La malattia del Covid-19 registra anche oggi 846 decessi. Ed è impressionante il fatto che anche in Germania, dove la Merkel ha dichiarato il lockdown, il numero dei decessi è molto alto (945 solo ieri).
Tutte le speranze dell’immaginario collettivo sono rivolte verso la prossima campagna di vaccinazioni, che dovrebbe cominciare in Italia nella seconda metà di gennaio.
Sul piano politico registriamo gli attacchi al governo del ballerino Salvini, ai quali non può darsi nessun rilievo, considerato l’atteggiamento contraddittorio sempre tenuto da questo personaggio.
Molto dannoso è per altro l’atteggiamento di Renzi, il quale continua a rendere ingarbugliata la situazione attaccando Conte sulla questione della regia sul Recovery Fund e minaccia che, se non si accoglieranno le sue proposte, egli farà di tutto per l’attuazione del Mes.
Sembra proprio che Renzi non si renda conto della gravità della situazione e non capisca che il Mes è un atto di subordinazione all’Unione europea (sempre da lui voluta, anche con la modifica della Costituzione), i cui operatori economici sono immuni da responsabilità penale, civile e amministrativa.
Fa pensare anche l’intervento di Mario Draghi, il quale giustamente osserva che i prestiti dell’Unione europea dovrebbero essere utilizzati per investimenti ad alto reddito, altrimenti i molti crediti deteriorati di piccole e medie imprese, divenendo inesigibili, darebbero un duro colpo al sistema bancario italiano.
Ci permettiamo di osservare che tale dichiarazione, senza dubbio esatta nel suo contenuto oggettivo, ha il vizio di avere un carattere neoliberista, poiché sfugge a Mario Draghi che gli investimenti che egli auspica non possono venire dal settore privato in una crisi drammatica come quella che stiamo vivendo, ma soltanto da un intervento poderoso e controcorrente dello Stato, il quale dovrebbe soprattutto, come sempre ripetiamo, nazionalizzare le fonti di produzione di ricchezza nazionale, i cui profitti, anziché andare al Popolo, vanno a singoli speculatori privati o a fameliche multinazionali che di tali fonti si sono impadroniti.
Si tratta, fondamentalmente, delle industrie strategiche, dei servizi pubblici essenziali, delle fonti di energia e delle situazioni di monopolio, di cui all’articolo 43 della Costituzione, che non fanno più parte del patrimonio pubblico degli italiani.
Riteniamo insomma che, o si riesce a battere la finanza predatoria e le multinazionali, o queste ultime distruggeranno la Repubblica.
Professor Paolo Maddalena. Vice Presidente Emerito della Corte Costituzionale e Presidente dell’associazione “Attuare la Costituzione”