Il neoliberismo ha iniziato la sua discesa, ma sono pericolosi i suoi colpi di coda

Il neoliberismo ha iniziato la sua discesa, ma sono pericolosi i suoi colpi di coda

La presa di coscienza di taluni Stati, come gli Stati Uniti, sugli effetti negativi del neoliberismo, trova oggi un esempio eclatante nel fatto che la Microsoft, avendo la sua sede fiscale nel paradiso fiscale delle Bermuda, è riuscita a guadagnare soltanto in Irlanda 317 miliardi di dollari nel 2020 senza pagare un euro di tasse. Validissima è stata la risposta di Biden che ha proposto che le imprese come la Microsoft paghino una tassa del 15% nel luogo di produzione di beni e servizi, proposta che sarà discussa al prossimo G7 in programma a Londra il 12 giugno.

Altri guadagni di questo tipo li ha ottenuti Berlusconi che, utilizzando le frequenze radiotelevisive italiane, paga le tasse in un altro paradiso fiscale europeo: l’Olanda, senza dare un euro al fisco italiano, e altrettanto si dica di Benetton, che paga (si fa per dire) anche lui le tasse in Olanda.

In sostanza si tratta di colossali evasioni fiscali legalizzate.

La cosa più grave è che questo dato è ignorato dal governo Draghi, il quale continua la sua politica assistenzialista, sprecando miliardi e miliardi del Popolo italiano per pagare la cassa integrazione, gli stipendi ai dipendenti di Alitalia che restano a terra, gli aiuti alle grandi imprese, che si astengono, nel proprio interesse individualistico particolare, da investimenti produttivi.

Inoltre, come si ricava dal Recovery Plan, egli non considera che l’obiettivo fondamentale da perseguire in questo momento è la nazionalizzazione delle industrie strategiche, come Alitalia, Ilva e le Autostrade, al fine di ottenere un possente intervento dello Stato nell’economia, che costituisce l’unico mezzo per ottenere un reale sviluppo economico.

In questo confuso quadro avviene anche che i ristoratori e altri imprenditori si lamentano del rifiuto dei lavoratori stagionali di accogliere le loro offerte di impiego per somme pari o addirittura inferiori al reddito di cittadinanza, del quale vorrebbero l’abrogazione. Ovviamente ai fini di una totale schiavizzazione dei lavoratori nei confronti dei datori di lavoro.

Ed in questa situazione, mentre i Paesi europei economicamente forti stanno rinazionalizzando le loro imprese strategiche, consapevoli che solo il neo keynesianesimo può battere gli effetti dannosi delle crisi, con un intervento dello Stato imprenditore nell’economia, la Commissione europea mantiene posizioni rigorosamente neoliberiste soltanto nei confronti dei Paesi più deboli, avvertendo l’Italia, la Grecia e Cipro che il patto di stabilità tornerà in vigore tra non molto e che diventerà necessario tornare a un regime di austerity.

A questo punto le responsabilità del nostro governo diventano evidentissime. Non possiamo essere il Paese dello shopping degli Stati membri più forti d’Europa, perdere le nostre industrie strategiche e ridurci alla fame, donando le nostre fonti di produzione di ricchezza ad altri Paesi europei.

È arrivato il momento in cui appare impossibile far parte di un mercato unico, che contiene al suo interno dei paradisi fiscali, mentre le rigorose misure restrittive dell’economia sono adottate solo nei confronti dei Paesi più deboli.

In realtà è il principio della concorrenza l’idea più cinica e dannosa che si possa immaginare. Continuare a pensare, come l’economista Malthus, che i poveri debbano morire e che, come avvertiva Orwell, l’obiettivo finale della concorrenza è quello di creare una piccola oligarchia che domina il mondo, è un pensiero assolutamente inaccettabile.

Come abbiamo più volte detto bisogna distinguere tra i beni in commercio e i beni fuori commercio e lo Stato-Comunità italiano deve riappropriarsi del patrimonio pubblico che gli è stato sottratto con le privatizzazioni, per poi porsi in condizioni di forza nei confronti dell’Europa.

Lo impongono gli articoli 1, 3, 11, 41, 42 e 43 della nostra Costituzione repubblicana e democratica.

Professor Paolo Maddalena. Vice Presidente Emerito della Corte Costituzionale e Presidente dell’associazione “Attuare la Costituzione”

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2 Responses

  1. Confidiamo in uno Stato -Comunita’ credibile che ci tuteli come persone-cittadini contro le pretese e le prepotenze delle multinazionali e dei loro pericolosi rappresentanti .

  2. Il neo-keynesianismo non riuscira’ a riparare i danni di 50 anni di animal spirits senza limiti (questo e’ il neo-liberismo, no), ma un’economia umana a dimensione d’uomo si’. Il passo piu’ importante e’ tirare fuori il lavoratore dipendente dal suo stato di dipendenza e di debolezza giuridica. Questo va molto al di la’ di qualsiasi neo-keynesianismo, che e’ e resta una forma di elitismo.

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