Come ho precisato negli ultimi articoli, parlare di Alitalia significa parlare della proprietà pubblica demaniale del Popolo italiano, nel senso che l’estinzione di questa compagnia è da considerare una perdita dell’intero Popolo sovrano.
Oggi apprendo che su quello che resta di Alitalia si stanno scatenando gli avvoltoi, tra i quali primeggia Assaeroporti, che raggruppa gli aeroporti italiani e principalmente la società Aeroporti di Roma, privatizzata nel 2000 e pervenuta, dopo varie vicende, nelle mani della società privata Atlantia che per il 30,4% è dei Benetton, i quali si sono già segnalati per la loro incompetenza nella gestione delle autostrade, che ha prodotto danni enormi come quello del crollo del Ponte di Genova con 43 vittime.
La causa è sempre la stessa, e cioè la privatizzazione fraudolenta delle fonti di produzione di ricchezza del Popolo italiano, e la loro cessione alla cinica speculazione delle S.p.A..
In tal modo i profitti vanno ai gestori e le perdite ricadono sui cittadini, i quali non solo perdono le fonti di ricchezza, ma pagano anche gli errori degli incapaci gestori privati.
A questo punto occorre una svolta politica estremamente impegnativa: quella di riportare, come impone la Costituzione, nella proprietà pubblica demaniale del Popolo, sottraendoli alla speculazione privata, i beni e i servizi che costituiscono il fondamento su cui si basa la costituzione e il funzionamento dello Stato-Comunità, cioè del Popolo sovrano.
Operando in tal modo si chiarirebbe che detti beni sono fuori commercio e quindi, come impone la Costituzione, sono da considerare inalienabili, inusucapibili e inespropriabili.
Tra i beni oggetto di proprietà pubblica demaniale, l’articolo 43 della Costituzione, inserisce non solo i servizi pubblici essenziali, tra i quali rientra il trasporto aereo cui abbiamo fatto cenno, ma anche le fonti di energia, che sono anche esse oggetto di speculazione, e nel caso di specie, la luce elettrica, le cui bollette, già aumentate del 20% nel precedente trimestre di quest’anno, saranno presto aumentate di un ulteriore 40%, su richiesta delle S.p.A. che ne gestiscono la distribuzione.
Come si nota siamo nel guado e occorre un’immediata presa di posizione del governo che chiarisca definitivamente che fanno parte del demanio, cioè, come abbiamo detto, della proprietà pubblica del Popolo, non solo il territorio e i beni culturali (che costituiscono l’identità del Popolo italiano, art. 9 Cost.), ma anche i servizi pubblici essenziali, le fonti di energia e le situazioni di monopolio, come prevede il citato articolo 43 della Costituzione.
Teniamo presente che, se il governo non provvederà in questo senso, il costo dei misfatti delle società private ricadrà sempre e comunque sulle tasche dei cittadini, privati ingiustamente della loro ricchezza nazionale.
Professor Paolo Maddalena. Vice Presidente Emerito della Corte Costituzionale e Presidente dell’associazione “Attuare la Costituzione”