Con profondo dolore partecipiamo al generale sgomento per la perdita di Gigi Proietti, il quale ha allietato la vita di tantissimi italiani con la sua infinita capacità, intelligenza e cultura, proprie di un grande attore.
Questa perdita avviene in un momento estremamente tragico per l’Italia, l’Europa e il mondo intero.
Infatti il corona virus può ritenersi praticamente fuori controllo dappertutto.
Per quanto riguarda l’Italia, vittima del radicamento del pensiero unico dominante neoliberista, e lasciata indifesa dai suoi politici, la situazione è più grave che altrove, perché da oltre 10 anni c’è stato un taglio delle spese, voluto soprattutto dal governo Monti, cui si è accodato il governo Renzi, che ha ridotto di 37 miliardi la spesa per la sanità pubblica, chiudendo innumerevoli ospedali ed eliminando una quantità incalcolabile di posti letto. E addirittura non rimpiazzando 8000 medici andati in pensione. Ed è peraltro da osservare che, durante l’estate, quando il contagio appariva sotto controllo, nulla ha fatto la burocrazia delle Asl, facendoci trovare impreparati all’avvento della cosiddetta seconda ondata.
Ciò dipende principalmente dal fatto che i direttori generali delle Asl sono di nomina politica e quasi sempre non idonei ad amministrare il delicato settore sanitario.
Al momento gli ospedali si avviano alla saturazione e mancano persino le barelle, mentre chi risulta positivo ai tamponi del Covid-19 viene rimandato a casa in attesa di probabile peggioramento (che solo consentirebbe l’accoglienza in ospedale) con l’altissima probabilità di infettare tutti i propri familiari.
È una situazione catastrofica, che ha come causa unica l’imperversare del pensiero neoliberista nelle menti di tutti i nostri governanti, i quali non hanno capito, al contrario di quanto hanno invece ben tenuto presente gli altri Stati europei, che un servizio pubblico essenziale, come quello sanitario, deve restare in mano pubblica e non essere dilapidato per favorire la sanità privata.
Oggi di fronte all’impossibilità del settore pubblico di far fronte al dovere inderogabile di salvare la vita di tutti (checché ne dica il signor Toti governatore della Liguria), esiste una sola soluzione: requisire immediatamente tutte le cliniche private e attrezzarle per aiutare la sanità nello svolgimento delle sue insostituibili funzioni.
Siamo in uno stato di emergenza e un atto del genere è certamente costituzionalmente legittimo.
Un altro caso completamente trascurato dai media, ma che si aggancia al problema di cui abbiamo appena parlato, è quello della chiusura dello stabilimento della Whirlpool di Napoli. E cioè di uno stabilimento in piena efficienza, dotato di strumenti ad alta tecnologia e portato avanti da operai altamente qualificati, con una situazione economica assolutamente sana grazie alle commesse che ancora arrivano da ogni parte del mondo.
Questa chiusura è il risultato della stessa politica neoliberista e suicida portata avanti dai nostri governi a proposito della sanità.
Prima della Whirlpool esisteva la Ignis che funzionava benissimo con capitale italiano e con oltre 1000 operai.
Nel 1991 la Ignis fu rilevata dagli stranieri. Molti operai furono licenziati e ridotti agli attuali 430. E oggi gli americani della Whirlpool chiudono i battenti e lasciano sul lastrico 1400 famiglie (tenendo presente anche l’indotto).
Anche qui una sola è la soluzione: gli operai della Whirlpool, che sono persone dotate di grande esperienza, di grande capacità e di grande intelligenza devono costituirsi in una “comunità di lavoratori” (art.43 Cost), e cioè associarsi in una cooperativa, che ha fini mutualistici, assumendo direttamente la gestione di questa impresa, con la garanzia e l’aiuto dello Stato.
In tal modo un’importante fonte di ricchezza nazionale e di sostentamento delle famiglie napoletane resterebbe all’Italia e non si dissolverebbe nel vuoto con danno irreparabile per tutti gli italiani.
I governanti devono capire che gli stranieri vengono in Italia non per aiutarci, ma per assorbire le nostre fonti di produzione di ricchezza e le relative esperienze, e per poi far valere i loro personali interessi. E deve inoltre rendersi conto che è arrivato il momento in cui lo Stato deve intervenire nell’economia come imprenditore e non deve soggiacere alle prepotenze delle multinazionali e della finanza. Lo impone la nostra Costituzione e in particolare gli articoli 41, 42 e 43, secondo i quali: la proprietà pubblica prevale sugli interessi privati e lo Stato ha il compito di coordinare l’attività pubblica e privata a fini sociali.
Importante è che tornino immediatamente in mano pubblica le industrie strategiche, i servizi pubblici essenziali, le fonti di energia e le situazioni di monopolio, come prevede specificamente il sopra citato articolo 43 della Costituzione.
Professor Paolo Maddalena. Vice Presidente Emerito della Corte Costituzionale e Presidente dell’associazione “Attuare la Costituzione”
Ma di quale seconda ondata si parla? Si informi presso qualche epidemiologo e, se è serio e non “Burioni” e soci, le dirà che non sono mai esistite storicamente seconde ondate di “epidemia” ma solo “focolai”…
Non si può scambiare terrorismo psicologico per pseudo scienza.