Il pensiero neoliberista, che ha trovato attuazione in quasi tutti i paesi del mondo, sta dando i suoi frutti più appariscenti.
Si tratta, come più volte abbiamo detto, di un pensiero che è riuscito a creare un sistema economico predatorio che avvantaggia i più ricchi e danneggia i più poveri, creando un forte malcontento fra i questi ultimi.
E, a nostro sommesso avviso, è proprio per fronteggiare questo malcontento che il governo britannico sta tentando di ostacolare in tutti i modi possibili, l’ingresso nel Regno Unito di lavoratori europei e stranieri in genere.
In altri termini, sempre secondo il nostro punto di vista, il governo inglese tenta di sviare il malcontento interno trovando come capro espiatorio l’offerta di lavoro che viene dalle altre parti del mondo.
Credono così gli inglesi di rafforzare la loro economia, ma la storia insegna che la chiusura in se stessi da parte degli Stati porta conseguenze dannosissime per gli scambi economici e per lo sviluppo dell’economia.
Questo atteggiamento, che somiglia molto all’atteggiamento tenuto in Italia da Salvini, certamente non è foriero di benefici e segna, purtroppo, tristemente il declino della nostra civiltà.
In Italia siamo alle prese con l’antico problema della concessione delle autostrade, anch’esso frutto dell’insensato pensiero neoliberista che frantuma lo Stato in mille pezzi, concedendoli a privati e ingordi cittadini, i quali non sono affatto sensibili alla necessità di perseguire l’interesse generale e si preoccupano soltanto, anche calpestando i diritti dei lavoratori e degli utenti, dei loro guadagni.
L’articolo 35 del disegno di legge sul Milleproroghe, approvato ieri, contiene norme molto condivisibili sui rapporti tra Stato e concessionari. Ma la prospettiva di procedere all’infinito sulla via delle concessioni parcellizzate significa che i nostri parlamentari non hanno voluto tenere nel debito conto la necessità, costituzionalmente tutelata dall’articolo 43 della Costituzione, di mantenere in mano pubblica o di comunità di lavoratori e utenti i servizi pubblici essenziali (tale è l’uso delle autostrade), le fonti di energia e le situazioni di monopolio (anche quest’ultimo dato riguarda le autostrade).
Si parla di un affidamento temporaneo del servizio autostradale all’Anas. Questa soluzione, a nostro avviso, deve essere definitiva, sia perché, come appena detto, lo impone la Costituzione, sia perché le autostrade, il cui reddito è normalmente molto alto, sono state costruite dagli italiani e i relativi profitti devono assolutamente tornare agli itaiani stessi.
Nello stesso ordine di idee si pone lo scandaloso comportamento degli arabi di Quatar Airways, che hanno fatto fallire Air Italy e, nello stesso tempo, hanno investito i loro denari in una compagnia inglese.
Il servizio aereo, è un servizio pubblico essenziale, che deve appartenere alla mano pubblica, soprattutto perché si tratta di un servizio che incide sulla stessa esistenza dello Stato/Comunità.
Insomma, se non entra nella testa dei nostri politici l’idea che devono considerare inalienabili, inusucapibili e imprescrittibili tutti quei beni e servizi sui quali si fonda l’esistenza di uno Stato e se si continua a pensare che l’economia voluta dai ricchi debba prevalere sul diritto e sulla Costituzione, la nostra sorte resta segnata.
Siamo i più deboli in Europa e gli stranieri ci utilizzeranno nel loro esclusivo interesse. La nostra forza è nei principi e nei diritti fondamentali sanciti in Costituzione, che Matteo Renzi (il quale ora sta portando scompiglio in politica) voleva annullare con il referendum del 2016.
Allora gli italiani furono compatti nel respingere questa insana proposta. Adesso gli stessi italiani hanno il dovere di far capire ai nostri governanti che, per la sopravvivenza del nostro Paese, occorre mettere fuori commercio, e cioè rendere demaniali, i beni e i servizi ai quali fa cenno il citato articolo 43 della nostra Costituzione Repubblicana e Democratica.
Professor Paolo Maddalena. Vice Presidente Emerito della Corte Costituzionale e Presidente dell’associazione “Attuare la Costituzione”