Per quanto riguarda l’infezione da corona virus le cose peggiorano in Italia, dove, nella giornata di ieri, sono stati contati oltre 1300 nuovi contagi e altrettanto è da ritenere per l’Europa e per gli altri Paesi del mondo.
Singolare in proposito è la posizione di Trump, il quale non si preoccupa di misure restrittive, e ordina a tutti gli Stati degli Usa di prepararsi per novembre alla distribuzione di un vaccino anti-virus, sulla cui efficienza non si ha tuttavia nessuna certezza.
Per quanto riguarda la creazione della rete di comunicazione a fibra ottica nazionale nelle mani di una nuova società, la cui maggioranza azionaria sarebbe di Tim (di cui abbiamo ampiamente parlato nei giorni scorsi), si sono accesi molti dubbi sul possibile intervento della Commissione europea a tutela della concorrenza e contro l’accentramento del servizio in una sola S.p.A. privata.
Paradossalmente questo eventuale intervento della Commissione europea verrebbe a dare una mano a quanto abbiamo detto ieri a proposito della necessità di affidare la costruzione e la gestione della rete a fibra ottica allo Stato o a un Ente pubblico.
Se è vero, come è vero, che i principi fondamentali della nostra Costituzione (tra cui l’articolo 41 Cost.) prevalgono sui Trattati europei, come più volte affermato dalla giurisprudenza costituzionale, se ne deve dedurre che l’unica via d’uscita da questo complesso problema è l’affidamento alla Cassa depositi e prestiti, costi quel che costi, della costruzione e della gestione di questo nuovo strumento di comunicazione. Tenendo peraltro presente che la gestione della fibra ottica, come dimostra l’interesse di tante società private, produrrà guadagni molto ingenti.
Dobbiamo aggiungere in proposito, che, per esser certi di non essere contraddetti dalla Commissione europea, l’Italia dovrebbe compiere due operazioni:
A) Ritrasformare la S.p.A. Cassa depositi e prestiti in un Ente pubblico;
B) affidare a questo Ente pubblico (cioè allo Stato e, in ultima analisi, al Popolo italiano) la costruzione e la gestione della rete della fibra ottica.
Non bisogna dimenticare al riguardo che in questa materia non c’è stato nessun cedimento di sovranità da parte dello Stato italiano verso l’UE e che, qualora si volesse insistere su tale presupposto cedimento, si dovrebbe rispondere che l’articolo 11 della Costituzione ammette soltanto limitazioni di sovranità, in condizioni di parità con gli altri Stati (che sono ricorsi molto spesso alle nazionalizzazioni), al fine di perseguire la pace e la giustizia fra le nazioni, fine ben diverso da quello dell’unificazione della rete della fibra ottica.
Insomma, come più volte affermato, deve farsi valere il principio espresso dall’articolo 43 della Costituzione secondo il quale i servizi pubblici essenziali (qual è la rete della fibra ottica) devono essere in mano pubblica o di comunità di lavoratori e di utenti.
Come si nota, anche in questo caso, la soluzione dei più intricati problemi è già scritta nella nostra Costituzione repubblicana e democratica.
Professor Paolo Maddalena. Vice Presidente Emerito della Corte Costituzionale e Presidente dell’associazione “Attuare la Costituzione”
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