La cecità del governo Draghi, che ha ridotto per la nuova compagnia ITA il capitale sociale da 3 miliardi, stanziati dal governo Conte, a un miliardo e 300 milioni, gettando sul lastrico 8000 famiglie e ridimensionando la struttura della società, rivela oggi i macroscopici danni che ha provocato all’economia italiana.
Insorge infatti prepotente nei cieli di tutto l’occidente, la forte compagnia Lufthansa, che dopo aver pagato tutti i suoi debiti e trasferito allo Stato tedesco i lauti guadagni dell’ultimo anno, pari a 700 milioni di euro di profitto, si prepara ad appropriarsi di altre linee aeree europee, sicché ITA rischia di diventare tedesca, se prima non sarà acquistata dalla Delta statunitense, in cordata con la francese Air France e l’olandese KLM.
Così si chiude per l’Italia la possibilità di avere profitti sul piano, tanto lucroso, delle rotte aeree, aumentando, ovviamente, il peso della cassa integrazione che graverà sull’intera popolazione.
Si dovrebbe capire, da parte di tutti, che la concorrenza ha come sbocco naturale l’assunzione di tutte le fonti di produzione economiche da parte di un solo soggetto, e che essa pertanto non può riguardare quei beni e quei servizi che sono costitutivi e identificativi di ogni Stato-Comunità.
A questo proposito il governo ha davvero commesso un errore imperdonabile, poiché ha posto sul mercato internazionale il servizio pubblico del trasporto aereo, che è un bene i costitutivo della comunità di tutti i cittadini.
Dovrebbe sapere il governo che la Costituzione distingue i beni di tutti, la proprietà pubblica, di cui al primo comma dell’articolo 42 Cost., che sono inalienabili, inusucapibili e inespropriabili, proprio perché a titolarità collettiva, dai beni economici che sono oggetto di proprietà privata, anche da parte dello Stato, e sono quindi commerciabili, sempre ai sensi del citato articolo 42, comma 1.
Impropriamente a questo riguardo si è inserita la commissaria Margrethe Vestager che ha imposto, nel trasferimento dei beni da Alitalia a Ita, il ridicolo principio della discontinuità, per cui si è vietato il trasferimento totale del personale dalla prima alla seconda e imposto la vendita a gara del marchio, del personale di terra, di quello alla manutenzione e del progetto Mille Miglia, nonché di alcuni slot molto remunerativi. Una vera ecatombe contro l’economia italiana, e il merito va senza dubbio all’attuale politica, che pare risulta gradita ai più per queste singolari imprese.
Con animo addolorato invito come sempre tutti gli italiani a prodigarsi per l’attuazione degli articoli 1, 2, 3, 4, 9, 11, 41, 42 e 43 della nostra Costituzione repubblicana e democratica.
Versmente da 40 anni l’Alitalia e ora Ita invece di lucrosi guadagni, allo Stato hanno regalato enormi debiti che continuiamo a pagare noi poveri fessi. Al contrario è molto più possibile che abbiano regalato lucrosi guadagni ai vari presidenti e commissari. E io pago.