Gli avvenimenti odierni, in campo economico, dimostrano l’assoluta incapacità di questo governo di risolvere i problemi dello sviluppo economico italiano.
Draghi, convinto neoliberista, ignora le più elementari norme che, storicamente, hanno dimostrato con quali provvedimenti si superano le crisi economiche.
Egli non tiene conto dell’importanza che riveste a questo proposito l’aumento della domanda, non capisce che le fonti di produzione di reddito nazionale devono essere in mano pubblica, non tiene conto della dannosità per la nostra economia interna del trasferimento di fonti di produzione all’estero.
L’esempio più grave che dimostra questa incapacità governativa è lo sblocco dei licenziamenti, previsto per il 30 giugno. Gettare sul lastrico migliaia e migliaia di famiglie significa, non avere un minimo senso di solidarietà, aumentare il carico sociale sulla testa di tutti, diminuire la domanda e quindi frenare l’economia.
La gente non deve essere licenziata. C’è una grande opera da compiere ed è decisiva sia sul campo ambientale che su quello economico: la ricostituzione dell’equilibrio idrogeologico italiano, che darebbe lavoro a migliaia di persone, implementerebbe la domanda e quindi lo sviluppo ed eviterebbe danni ingentissimi e sempre più frequenti, dovuti alle alluvioni e agli smottamenti, né si dica che non ci sono fondi da investire, considerato i prestiti del Recovery Plan.
Altro esempio, chiaramente dimostrativo, dell’incapacità del governo e specialmente del Ministro Giorgetti e del precedente Ministro Gualtieri è il ridimensionamento di Alitalia, produttivo anch’esso di una quantità enorme di licenziamenti.
Le rotte aeree sono una fonte di ricchezza, peraltro, nel momento attuale, molto remunerativa. Che senso ha ridimensionare la compagnia di bandiera se c’è una vasta area disponibile per investire e guadagnare?
Alitalia dovrebbe essere invece rafforzata e trasformata in un’azienda pubblica, che assicuri il ritorno di questi guadagni nel bilancio dello Stato. È assurdo, pertanto, che si pensi ad una S.p.A. ( la cosiddetta ITA), la quale, non solo verrebbe ridimensionata rispetto ad Alitalia, ma sarebbe anche uno specchietto delle allodole per fare in modo che entrino in essa speculatori e stranieri per lo sfruttamento di rotte che sono nella disponibilità dell’Italia.
Sappiamo già che gli avvoltoi di Budapest (Wiz air) si sono fatti avanti per inghiottire gli slot, tanto remunerativi, della nostra compagnia, insulsamente condannata a morte dai nostri governanti.
Ultima notizia è che la ditta piemontese Vergnano, che produce caffè da 135 anni, ha ceduto il 30% del suo capitale alla Coca cola, in modo che tale guadagno non resti più in Italia, ma vada a finire negli Stati Uniti d’America.
E tutto questo a prescindere dal pagamento delle tasse, che, di solito, non vengono versate in Italia, ma in paradisi fiscali.
Mi sembra che tutto è molto semplice e che il Recovery Plan, tanto applaudito dagli europei, non contenga nessun elemento capace di risollevare l’Italia e anzi la condanni a una miseria irrisolvibile.
Ricordo come sempre, che quanto affermo è scritto negli articoli 1, 2, 3, 11, 41, 42 e 43 della nostra Costituzione repubblicana e democratica.