Innanzitutto rendiamo onore all’ambasciatore Luca Attanasio, il quale ha pagato con la vita la sua dedizione al lavoro, che egli ha interpretato in modo straordinariamente altruistico, utilizzando la sua posizione istituzionale come strumento per alleviare la situazione di sofferenza e di miseria delle popolazioni del Congo, attuando così il principio fondamentale posto in Costituzione, secondo il quale coloro che hanno funzioni pubbliche devono agire con disciplina ed onore, rispettando e tutelando i diritti inalienabili dell’uomo.
Onore anche al Carabiniere Vittorio Iacovacci e all’autista Mustapha Milambo, che hanno pagato anche loro con la vita la dedizione completa all’assolvimento dei loro doveri.
Non possiamo dimenticare il dolore delle famiglie delle vittime e in particolare della moglie di Luca Attanasio e delle sue tre figlie, ponendo in luce che l’adempimento del dovere, come notava Alcide De Gasperi, coinvolge non solo il singolo funzionario pubblico, ma l’intera sua famiglia, alla quale va il nostro più commosso e sentito cordoglio.
Ci auguriamo che questo esempio valga per tutti i nostri politici, molti dei quali stanno dando un ignobile spettacolo di fuga dai propri doveri istituzionali, agendo con varie piroette come se ci trovassimo in una continua campagna elettorale e non nella necessità di governare al meglio il nostro Paese in questo tragico momento.
Sul piano politico, manifesta la sua estrema gravità l’azione che i politici hanno svolto per traghettare l’economia italiana da un sistema economico di stampo keynesiano, fondato sul principio di eguaglianza economica e sociale (art. 3 Cost.), in un sistema economico neoliberista, che si dimostra ogni pie sospinto predatorio, disumano, immorale, incostituzionale e, soprattutto, dannosissimo per il Popolo, cioè per l’intera popolazione cui appartiene la sovranità dello Stato Comunità.
La causa dei mali odierni dipende dall’artificiosa e ingannevole trasformazione degli Enti pubblici economici in S.p.A., con l’occulto e fraudolento trasferimento dei beni del Popolo nei patrimoni di singoli soci, quasi sempre azionisti di multinazionali.
È sulla base di questo illecito sistema che si sta concludendo la vicenda delle Autostrade, nella quale i Benetton, che sono semplicemente concessionari della relativa gestione, agiscono come proprietari delle autostrade medesime, usurpandole alla proprietà pubblica del Popolo italiano che le ha costruite, e gestendole come loro proprietà privata, senza far capire all’immaginario collettivo la differenza tra chi è proprietario e chi gestisce la proprietà altrui, utilizzando la forma delle S.p.A. private.
Al momento attuale si sa che Atlantia, e in pratica i Benetton, uscirà indenne dalla dovuta revoca per il pessimo comportamento tenuto nella gestione e nella manutenzione delle autostrade stesse, le quali sono crollate in più punti, provocando, con il crollo del Ponte di Genova, 43 morti e trasformando l’intera rete autostradale loro affidata in un vero e proprio colabrodo.
Alla fine si costituirà una nuova società nella quale, a conti fatti, circa il 44% spetterebbe a Cassa Depositi e Prestiti e circa il 56% a fondi esteri. Con una netta prevalenza di questi ultimi sulle azioni italiane. E si tenga presente che la ricostruzione delle autostrade verrebbe a cadere sulle spalle di questa nuova società, mentre i Benetton uscirebbero fuori con lauto e immeritato guadagno di 8 miliardi.
È questo l’effetto del sistema balordo delle privatizzazioni, delle quali purtroppo il molto lodato Draghi, ora Capo del governo, è stato l’ideatore, come si legge nella sua relazione svolta sul panfilo Britannia del 2 giugno 1992, in base alla quale il governo Amato procedette ai primi trasferimenti delle nostre fonti di produzione di ricchezza a S.p.A., privatizzando l’Ina, l’Enel, l’Eni e l’Iri. Il resto è ben noto agli italiani.
Eppure la via di salvezza esiste, infatti la nostra Costituzione ripudia le privatizzazioni e impone che le industrie strategiche, i servizi pubblici essenziali, le fonti di energia e le situazioni di monopolio devono essere in mano pubblica o di comunità di lavoratori o di utenti. Lo impone l’articolo 43 della Costituzione, che il governo Draghi è tenuto a rispettare con disciplina e onore come prescrive l’articolo 54 Cost.
Professor Paolo Maddalena. Vice Presidente Emerito della Corte Costituzionale e Presidente dell’associazione “Attuare la Costituzione”