All’indebita ingerenza della vice Presidente della Commissione europea Vera Jourova, la quale ha ingiunto all’Italia, di chiarire i motivi della decisione di introdurre l’obbligo del tampone anche per i vaccinati che arrivano dalla Ue, Draghi ha risposto con molta lodevole fermezza, facendo presente che l’Italia ha un’infezione da corona virus inferiore a quella degli altri Paesi europei e che compito del nostro governo è di tutelare con le unghie e con i denti la salute di tutti i cittadini.
Sento di dovermi complimentare con Draghi per questa sua netta presa di posizione e valuto positivamente anche l’accenno che egli ha fatto, nel discorso in Parlamento, a proposito, sia dei migranti, sia della politica economica che dobbiamo perseguire.
Su quest’ultimo aspetto egli ha sottolineato che le prospettive attuali sono di un aumento del Pil intorno al 6% (mentre la media europea è del 5%) e non ha nascosto i pericoli che derivano contro questa manovra espansiva dal peso della variante Omicron e dalla galoppante inflazione.
Quello che mi spiace, e che continuo a ribadire è il fatto che persiste nella mente di Mario Draghi quello che, a mio sommesso avviso, può definirsi un freno insuperabile per la nostra espansione economica. Egli infatti crede nella indimostrata bontà del mercato unico globale e ha dimostrato con i fatti che non ritiene dannosa la collocazione in mercato, mediante gare pubbliche, delle principali nostre fonti di produzione di ricchezza.
Né considera che l’obbligo fondamentale di un Capo di governo è quello di difendere tutti quei beni (art. 9 e 43 Cost.) che sono indispensabili per il sostentamento della Nazione e costituiscono pertanto il demanio costituzionale (e cioè l’insieme dei beni che sono fuori mercato e quindi inalienabili, inusucapibili e inespropriabili).
Ciò è accaduto in particolare per quanto riguarda la messa a gara del servizio pubblico di spiaggia e di taxi, e per il mancato intervento del governo a proposito di industrie strategiche, come la Tim, la Whirlpool, l’Ilva, la Gkn e così via dicendo.
Dall’alto dei miei 85 anni mi sento di dire al nostro Capo del governo che le privatizzazioni da lui tanto sostenute sono micidiali per l’economia italiana, perché portano alla svendita del nostro demanio costituzionale, immiserendo tutti in modo irreversibile.
E desidero anche attirare la sua attenzione sul fatto che le multinazionali e la finanza, al fine di impoverirci ulteriormente, hanno escogitato la differenza tra la titolarità dei beni materiali, che restano in capo allo Stato italiano e la cosiddetta piattaforma gestionale, e cioè il mettere a gara pubblica l’esercizio di servizi pubblici essenziali, che invece devono restare affidati alla mano pubblica o a comunità di lavoratori o di utenti (art. 43 Cost.), percependo i relativi molto lauti profitti, come è accaduto per le autostrade, per il porto di Trieste e come si prevede accadrà per altri otto porti italiani, la cui gestione, a quanto pare, sarà ceduta alla Cina.
Mi auguro che Mario Draghi, che tanto bene ha risposto alla vice Presidente della Commissione europea, dia una risposta valida su questi temi anche al Popolo italiano per il cui benessere egli deve agire.
Invito tutti come al solito ad attuare gli articoli 1, 2, 3, 4, 9, 11, 41, 42, 43 e 118 della nostra Costituzione repubblicana e democratica.
Professor Paolo Maddalena. Vice Presidente Emerito della Corte Costituzionale e Presidente dell’associazione “Attuare la Costituzione”