La manovra di 30 miliardi riguardante la nuova legge sul bilancio, con la previsione di un deficit di oltre 23 miliardi, risponde unicamente ai principi del neoliberismo, che vuole soprattutto l’indebitamento del Popolo.
Non si è voluto capire che il progresso economico dell’Italia, come del resto la storia dimostra, non si può ottenere se non si realizza l’intervento in senso comunitario dello Stato, cioè del Popolo, nell’economia, lasciando tutto alle scelte necessariamente egoistiche dei privati.
L’attuale sistema economico predatorio neoliberista ha violato patentemente tutte quelle norme costituzionali che imponevano il perseguimento di fini sociali e cioè principalmente l’intoccabilità della proprietà pubblica demaniale, di cui al primo comma dell’articolo 42 della Costituzione, e l’obbligatorietà del proprietario privato di assicurare la funzione sociale del bene, di cui al secondo comma dell’articolo 42 (con la conseguenza della perdita del diritto in caso di azione contraria alla funzione sociale).
Soprattutto le molte leggi incostituzionali emesse in tema economico hanno cancellato la misura protettiva dell’interesse generale, prevista dall’articolo 41 Cost., secondo il quale: “l’iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo di recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana”, con la precisazione che spetta allo Stato adottare gli opportuni programmi e controlli, in modo da coordinare l’attività pubblica e privata a fini sociali (art 41 Cost., primo e terzo comma).
In questo quadro, in un mondo economico globalizzato, evitare il ricorso alla costituzione di Enti pubblici economici e di Aziende di Stato e lasciare l’intera economia alle S.p.A. private, di solito appartenenti a multinazionali o a società finanziarie, significa esporre il Paese alla conquista da parte di stranieri di tutte le fonti di ricchezza nazionale.
D’altro canto, eliminato come fine dell’attività economica privata quello dell’utilità sociale, i beneficiari dei contributi statali e della riduzione delle tasse non sono obbligati a investire in attività produttive queste maggiori disponibilità economiche, trovando maggiore convenienza in investimenti finanziari che non producono né ricchezza né lavoro e sono causa di licenziamento dei lavoratori e di arricchimento ingiustificato dei più furbi (i cosiddetti pescecani) nei confronti dei più deboli (i cosiddetti merluzzi, parlando nei termini usati dagli economisti).
A mio avviso la nuova legge di bilancio ha la funzione di ingannare ancora una volta il Popolo italiano parlando di un’espansione economica e di un aumento del PIL oltre il 6%, dati che sono tutti da verificare e che sono molto improbabili a realizzarsi, in considerazione del mancato intervento dello Stato-Comunità nell’economia e soprattutto dell’eliminazione dei fini sociali a carico dell’attività economica privata.
La soluzione, a mio avviso, è sempre nell’attuazione degli articoli 1, 2, 3, 4, 9, 11, 41, 42 e 43 della nostra Costituzione repubblicana e democratica.
Professor Paolo Maddalena. Vice Presidente Emerito della Corte Costituzionale e Presidente dell’associazione “Attuare la Costituzione”