L’aggressione premeditata, nascosta fino all’ultimo minuto, e poi effettuata di sorpresa per la conquista da varie parti dell’Ucraina da parte di Putin è un gesto esecrabile, incivile, in violazione dei diritti umani e di tutti i Trattati internazionali e soprattutto in contrasto con la nostra Costituzione che, all’articolo 11 “ripudia la guerra come mezzo di soluzione delle controversie internazionali”.
Con grande cinismo Putin ha riversato sull’indifesa Ucraina una quantità enorme di uomini e mezzi in modo da conquistarla, compresa la capitale Kiev, in appena 30 ore.
Il disappunto internazionale è stato unanime, ma la reazione del mondo occidentale, che soffre delle limitazioni psicologiche e materiali provocate dal pensiero unico dominante del neoliberismo, è stata fiacca e dispersiva.
Si è reagito con le sanzioni economiche, delle quali Putin non ha alcun più pallido timore, anche perché nei suoi forzieri dispone di oltre 600 miliardi di dollari e comunque ha l’aiuto sicuro, da secoli scritto sulla pietra, della confinante Cina. La quale si appresta a seguire l’esempio di Putin per quanto riguarda la conquista della separatista Taiwan.
Il fatto più importante, cioè il pericolo maggiore, riguarda l’Europa, che si presenta economicamente sbrandellata, a seguito di una lotta mercantile degli Stati più forti, che hanno conquistato la ricchezza nazionale e gli stessi beni demaniali degli Stati più deboli, come Grecia e ora Italia, la quale come ultimo atto ha avuto la dannosa idea di svendere a Svizzera e Germania l’ultima piccola compagnia aerea Ita, ritirandosi definitivamente dalla fruttuosa fonte di guadagno del trasporto aereo.
Non si è capito che gli Stati uniti d’Europa dovevano essere uno Stato federale, composto da Stati di pari forza economica, e non un’area di conquista dei più ricchi ai danni dei più poveri.
L’Euro non ha risposto alle condizioni che impone l’articolo 11 della nostra Costituzione, il quale prevede che si possa consentire a limitazioni di sovranità, non per distruggere il proprio demanio costituzionale, come è avvenuto, ma per la costituzione di un ordinamento che assicuri la giustizia e la pace fra le Nazioni.
Ora l’Italia, che ha ceduto la sua ricchezza nazionale, soprattutto a Francia e Germania, non ha voce in capitolo e non ha la minima forza per poter sostenere l’indipendenza ucraina. E l’Europa è anche essa disgregata poiché i vari Stati, proprio in virtù del neoliberismo, si sono messi in concorrenza economica l’uno contro l’altro e hanno impedito che si formasse un vero Stato federale fondato sulla parità economica degli Stati, condizione essenziale per poter svolgere una reale politica internazionale a proposito della questione ucraina.
Insomma manca una politica estera comune e non esiste un esercito europeo, che si cercò di creare dopo il Trattato di Roma, ma si trattò di un’iniziativa stroncata dalla Francia.
Tutti vorremmo aiutare l’Ucraina, la quale giustamente lamenta di essere stata abbandonata, ma purtroppo essa è la prima vittima di questo balordo sistema economico predatorio neoliberista che spinge gli Stati all’egoismo e non alla collaborazione.
L’unico obiettivo che ora si può perseguire è quello di aiutare economicamente la popolazione Ucraina, tanto ingiustamente repressa dal potere dispotico di Putin, e accogliere le altre migliaia di profughi che da quel Paese arriveranno negli Stati europei.
È una conclusione molto triste, che deriva, come detto, dall’affermazione del sistema economico egoistico neoliberista.
Ben diverso sarebbe potuto essere l’atteggiamento italiano, se avessimo conservato il nostro patrimonio pubblico, al cui posto ci sono ora soltanto miliardi di debiti pubblici, essendo stata distribuita la nostra ricchezza a singoli soggetti, che l’hanno usata per fini personali, caricandola di debiti e poi svendendola agli stranieri (come ad esempio è avvenuto per la Telecom che prima è passata in mano spagnola, poi in mano francese e ora è nel mirino di fondi internazionali statunitensi come Kkr).
Certamente gli Stati uniti d’Europa non potevano nascere dalla dissoluzione degli Stati più deboli. Ed ora quello che manca, come ho detto, sono proprio gli Stati Uniti d’Europa, i quali, Italia in testa, subiranno i terribili effetti dei rimbalzi economici provocati da questa ingiusta guerra, che appare inarrestabile perché sostenuta dalla volontà priva di coscienza di un vero dittatore.
Ciò nonostante e sempre con maggiore sofferenza, invito tutti a dare attuazione agli articoli 1, 2, 3, 4, 9, 11, 41, 42, 43 e 118 della nostra Costituzione repubblicana e democratica.
I singoli stati non avranno la forza neccessaria per opporsi, ma tutti i paesi cosiddetti civili possono farlo, a prescindere dal debito pubblico. Stare a guardare mentre un paese viene messo a ferro e fuoco e la sua popolazione viene trucidata, è da criminali.