Oggi è la giornata mondiale della Terra, ma molto poco il Recovery Plan ha previsto per il nostro pianeta

Oggi è la giornata mondiale della Terra, ma molto poco il Recovery Plan ha previsto per il nostro pianeta

Oggi è la giornata mondiale della Terra e ci saremmo aspettati che nel Recovery Fund il 50%, almeno, delle risorse fosse dedicato alla soluzione del problema climatico, della desertificazione, dello scioglimento dei ghiacciai, dell’estinzione delle calotte polari, delle opere necessarie per la tutela dei territori, della modifica del testo unico forestale, che consente l’indiscriminato taglio degli alberi ad alto fusto, la rigenerazione totale del mondo vegetale, informata soprattutto alla ripiantumazione di alberi, che generano ossigeno e assorbono anidride carbonica, la riduzione drastica delle emissioni di gas serra, l’occupazione generalizzata di tutti per assicurare la sicurezza dei suoli, come a suo tempo fece Roosvelt per risollevare l’economia degli anni ’30.

Nulla di tutto questo appare dalle scarse notizie che si apprendono in relazione all’approvazione del PNRR (piano nazionale di resistenza e resilienza). Si assiste anzi a una ridicola diatriba tra Salvini e il governo, poiché Salvini insiste per l’abolizione di altre restrizioni, oltre a quelle già concesse.

Mi sembra che il governo, con Salvini in testa, abbia gli occhi bendati e, invece di badare al benessere della Terra e alla salute degli uomini, tiene conto degli umori variabili della popolazione, la quale, stanca delle limitazione dovute al Covid-19, ha dimenticato, in pieno stile neoliberista, che valori supremi sono la vita e la salute e corrono a precipizio verso la loro rovina chiedendo di togliere qualsiasi limitazione alle loro libertà di riunione e di movimento.

Insomma mi sembra che l’oscurantismo neoliberista ci abbia ridotto a uno stuolo di non pensanti. In tutto questo, come accennavo, è singolare che le misure del Recovery Fund si limitano a una spesa per l’ambiente di 57 miliardi, dei quali soltanto 15 sono destinati alla tutela del suolo e dei territori (fatto che dovrebbe occupare il primo posto) e tutto il resto riguarda, a quanto pare, la green economy, per la quale un ruolo importante è assegnato alla digitalizzazione.

In altri termini l’importanza è data alla costruzione di infrastrutture: treni ad alta velocità, banda ultra larga-5g e mobilità sostenibile, mentre soltanto 15 miliardi sono destinati alla salute umana.

Oltre questo elemento molto negativo ce n’è un altro che non può essere passato sotto silenzio: non è stata adottata nessuna misura per riportare nella proprietà pubblica del Popolo sovrano, rendendole inalienabili, inusucapibili e inespropriabili, le fonti di ricchezza nazionale, fraudolentemente cedute con le privatizzazioni a privati specialmente stranieri.

Sicché viene sancita, oserei dire definitivamente, la messa in vendita dell’Italia, rendendola preda della concorrenza del mercato generale e degli Stati economicamente più forti.

Da parte mia esprimo la riprovazione assoluta delle scelte del governo, le quali non hanno tenuto conto dei due elementi essenziali sui quali si sarebbe dovuto fondare il PNRR: la ricostituzione della sanità pubblica e la ricostituzione di un forte patrimonio pubblico capace di far fronte alle emergenze, che divengono, purtroppo, sempre più frequenti e che sono lasciate alla loro sorte senza nessuna azione di contrasto, poiché è assurdo ritenere che i singoli privati, fraudolentemente impadronitisi della ricchezza di tutti, si prodighino per la salute dei cittadini e per quella del Pianeta.

Insomma quello che si apprende del PNRR dà l’impressione che si tratti di un atto molto poco lungimirante, che non tiene in nessun conto i principi e i diritti fondamentali della nostra Costituzione repubblicana e democratica, la quale considera (è bene non dimenticarlo) come soggetti giuridici, da un lato il singolo cittadino, e dall’altro l’intera collettività, cioè il Popolo sovrano formato dai singoli cittadino considerati parte del tutto.

Professor Paolo Maddalena. Vice Presidente Emerito della Corte Costituzionale e Presidente dell’associazione “Attuare la Costituzione”

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