Il mostro dell’inflazione, che tanta paura fa ai tedeschi, sta invadendo, in modo preoccupante, tutti i Paesi occidentali. Al momento si parla di un aumento annuo del 3%, inizialmente causato dall’aumento dei prezzi dell’energia.
Viene in evidenza, a questo proposito, l’importanza, alla quale ho sempre fatto riferimento, della distinzione dei beni che sono fuori mercato, in quanto proprietà pubblica demaniale del Popolo italiano, da quelli che possono essere collocati sul mercato, perché beni commerciabili (art. 42 Cost. primo comma).
A tal riguardo è da sottolineare che, passando dallo Statuto Albertino alla Costituzione repubblicana, ha cambiato natura anche la nozione di demanio perché, nel primo caso apparteneva allo Stato persona, soggetto singolo, al quale il demanio apparteneva a titolo di proprietà privata, e i suoi singoli beni potevano anche essere sdemanializzati, mentre nel secondo caso lo Stato non si identifica più con lo Stato persona singola, meglio definita pubblica amministrazione, ma con lo Stato-Comunità, cioè con il Popolo, soggetto plurimo, per cui la natura dell’appartenenza non è più quella della proprietà privata, ma della proprietà pubblica, sancita dal primo comma , dell’articolo 42 della Costituzione.
Come subito osservò M.S. Giannini, si tratta della proprietà collettiva demaniale del Popolo, cioè di una proprietà che non può essere collocata sul mercato e assolutamente non sdemanializzabile e, quindi per definizione, inalienabile, inusucapibile e inespropriabile senza limiti di tempo, in quanto legata all’esistenza stessa dello Stato-Comunità.
Come è noto l’inflazione consiste in un aumento generalizzato dei prezzi e quindi in una forte diminuzione della capacità di acquisto da parte dei cittadini.
E sappiamo che l’arma per combattere l’inflazione, la quale deprime lo sviluppo, è quella di mettere in moto le fonti di produzione di ricchezza nazionale, costituenti il demanio dello Stato.
A causa del nefasto sistema economico neoliberista, attuatosi negli ultimi 40 anni, con leggi del tutto incostituzionali, l’enorme patrimonio inalienabile è stato privatizzato e svenduto a singoli soggetti privati, per cui oggi l’Italia si trova nell’impossibilità di far ricorso a detto patrimonio per contrastare l’inflazione e aumentare così l’occupazione e lo sviluppo.
Ho precisato, in vari casi, che questo nuovo demanio costituzionale è identificato, sia pur in modo non tassativo, dagli articoli 9 e 43 della Costituzione. Si tratta del paesaggio, e quindi del territorio e dell’ambiente, dei beni artistici e storici (art. 9 Cost.), dei servizi pubblici essenziali (che sono gestiti a tariffa e non a prezzi di mercato), dalle fonti di energia (anche esse gestite a tariffa e non a prezzi di mercato), dalle situazioni di monopolio e dalle industrie strategiche (art. 43 Cost.).
Questi beni, che per loro natura, sono esenti da profitti e hanno il fine di tutelare i diritti fondamentali dei cittadini, sono stati distolti dalla loro funzione sociale e posti sul mercato, con il cambiamento del loro scopo, che non deve essere più quello di soddisfare i diritti fondamentali del Popolo, ma gli interessi individuali e, talvolta balzani, dei singoli soci delle S.p.A. alle quali tale demanio è stato ceduto.
E a tal proposito è da porre in evidenza che la BCE, nell’operare tale contrasto, adotterà misure che danneggeranno enormemente il nostro Paese, poiché faranno innalzare in modo assolutamente insostenibile i tassi d’interesse gravanti sul nostro immenso debito pubblico.
A patire le pene di tutto questo sarà la collettività dei cittadini italiani, che subirà una diminuzione del potere d’acquisto del denaro di cui dispone e una forsennata diminuzione dell’occupazione.
Ora sta a Draghi risolvere i problemi che egli stesso ha creato. A conferma di tutto questo, porto l’esempio della messa a gara, della commissaria europea alla concorrenza, dell’appetitoso progetto Mille Miglia, che ha un valore stimato per difetto in 51 milioni, messo a disposizione, con gara pubblica sul mercato generale, di chiunque lo voglia acquisire, esclusa la compagnia alla quale questo progetto dovrebbe appartenere e cioè alla minuscola ITA che ha preso il posto di Alitalia.
È per questo che la nostra salvezza, come sempre ripeto, sta solo nel ricorso agli articoli 1, 2, 3, 4, 9, 11, 41, 42 e 43 della nostra Costituzione repubblicana e democratica.
Professor Paolo Maddalena. Vice Presidente Emerito della Corte Costituzionale e Presidente dell’associazione “Attuare la Costituzione”