La questione della chiusura dello stabilimento Whirlpool di Napoli da parte dei suoi dirigenti assume ora dimensioni di carattere nazionale, poiché, come è stato notato, un atteggiamento lassista da parte del governo darebbe forza alle altre multinazionali e aumenterebbe il pericolo dei licenziamenti e della violazione dei diritti fondamentali dei lavoratori.
In questo caso, come in tutti i casi analoghi, l’unico mezzo per risolvere il problema è nell’applicazione dei principi e delle norme della Costituzione.
Ci limitiamo a fare un breve sunto di queste norme.
Secondo l’articolo 1 Cost. l’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro. E il diritto al lavoro è espressamente previsto dall’articolo 4 della Costituzione, secondo il quale: “la Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto”.
Esso riemerge in tutta la sua valenza nell’articolo 2, come diritto inviolabile. Detto articolo 2 infatti sancisce che: “la Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo, sia nelle formazioni sociali, ove si svolge la sua personalità e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale.
La questione Whirlpool dunque investe tutta la città di Napoli e tutta l’Italia, che dovrebbero dimostrare ai lavoratori della Whirlpool e a tutti i lavoratori italiani l’adempimento dei doveri inderogabili dei quali abbiamo appena parlato.
Questo riguarda anche le istituzioni e, in particolare, l’attività di governo, il quale dovrebbe intervenire con il suo golden power e imporre autoritativamente ai dirigenti della Whirlpool di mantenere aperto lo stabilimento produttivo di elettrodomestici oppure provvedere alla sua riconversione in attività analoghe e comunque tener fede agli accordi già stipulati, la cui inosservanza porterebbe all’esborso da parte della Whirlpool di centinaia di milioni di euro.
D’altro canto il governo deve rendersi conto che la la Whirlpool, chiudendo lo stabilimento, ha violato l’obbligo fondamentale dal quale dipende la tutela giuridica del suo diritto di proprietà, come si evince dall’articolo 42 della Costituzione, secondo il quale: “la proprietà privata è riconosciuta e garantita dalla legge, che ne determina i modi di acquisto, di godimento e i limiti, allo scopo di assicurarne la funzione sociale e di renderla accessibile a tutti”. Laddove la Whirlpool ha svolto un’attività antisociale licenziando gli operai.
Di conseguenza si deve ritenere che lo stabilimento della Whirlpool e i macchinari che esso contiene non hanno più la copertura della proprietà privata e sono entrati nella proprietà pubblica del Popolo italiano e in particolare del popolo napoletano.
Ciò apre la via al governo per una nazionalizzazione di questo stabilimento. Una nazionalizzazione che è a costo zero e non implica nessun indennizzo, poiché il passaggio di proprietà dal privato al pubblico è automaticamente avvenuto per opera dell’inosservanza di una condizione essenziale prevista dalla Costituzione (il perseguire dello scopo della funzione sociale), rendendo inutile la procedura di espropriazione.
È da aggiungere che con questo atto illegittimo compiuto dai suoi dirigenti, la Whirlpool stessa ha violato anche la norma imperativa di cui all’articolo 41 della Costituzione, secondo il quale: “l’iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo di recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana.”
Nessuno può negare che la Whirlpool ha agito contro l’utilità sociale del Popolo italiano e ha recato danno alla sicurezza dei lavoratori, gettandoli sulla strada insieme alle loro famiglie, e quindi alla loro libertà e alla loro dignità umana.
Questo principio imperativo rende applicabile l’articolo 1418 del codice civile che prevede la dichiarazione di nullità, senza limiti di tempo, di tutti quegli atti o contratti che per l’appunto violano i principi imperativi.
Sicché, non solo il governo, ma anche gli operai e tutti coloro che devono essere solidali con questi, e in primo luogo i sindacati, devono far ricorso al giudice per due fini fondamentali: per far dichiarare nulla la chiusura della fabbrica e per risarcire i danni finora subiti da tutti i lavoratori della fabbrica stessa.
Si precisa che i lavoratori, i sindacati e i cittadini animati da senso di solidarietà possono agire in giudizio per risolvere la questione Whirlpool in virtù del diritto fondamentale di “partecipazione”, che è sancito dal secondo comma dell’articolo 3, secondo il quale: “è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”.
È da precisare inoltre che si fonda sul diritto di partecipazione anche il citato diritto di agire in giudizio a fini solidali, con un’azione popolare. Infatti l’ultimo comma dell’articolo 118 sancisce che: “Stato, regioni, città metropolitane, province e comuni favoriscono l’autonoma iniziativa dei cittadini, singoli o associati, per lo svolgimento di attività di interesse generale sulla base del principio di sussidiarietà “. Si tratta di un articolo che ha il suo contrappunto nel già citato articolo 2 della Costituzione che, come detto, riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo e impone a tutti “l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale”. E ciò significa che detti doveri possono e devono, in ultima analisi, esser fatti valere anche mediante la via giurisdizionale.
Oltre quanto abbiamo descritto sotto il piano costituzionale è poi da tener presente che la Whirlpool ha tradito tutti gli accordi stipulati con lo Stato e che quindi la fondamentale azione da svolgere è nelle mani del governo, il quale può contare sulla partecipazione dei lavoratori interessati e di tutti i cittadini italiani tenuti ad adempiere i loro doveri di solidarietà sociale.
Fondamentale, a nostro avviso, è tener presente che la Whirlpool ha agito contro lo scopo della funzione sociale, ed è per questo che ha perso ogni suo diritto di carattere privato, mentre il bene di cui si tratta, come sottolineato, è già entrato a far parte del patrimonio pubblico di tutti gli italiani.
Insomma se si fa valere la Costituzione, gli elementi in gioco sono tutti a favore dei lavoratori e non dell’azione cinica e sfruttatrice dei dirigenti della Whirlpool.
Professor Paolo Maddalena. Vice Presidente Emerito della Corte Costituzionale e Presidente dell’associazione “Attuare la Costituzione”