Gli italiani, che hanno dimostrato grande senso di responsabilità nella prima ondata del corona virus, dopo l’allentamento delle misure restrittive nel periodo estivo e, specialmente negli ultimi giorni, si sono comportanti in modo poco responsabile e hanno indotto il governo ad adottare misure drastiche per tutto il periodo delle vacanze invernali.
A noi sembra assurdo che di fronte a una pandemia di questo genere con oltre 53 mila morti c’è gente che pensa a divertirsi sui campi da sci o a festeggiare il capodanno come se nulla fosse accaduto. È un richiamo questo che facciamo in nome dell’articolo 2 della Costituzione, secondo il quale: la Repubblica impone inderogabili doveri di solidarietà politica, economica e sociale.
Evidentemente il perverso pensiero neoliberista ha talmente invaso le menti delle persone da renderle indifferenti di fronte all’immensa sciagura che stiamo vivendo.
Sul piano economico la novità è che l’Eurogruppo associa la riforma del Mes a un sistema di sostegno per le banche i cui crediti sono in palese sofferenza.
Insomma, di fronte alle conseguenze di un sistema economico predatorio neoliberista assolutamente errato, si tenta di correre ai ripari, con qualche misura di prevenzione, che dovrebbe mantenere in piedi il sistema bancario. Il quale, come è ovvio, continuerà a trovarsi nella stessa situazione, poiché la radice del male, e cioè il favore dato a un’economia della concorrenza di stampo neoliberista contro la teoria dello scambio, di stampo keynesiano, produce effetti deleteri, le cui conseguenze ricadono in ultima analisi sul Popolo, sempre più immiserito dall’attuazione di questo nefasto pensiero.
Quanto all’Ilva si potrebbe salutare con soddisfazione l’ingresso dello Stato come imprenditore nel settore dell’acciaieria, che è un settore strategico di primaria importanza. Ma anche qui il sistema economico predatorio neoliberista pone all’iniziativa pubblica una pesantissima palla al piede: quella di lasciare all’interno della istituenda società la privata Arcelor Mittal, che mira al perseguimento dei suoi interessi speculativi e di conseguenza ostacola i guadagni che la collettività italiana potrebbe e dovrebbe trarre dal proprio ingresso nell’imprenditoria di questo settore.
Al riguardo, come più volte abbiamo notato, parla chiaramente l’articolo 43 della Costituzione, che esclude i privati e rinvia la proprietà e la gestione delle industrie strategiche, dei servizi pubblici essenziali, delle fonti di energia e delle situazione di monopolio, alla mano pubblica o a comunità di lavoratori e di utenti.
Ma sembra che i nostri ministri non abbiano letto questo importante articolo.
Professor Paolo Maddalena. Vice Presidente Emerito della Corte Costituzionale e Presidente dell’associazione “Attuare la Costituzione”