Il principio di concorrenza è di per se ingiusto perché danneggia i deboli

Il principio di concorrenza è di per se ingiusto perché danneggia i deboli

L’infezione da corona virus mantiene, in Italia e in Europa, livelli preoccupanti. Va bene invece in quei Paesi, come l’Inghilterra, che è fuori del mercato unico europeo.

Sono avvenuti, in questi ultimi due giorni, fatti che pongono in evidenza l’incongruenza e l’illogicità del sistema economico predatorio, patologico, ingiusto e incostituzionale neoliberista.

Questo sistema, imperniato sul concetto fondamentale della concorrenza, fa in modo che quest’ultima giovi alle imprese forti e danneggi quelle economicamente più deboli e soprattutto ha il torto imperdonabile di arricchire i ricchi e impoverire la massa enorme dei cittadini che costituiscono i vari popoli.

D’altro canto, l’Unione europea segue questo principio nei confronti dei Paesi deboli, ma se ne distacca quando ritiene prevalenti scelte geopolitiche.

Il primo esempio di questa confusa situazione è stato dato dalla produzione e dalla distribuzione dei vaccini, per i quali l’Unione europea ha fatto delle scelte tutt’altro che concorrenziali, favorendo una geopolitica, in questo campo, legata agli indirizzi americani.

Inoltre appare impressionante il fatto che l’Europa, e l’Italia con essa, abbia votato, ancora una volta, l’embargo contro Cuba, dopo che questa all’inizio della pandemia ci aveva inviato gratuitamente 100 medici in nostro aiuto.

D’altro canto gli effetti dannosi dell’applicazione del principio di concorrenza si sono verificati a proposito delle vacanze pasquali, perché la Spagna ha avuto la furbizia, proprio in relazione a detto principio, avallato dai Trattati europei, di vaccinare, con priorità, tutti gli abitanti delle isole Baleari, di modo che moltissimi turisti, quasi tutti tedeschi, hanno deciso di recarsi in quelle amene zone per le vacanze pasquali.

Un bel colpo per l’economia di quei luoghi, mentre le nostre isole sono in zona rossa e le strutture turistiche sono state messe nell’impossibilità di operare.

Un altro esempio riguarda l’Italia, contro la quale si è scatenato l’atteggiamento funesto di Margrethe Vestager Presidente della commissione concorrenza dell’Unione europea, la quale ha imposto per il varo del progetto ITA, che dovrebbe subentrare ad Alitalia, delle condizioni per noi inaccettabili, tutte ispirate alla concezione più rigorosa del principio di concorrenza.

Insomma la concorrenza vale contro i Paesi deboli. Non vale contro i Paesi forti o le scelte politiche di carattere atlantico.

Io sono convinto che nella mente degli attuali manovratori della politica internazionale manca un fondamentale concetto, che risale ai romani, e che è presente nelle codificazioni civilistiche di molti Paesi europei, la distinzione tra res in commercio e res extra commercium, cioè tra beni che possono essere commerciabili e beni che, in quanto inerenti al soddisfacimento di bisogni e diritti fondamentali di tutti, devono ritenersi fuori commercio.

Lapalissiano al riguardo è l’articolo 42 della nostra Costituzione il quale sancisce che la proprietà è pubblica e privata, intendendo per proprietà pubblica, come ha insegnato l’illustre e indimenticabile maestro Massimo Severo Giannini, è la proprietà collettiva demaniale del Popolo sovrano, che è pertanto inalienabile, inusucapibile e inespropriabile, mentre, ed è lo stesso articolo 42 che lo afferma, i beni commerciabili, i cosiddetti beni economici, possono appartenere allo Stato, a Enti o a privati.

Nella crisi pandemica che stiamo soffrendo, alla quale ha fatto seguito una pesantissima crisi economica, appare evidente che i servizi pubblici essenziali, tra i quali è da mettere in primo piano la sanità e la farmaceutica, devono essere considerati fuori commercio, cioè prodotti da strutture pubbliche, come avvenuto a Cuba, ed essere sottratti alle speculazioni commerciali che avvengono in regime di concorrenza, per altro, come si è visto, malamente interpretata.

Ripeto, come sempre, che ciò è confermato in modo esplicito dall’articolo 43 della Costituzione, secondo il quale le industrie strategiche, i servizi pubblici essenziali, le fonti di energia e le situazioni di monopolio devono essere in mano pubblica, devono essere cioè considerati beni e servizi fuori commercio. Si tratta di una norma che si ispira ai fondamentali principi di giustizia e di eguaglianza sanciti solennemente dall’articolo 3 della nostra Costituzione repubblicana e democratica.

Professor Paolo Maddalena. Vice Presidente Emerito della Corte Costituzionale e Presidente dell’associazione “Attuare la Costituzione”

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