Il contagio da Covid-19 mantiene le sue posizioni, stabili, ma a livelli molto alti.
Dopo il discorso di David Sassoli che aveva gettato sul futuro d’Europa, peraltro, a quanto sembra, conformemente alle idee di Ursula Von der Leyen, le proposte essenziali per la realizzazione di una politica europea efficiente, arrivano oggi le tenebre di carattere dittatoriale del magiaro Orban e del polacco Morawiecki, i quali hanno istaurato nei loro paesi un regime antidemocratico e non vogliono accettare la clausula europea che subordina l’erogazione del Recovery Fund agli Stati di diritto.
È uno scontro molto insidioso per la politica europea, al quale si aggiunge l’atteggiamento egoistico dei paesi predatori, che amano farsi chiamare “frugali”, quali sono l’Olanda, l’Austria, la Finlandia, la Svezia e la Danimarca.
Di fatto l’atteggiamento del magiaro Orban e del suo collega polacco bloccano l’approvazione del bilancio e, con questo, allontanano di molto la possibilità di attuare il Recovery Fund.
Ci troviamo di fronte a un’Europa fatta a pezzi dai diversi interessi nazionali e per nulla unita da ideali comuni.
In questa situazione diventa improrogabile una totale revisione dell’Unione europea attraverso un nuovo Trattato che ponga in primo piano i principii di solidarietà, libertà, democrazia, eguaglianza, e condizioni l’appartenenza ad essa a una condivisione dell’ideale dell’Europa unita.
Questa ricostruzione dell’Europa dovrebbe porre in primo piano, non solo la partecipazione a ideali comuni, ma anche un ordinamento economico che non sia quello adottato dalle istituzioni finanziarie europee e cioè il sistema economico predatorio neoliberista, ma un sistema di stampo keynesiano, che assicuri l’eguaglianza economica e sociale.
L’Italia, in particolare, anche a causa del servilismo dei suoi governanti, ha perso moltissimo con l’Unione europea e, venendo meno, almeno per un considerevole periodo di tempo, la possibilità di accedere al Recovey Fund, è venuta a trovarsi nella necessità, da noi sempre ribadita, di emettere una moneta di Stato parallela all’Euro.
Intanto, le attuali discordanze, tra i Paesi europei potrebbero risolversi con un accordo intergovernativo che faccia salva l’erogazione del Recovery Fund. Siamo stati sempre contrari a questa forma di accordi, perché contrari al diritto europeo, ma se questo diritto salta ad opera dei Paesi cosiddetti frugali o quelli retti con un regime antidemocratico, non c’è altro da fare.
Insomma si fa sempre più concreta l’idea di formare un’Europa mediterranea a noi più vicina per cultura e tradizioni
Professor Paolo Maddalena. Vice Presidente Emerito della Corte Costituzionale e Presidente dell’associazione “Attuare la Costituzione”