Il discorso di ieri a Bologna di Draghi in onore di Andreatta dimostra quanto il nostro Presidente del Consiglio dei ministri sia legato alle idee neoliberiste, i cui effetti estremamente negativi sull’occupazione e sulla produzione italiane degli ultimi 30 anni dovrebbero convincere tutti della loro negatività.
Andreatta dette il primo grande colpo all’Italia del miracolo economico, favorendo le banche private e togliendo alla Banca d’Italia il potere di monetizzare i nostri debiti. Egli fu l’inizio della fine. Ma oggi Draghi lo esalta, avendo gli occhi bendati sulla nostra tragica situazione economica.
Egli, peraltro, valuta molto positivamente i rapporti con l’Europa, la quale è un mercato unico con 5 paradisi fiscali, esistenti soprattutto in Olanda e in Lussemburgo, sicché i nostri speculatori economici che, illegittimamente e contro le disposizioni della Costituzione, con le privatizzazioni sono diventati gestori dei beni e dei servizi in proprietà pubblica demaniale del Popolo, di cui dall’articolo 42 della Costituzione, non solo guadagnano proventi che dovrebbero essere del Popolo italiano, ma addirittura pagano le tasse a Stati stranieri, come fanno, per fare qualche nome, Berlusconi e Benetton.
Draghi dà l’impressione di avere una visione molto limitata della situazione economica italiana, e procede nel processo di asservimento dell’Italia ai voleri dell’Europa, come è avvenuto nel caso Alitalia-ITA, per la quale ci è stato impedito di utilizzare i 3 miliardi del decreto rilancio, riducendoli a 1,3 miliardi, in modo che avessimo poco profitto dalla fonte di produzione di guadagno del trasporto aereo, correndo il rischio di essere fagocitati dalla Lufthansa o da Air France o da altre compagnie straniere.
La competitività, diversamente da quanto afferma Draghi, non si ottiene riducendo gli aerei e il personale, ma competendo alla pari con le altre compagnie.
D’altro canto non si dimentichi che il mancato investimento di 1,7 miliardi rispetto ai 3 miliardi stanziati dal governo Conte per la nuova compagnia non copriranno certamente le spese della cassa integrazione per gli 8 mila dipendenti di Alitalia che perderanno il loro posto di lavoro. È una ignominia che, anziché pensare allo sviluppo economico attraverso l’utilizzo delle fonti di produzione di ricchezza nazionale (comunicazioni, trasporti, frequenze televisive, fonti di energia, ecc.), si trascurano queste potenzialità per aumentare i pesi già enormi che gravano sulle spalle dei singoli cittadini.
Draghi ha dimostrato e dimostra di essere un banchiere e di non prodigarsi per il bene della nostra Nazione, lo invito pertanto ad attuare gli articoli 1, 2, 3, 4, 9, 11 ,41, 42 e 43 della nostra Costituzione repubblicana e democratica.