Il sussulto anti-sistema guidato 5 anni fa dal Movimento 5 Stelle si è praticamente dissolto nel nulla. I votanti, sempre più disaffezionati ai partiti, si sono, in maggioranza, astenuti, superando il 50%, e nelle grandi città, in genere, tranne Bologna, l’affluenza si è attestata al 40%.
Sintomatica la vittoria di Forza Italia in Calabria, dove il vero partito anti-sistema di De Magistris è stato ampiamente superato dalla molto discussa, Forza Italia.
Si direbbe che i neoliberisti siano riusciti a realizzare quel disegno che essi stessi denominano di “normalizzazione”. A mio avviso, nelle ultime elezioni amministrative, si è riscontrata una certa stanchezza nel Popolo italiano, e questo, non essendoci nessun partito con idee e prospettive solide da perseguire, ha preferito non votare, mentre coloro che ancora si sono recati alle urne sono stati mossi da un desiderio di tranquillità e di stabilità dei governi locali.
Ovviamente si è fatta sentire l’influenza di Draghi, il cui governo è diventato più forte per l’affermazione del PD guidato da Letta. Il dato più tragico è che il Popolo italiano sembra assopito e incapace di reagire, arrendendosi di fronte a quelli che sembrano i governanti più forti perché sostenuti dalle multinazionali e dalla finanza, non curanti del destino tragico che li attende.
Ripeto che c’è una sola via per trarci dal guado: sostituire l’attuale sistema economico predatorio, cinico, immorale e incostituzionale del neoliberismo, che pone in commercio beni fuori commercio perché appartenenti al Popolo come proprietà pubblica a titolo di sovranità (vedi da ultimo Alitalia), con un sistema economico produttivo di stampo keynesiano, che distingua bene i beni in proprietà pubblica demaniale del Popolo, e quindi fuori commercio, che sono: il paesaggio, il territorio, l’ambiente, i beni artistici e storici, i servizi pubblici essenziali (tra i quali le frequenze televisive, il trasporto aereo e le autostrade), le fonti di energia (luce, gas e acqua), le situazioni di monopolio e le industrie strategiche, lasciando al mercato soltanto i beni commerciabili.
Si tenga presente che ponendo sul mercato elementi costitutivi e distintivi dello Stato-Comunità, e cioè del Popolo, diventano oggetto della previsione dell’articolo 1 della legge fallimentare, non solo le imprese commerciali, ma lo stesso Stato democratico. In altri termini esponiamo al fallimento l’intera Nazione.
È su questo punto che dobbiamo unirci e combattere. Altrimenti prenderà sempre più piede la prevalenza delle multinazionali e della finanza, mentre l’Italia, sotto la guida di Draghi, avrà sempre più un ruolo subalterno in Europa e la sua prospettiva ultima non potrà essere che quella del fallimento.
Invito per tanto tutti a dare attuazione agli articoli 1, 2, 3, 4, 9, 11, 41, 42 e 43 della nostra Costituzione repubblicana e democratica.
Professor Paolo Maddalena. Vice Presidente Emerito della Corte Costituzionale e Presidente dell’associazione “Attuare la Costituzione”
Eg.gio Prof. Paolo Maddalena, le sue analisi sono oggettivamente condivisibili dalla buona parte della società italiana e dalla gran parte dei cittadini, onesti lavoratori , sia manuali che intellettuali . Sono idee che si sono forgiate nel tempo della vita politica e sociale italiana prima del 1946, che vengono però molto spesso cavalcate da alcuni partiti sia di sinistra che di destra con proposte similari, ma false nella sostanza, come specchietto per le allodole per molti ignari cittadini , interessati solo al lavoro e a vivere in questa tragica Italia. Faccia uno sforzo morale e sociale , che tutti certamente comprenderanno, affinchè raccolga intorno a sè tutti quei liberi pensatori e liberi cittadini che si riconoscono nella Costituzione del 1946 e sono desiderosi di attuarla veramente , avendo a cuore solo l’interesse della nostra Nazione , oggi bistrattata Italia !
Bisogna fondare un nuovo partito (assurdo nel 2021!): Partito della Costituzione Italiana. Programma politico: attuare la Costituzione. Lo so, è scontato… ma non vedo altra soluzione per cominciare a entrare nel dibattito politico. Così cela cantiamo e suoniamo da soli.