Si intensificano le notizie che mettono in evidenza l’assoluta incapacità dell’attuale sistema economico predatorio, patologico e incostituzionale del neoliberismo, per affrontare i grandi temi che affliggono ormai l’intera comunità internazionale.
È sorprendente che di fronte alla plateale smentita della validità di questo sistema, i nostri governanti, Draghi in testa, continuano ad avere fede in questo innaturale sistema, che ha tragicamente sostituito il fisiologico sistema economico keynesiano.
La privatizzazione dei servizi pubblici essenziali, cavallo di battaglia del pensiero neoliberista, ha dimostrato infatti la sua totale inadeguatezza, oltre che nella tragedia del crollo del Ponte di Genova, anche nella recente, agghiacciante sciagura della funivia Stresa-Mottarone, nella quale sono morte 14 persone, mentre un piccolo bambino è in pericolo di vita.
Desta grandi perplessità lo stesso atto di concessione tra il comune di Stresa e il concessionario, l’imprenditore Nerini, nel quale si legge che il Comune, proprietario della funivia, anziché ottenere un canone per la concessione, si impegna a versare al concessionario, all’atto stesso della stipula, 3,4 milioni di euro, oltre 143 mila euro annui fino alla scadenza, stabilita, niente di meno, che al 2028.
Impressionante poi è il comportamento della società concessionaria, la quale, per ovviare a un guasto che bloccava la cabina in corsa, ha installato un congegno che ha disattivato il sistema frenante, il cui funzionamento avrebbe salvato i viaggiatori dalla tragedia, causata dalla rottura della fune trainante.
Per evitare l’enorme spesa della riparazione, e quindi a fini puramente egoistici di profitto, la società si è assunta il rischio incredibile di incidere sul sistema di sicurezza, fidando, in modo assurdo, sulla resistenza della fune di traino, rischio che purtroppo si è rivelato fatale.
Tutto questo si sarebbe evitato se, anziché ricorrere, come vuole il neoliberismo, alla privatizzazione di questo servizio pubblico essenziale, si fosse riservata la sua gestione allo stesso Ente pubblico.
E il fatto che davvero sorprende è che questo immane disastro non ha minimamente scalfito il convincimento neoliberista del nostro governo.
Altro esempio dell’incapacità del sistema economico neoliberista, che ha messo le sue radici profonde nell’Unione europea, ha riguardato la tragedia dei migranti , che si è potuta constatare nella visione di quei corpi di numerosi bambini e donne restituiti dal mare sulle spiagge della Libia.
Di fronte alla richiesta di Draghi di non lasciar sola l’Italia a gestire il problema dei migranti, i Paesi dell’Unione europea, specialmente quelli dell’Est, si sono dimostrati indifferenti e di fronte alla richiesta dello stesso Draghi di parlarne al prossimo Consiglio europeo, Macron ha avuto il coraggio di dire che anche in quella sede non sarà possibile arrivare a conclusione.
Per cui all’Italia non resta che agire da sola. Così ha ripetuto Draghi restando fermo nella gabbia dei suoi principi neoliberisti.
Identica problematicità si è verificata in Europa a proposito della tutela del clima, oggetto di disciplina del Recovery Fund. Anche in questo caso è emerso con chiarezza l’egoismo dei singoli Stati membri, i quali si sono dichiarati contrari a qualsiasi forma di solidarietà nei confronti dei Paesi economicamente più deboli, impegnati nella costosissima riduzione delle emissioni di Co2.
Anche questo fatto non ha minimamente scosso la fede neoliberista del nostro governo.
Problemi gravissimi, sempre determinati dall’attuale sistema economico, esistono anche in casa nostra. Ma anche qui, la richiesta del ministro Orlando di mantenere il blocco dei licenziamenti fino a novembre 2021, ha trovato l’opposizione di Draghi e della Lega, i quali hanno così dimostrato, nel professare la loro fede neoliberista, che per loro gettare sul lastrico delle famiglie è un dato indifferente, dovendosi mettere al primo posto il Dio denaro.
Dunque, è con grande amarezza, che di fronte a tali immani disastri, si debba ancora una volta ricordare che l’Italia ha in mano gli strumenti di risoluzione dei descritti problemi ricorrendo agli articoli 1, 3, 11, 41, 42, 43 della nostra Costituzione repubblicana e democratica.
Professor Paolo Maddalena. Vice Presidente Emerito della Corte Costituzionale e Presidente dell’associazione “Attuare la Costituzione”