Quali insegnamenti possono trarsi dal programma economico statunitense che sarà presentato al prossimo G20 di Venezia

Quali insegnamenti possono trarsi dal programma economico statunitense che sarà presentato al prossimo G20 di Venezia

Al prossimo G20, del 9-10 luglio, che si terrà a Venezia, con la partecipazione dei Ministri dell’economia, gli Stati Uniti presenteranno come esempio da seguire da parte di tutti i Paesi dell’Unione europea, il proprio programma di ripresa economica.

Questo programma prevede 35 miliardi destinati alla riduzione dei gas serra e alla tutela ambientale e la creazione di una nuova agenzia che si dovrà occupare di questa materia.

Tutto il resto, circa 1200 miliardi di dollari, concerne il rilancio della produzione economica, che si dovrebbe ottenere, questo è importante sottolinearlo, attraverso massicci investimenti pubblici, soprattutto nei settori, dei trasporti, della modernizzazione, delle forniture strategiche, delle infrastrutture, delle industrie manifatturiere, della riconversione energetica, facendo in modo che i frutti di tali investimenti rimangano all’interno degli Stati Uniti.

Una previsione molto importante, è quella di prevedere il pagamento, a carico delle multinazionali, che hanno un reddito superiore ai 24 miliardi di dollari, una tassa da pagare nel luogo dove tali imprese producono beni o servizi. L’importo della base imponibile non è precisato, e dovrà essere deciso in sede del prossimo G20.

Osservo al riguardo che l’indicazione più importante che si ricava da questo programma è l’importanza politica che Biden attribuisce agli interventi pubblici nell’economia, anche se non si capisce chiaramente se si tratterà di investimenti operati da imprese o aziende statali, oppure di aiuti alle imprese private.

Appare chiaro inoltre che Biden cerca di conciliare la tutela dell’ambiente, per la quale ci aspettavamo invero molto di più, con lo sviluppo economico, che non può prescindere dalla violazione degli assetti paesaggistici e idrogeologici del territorio.

In sostanza, mi sembra evidente che Biden apre in qualche maniera al pensiero economico di stampo keynesiano, ma mantiene intatta la situazione economica statunitense finora governata da un sistema totalmente neoliberista.

L’ispirazione a Keynes si rivela soprattutto nel fatto che i redditi da tutti ottenuti giovino all’intero Popolo statunitense. Insomma per la prima volta emerge con chiarezza che Biden fa prevalere una tendenza che mira alla tutela degli interessi di tutti i cittadini (il Popolo) nei confronti degli interessi individuali dei singoli e delle imprese private.

Per quanto ci riguarda è a mio avviso questo l’insegnamento che dobbiamo seguire, tenuto conto della situazione insostenibile venutasi a creare in Italia a causa dell’imperversare del sistema economico predatorio, cinico, individualistico e incostituzionale del neoliberismo.

Occorre mettere al primo posto, in modo deciso, l’intervento dello Stato nell’economia, riconducendo nella proprietà pubblica del Popolo i beni, illecitamente privatizzati, che sono strettamente legati all’esercizio dei diritti fondamentali e alla stessa esistenza e identità del Popolo e del territorio italiano, cioè dello Stato-Comunità, che ritiene soggetti dell’ordinamento giuridico, da un lato il cittadino, considerato come singolo e come parte del Popolo (art. 2 Cost.), e dall’altro il Popolo, cioè tutti i cittadini (art. 1 Cost.), al quale appartiene la sovranità.

E d’altro canto bisogna fare in modo che le industrie private restino in mano italiana e siano aiutate, e non destinate al fallimento, qualora si tratti di imprese in difficolta.

Si dovrebbe in altri termini pensare alla ricostituzione di un istituto, paragonabile all’IRI, dannosamente privatizzato dal governo Amato nel 1992.

Tutto questo è comunque imposto dagli articoli 1, 2, 3, 4, 9, 11, 41, 42 e 43 della nostra Costituzione repubblicana e democratica.

Professor Paolo Maddalena. Vice Presidente Emerito della Corte Costituzionale e Presidente dell’associazione “Attuare la Costituzione”

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