indebitamente, nelle mani degli speculatori e della finanza.

A mio avviso deve essere ribadito con forza che, soprattutto in questo periodo storico, deve essere tenuta in seria considerazione la distinzione fra beni in commercio e beni fuori commercio, costituenti il demanio costituzionale, evitando che i beni di prima necessità come l’acqua, le fonti di energia, i servizi pubblici essenziali, nonché il paesaggio e i beni artistici e storici, siano posti sul mercato e acquistati a prezzi stracciati anche da stranieri.

Impressiona il fatto che Cristine Lagarde, essendo convinta assertrice che tutto deve essere posto sul mercato, si appresta a smettere l’acquisto di titoli pubblici da parte della BCE e sia pronta ad aumentare i tassi d’interesse e, in pratica, il costo del denaro, spingendoci di nuovo verso gli sperimentati danni che ineluttabilmente produce l’austerità, prima nemica dello sviluppo economico.

Ciò dimostra quanto importante sia tenere fuori dalla rincorsa mercantile al profitto i beni come quelli poco sopra accennati, per i quali deve essere escluso il fine del profitto e deve essere considerato preminente il fine di tutelare la vita dell’uomo e della natura, ponendo al primo posto la tutela della persona umana e del Popolo nel suo complesso.

Se il governo tenesse presente questo dato, abilmente nascosto dai politici e dai media che sono nelle mani di potentati economici, allora si aprirebbe la strada alla reale attuazione della Costituzione e si passerebbe dalle solenni proclamazioni del Presidente della Repubblica alla concreta costituzione di uno scudo contro la perdurante e totalizzante invasione dei mercati speculativi.

È per questo che come sempre invito tutti a dare attuazione agli articoli 1, 2 ,3 ,4, 9, 11, 41, 42, 43 e 118 della nostra Costituzione repubblicana e democratica.

Professor Paolo Maddalena. Vice Presidente Emerito della Corte Costituzionale e Presidente dell’associazione “Attuare la Costituzione”

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L'attuazione del PNRR implica la privatizzazione dell'acqua e dei servizi pubblici essenziali. Unico rimedio è il ricorso al giudice per far valere i principi e le norme della Costituzione

L'attuazione del PNRR implica la privatizzazione dell'acqua e dei servizi pubblici essenziali. Unico rimedio è il ricorso al giudice per far valere i principi e le norme della Costituzione

Dopo la elezione di Mattarella a Presidente della Repubblica i vari partiti lottano fra loro per ottenere una posizione politica di maggior forza in vista delle prossime elezioni del 2023.

L’elezione di Mattarella infatti ha provocato, come rilevano i sondaggi, una perdita notevole di voti da parte della Lega e un notevole guadagno da parte di Fratelli d’Italia.

In questa situazione la parte del Movimento 5 Stelle che fa capo a Conte cerca di avvicinarsi al PD, il quale a sua volta tenta di attirare a se i partitini della sinistra, e d’altro canto gli altri partiti capeggiati da Renzi e Berlusconi tentano di creare un polo di attrazione costituito dal centro.

A mio avviso si tratta del solito teatrino pre-elettorale, di carattere populista, in quanto il dominio del pensiero neoliberista spinge poi tutti a convergere su una stessa linea politica, che vede perdenti gli interessi del Popolo italiano.

Ciò è dimostrato in modo chiaro dalle disposizioni del decreto concorrenza (che è in corso di esame da parte del Parlamento), il quale mira a collocare sul mercato, a favore della speculazione finanziaria, due settori molto importanti: l’acqua pubblica e i servizi pubblici essenziali.

Significativa è la norma del Ddl concorrenza che impone ai Comuni di dare in concessione i servizi pubblici locali e la gestione dell’acqua pubblica, sacrificando così anche l’Abc di Napoli, che è un esempio ben noto di gestione dell’acqua affidata al settore pubblico.

E tutto questo avviene nell’indifferenza del Popolo italiano distratto dal Festival di San Remo e nella indescrivibile confusione negli uffici ministeriali, i quali non riescono a far fronte alle minute prescrizioni del PNRR per ottenere i prestiti previsti.

Desidero sottolineare che il fatto più grave consiste nel calpestare ancora una volta, sia la volontà espressa dal Popolo con il referendum del 2011 sull’acqua, sia i principi fondamentali della nostra Costituzione, anch’essa confermata dal referendum del 2016, che vide la sconfitta della deforma costituzionale renziana.

Infatti la privatizzazione dell’acqua e dei servizi pubblici essenziali, come più volte ho ripetuto, violano in modo eclatante il principio costituzionale secondo il quale appartengono alla proprietà pubblica, e cioè al demanio costituzionale, i servizi pubblici essenziali, le fonti di energia, le situazioni di monopolio e le industrie strategiche, i quali sono beni di “preminente interesse generale” (art. 43 Cost.).

In realtà non si può negare che nell’immaginario collettivo emerge soprattutto la gestione dell’acqua, la quale, essendo elemento essenziale per la vita (per questo definito allo stesso tempo bene comune e proprietà collettiva demaniale), non può subire le oscillazioni speculative delle valutazioni di mercato.

Siamo di fronte ad un attacco mortale contro la Costituzione e l’esistenza stessa dello Stato-Comunità, il quale ha come obiettivo il benessere dei cittadini e non gli interessi delle multinazionali e della speculazione finanziaria.

Mi unisco pertanto alle dichiarazioni fatte da Paolo Carsetti, del Forum Italiano movimenti per l’acqua, e aggiungo soltanto che, a questo punto, è indispensabile agire in giudizio contro le già avvenute privatizzazioni in questo settore, come da ultimo quella che riguarda l’acqua del meridione, che era affidata all’ente pubblico Eipli, l’Ente per lo Sviluppo dell’Irrigazione e la Trasformazione Fondiaria in PugliaLucania ed Irpinia, il quale doveva perseguire gli interessi generali, mantenendo la gestione pubblica dell’acqua, ed è stato trasformato in una S.p.A., la quale non deve più perseguire gli interessi pubblici, ma gli interessi dei soci, utilizzando peraltro un capitale del tutto pubblico.

È una vera ignominia che il Popolo italiano non può tollerare. Ripeto che in questo caso non sono sufficienti proclami, ma occorre l’intervento della magistratura, che faccia valere i principi e i diritti costituzionali, rimettendo alla Corte costituzionale le leggi che autorizzano tali privatizzazioni.

Come al solito non mi resta che invitare i miei concittadini all’attuazione degli articoli 1, 2, 3, 4, 9, 11, 41, 42, 43 e 118 della nostra Costituzione repubblicana e democratica.

Professor Paolo Maddalena. Vice Presidente Emerito della Corte Costituzionale e Presidente dell’associazione “Attuare la Costituzione”

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Difendiamo la proprietà pubblica demaniale del Popolo italiano

Difendiamo la proprietà pubblica demaniale del Popolo italiano

La notizia odierna che sollecita il mio interesse per la tutela del demanio pubblico inalienabile del Popolo italiano riguarda la vendita del complesso monumentale di Villa Ludovisi e in particolare del Casino dell’Aurora sulle mura del quale c’è un dipinto del Caravaggio di inestimabile valore.

A causa di controversie fra gli eredi del principe Nicolò Boncompagni Ludovisi è in corso un’asta per la vendita di detto complesso. Al riguardo è da precisare che, su Villa Ludovisi e sul Casino dell’Aurora, che costituiscono un bene culturale di altissimo valore, grava la proprietà pubblica demaniale del Popolo italiano estrinsecatosi nei vincoli artistici e storici cui il complesso è sottoposto.

La vendita all’asta di cui si discute non tiene conto del fatto che sul detto complesso gravano due beni giuridici, quello culturale, in proprietà pubblica demaniale, e quello economico, in proprietà privata degli eredi Boncompagni Ludovisi.

Ai sensi della vigente Costituzione, e precisamente dell’articolo 42, primo comma, primo alinea, la proprietà pubblica non ha limiti e prevale sulla proprietà privata.

Ne consegue che tutti i beni in proprietà privata, qualora il privato voglia disfarsene, devono tornare nella proprietà pubblica del Popolo. Ed è per questo che la legge del 1939, transitata nel codice dei beni culturali e paesaggistici, ha previsto che in caso di vendita lo Stato ha diritto di prelazione pagando il prezzo della aggiudicazione.

Desidero aggiungere che qualora tale prezzo risultasse ancora esorbitante, come è quello posto a base d’asta, il ministero dei beni culturali è tenuto ad espropriare il bene di cui si tratta versando un’equa indennità, calcolata dagli uffici tecnici competenti.

Lo impongono i seguenti articoli della Costituzione: il già citato articolo 42, primo comma, in base al quale la socializzazione del bene non ha limiti (vedi lavori preparatori); il secondo comma, secondo il quale: “la proprietà privata è riconosciuta e garantita dalla legge allo scopo di assicurarne la funzione sociale” e lo Stato non può esimersi dal dovere di assicurare la funzione sociale di questo bene che sarebbe frustrata dall’acquisto di privati, specialmente stranieri (si parla di Bill Gates e di Emiri arabi); l’articolo 41 secondo il quale: “l’iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana”, ed è fuori discussione il fatto che il mancato acquisto alla proprietà pubblica di tale bene costituisca un danno per la collettività e violerebbe il principio dell’utilità pubblica.

Invito perciò il Ministro dei beni culturali Dario Franceschini a tener conto, non solo delle indicazioni di legge, ma anche di quanto risulta da una lettura attenta degli indicati principi costituzionali.

Professor Paolo Maddalena. Vice Presidente Emerito della Corte Costituzionale e Presidente dell’associazione “Attuare la Costituzione”

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