I numeri sul contagio da corona virus dimostrano una lieve diminuzione, ma altissimi sono i decessi (684 nella giornata di ieri).
Sul piano economico c’è da registrare un avvenimento epocale: gli Stati appartenenti al continente asiatico, Giappone compreso, ed esclusa soltanto l’India, e al continente oceanico, che comprende l’Australia, hanno siglato un accordo di libero scambio sotto la guida della Cina, che assicura la loro supremazia sul commercio mondiale, specialmente per quanto riguarda i prodotti tecnologici.
Una lezione per l’occidente e soprattutto per l’Unione europea. La quale contiene al suo interno Paesi, come Polonia e Ungheria, che si oppongono al Recovery Fund e Paesi, come Olanda, Ungheria, Lussemburgo, Belgio, Cipro, Irlanda, e Malta, che costituiscono dei veri e propri paradisi fiscali. Fatto inaccettabile che dissolve la stessa idea di unione fra Stati.
Sembra proprio che l’anima egoistica del pensiero unico dominante del neoliberismo abbia offuscato qualsiasi possibilità di costruire un’Europa solidale, cioè una federazione di Stati capace di mantenere al suo interno uno stabile ordine economico e giuridico.
Appare evidente insomma che il momento storico attuale induca a ritenere che l’unico obiettivo economico che si possa raggiungere sia soltanto quello di abolire i dazi doganali, mentre gli Stati nazionali, che alcuni nostri autori di diritto ritenevano estinto, riprendono forza e competitività e solo l’Italia si abbandona a una politica che si adagia su concetti del tutto tramontati.
L’Europa ha estrema necessità di costituirsi in un organismo unitario ed è arrivato il momento in cui si chiarisca che questo obiettivo è perseguibile soltanto se si trasforma il sistema economico predatorio neoliberista, che tanto ha attecchito in Europa, nel previgente sistema economico produttivo keynesiano, che ha portato alla crescita mondiale del dopoguerra e al miracolo economico italiano.
Se ciò non avverrà anche gli Stati europei dovranno accontentarsi di ridursi ad una zona di libero scambio.
Si inserisce in questo quadro il problema del Mes che vede ottusamente in contrasto le opinioni dei nostri politici, i quali dimostrano idee contrapposte senza che esse abbiano un loro fondamento logico.
Si potrebbe parlare di puntigli piuttosto che di idee. Eppure non dovrebbe essere difficile capire che l’approvazione del Mes per aiutare le banche dell’Unione europea è un’operazione inutile che finisce per pesare molto sugli Stati più deboli, ai quali, nell’ambito del sistema economico predatorio neoliberista, sono stati tolti, dissolvendoli tra inesperti faccendieri privati e fameliche multinazionali, la proprietà pubblica delle fonti di produzione di ricchezza nazionale e gli si chiede intanto di far fronte, dopo essere stati privati dei mezzi adeguati, ai macroscopici vuoti di bilancio verificatisi nelle banche europee, soprattutto in Germania e Francia (ma anche nostre), a causa della cosiddetta finanza creativa, formata da scommesse (derivati) che molto spesso hanno esito negativo e quindi un effetto disastroso per quanto riguarda il pareggio dei relativi bilanci.
Insomma la nostra conclusione è che in ambito europeo si dovrebbe agire, sul piano finanziario, eliminando del tutto la trasformazione delle scommesse (derivati) in denaro contante, nonché lo scandalo dei paradisi fiscali, e, sul piano degli assetti proprietari, restituendo ai popoli (e in particolare al Popolo italiano) la proprietà e la gestione dei servizi pubblici essenziali, delle fonti di energia, delle situazioni di monopolio e delle industrie strategiche, come prevede l’articolo 43 della nostra Costituzione. Si ricostituirebbe così quell’ordine economico e giuridico imprescindibile per la realizzazione di una vera Unione europea.
Professor Paolo Maddalena. Vice Presidente Emerito della Corte Costituzionale e Presidente dell’associazione “Attuare la Costituzione”