La disastrosa notizia secondo la quale la Whirlpool di Napoli è stata chiusa e delocalizzata in Polonia, per motivi di maggior profitto, è in netto contrasto con il comma secondo dell’articolo 42 della Costituzione.
Tale disposizione costituzionale sancisce che la proprietà privata è riconosciuta e garantita dalla legge allo scopo di assicurarne la funzione sociale.
Con questa decisione i dirigenti della Whirlpool non hanno perseguito una funzione sociale, ma una funzione antisociale, produttiva di danni diretti ed immediati ai lavoratori licenziati e all’economia italiana.
Ne consegue che, avendo la Whirlpool sede a Napoli, e cioè in Italia, ed essendo pertanto sottoposta all’ordinamento giuridico e costituzionale italiano, essa a norma della citata disposizione della Costituzione ha perso la proprietà della fabbrica, la quale è automaticamente passata nella proprietà del Popolo italiano.
A questo punto il governo italiano deve rilevare la fabbrica in questione, provvedere alla sua riconversione industriale qualora sia vera la circostanza della diminuzione delle commesse in relazione alle lavatrici, tener presente che secondo i tecnici della materia la fabbrica dovrebbe produrre, non più lavatrici, ma camere refrigeranti per autotreni e, in tal modo, far proseguire l’attività della fabbrica stessa ed evitare il licenziamento degli operai.
In proposito è da ricordare che, secondo una consolidata giurisprudenza della Corte costituzionale, le norme dei trattati internazionali e dei trattati europei che violino i principi e i diritti fondamentali della Costituzione devono essere annullati, a seguito di ricorso incidentale, dalla stessa Corte costituzionale.
Cosa si può fare…
Gli operai e i sindacati hanno dunque una grande arma nelle loro mani: essi possono agire, come potere negativo, nei confronti di un governo renitente e passivo su questo gravissimo problema. Questo potere degli operai e dei sindacati ha due strade costituzionalmente legittime da perseguire: quella dello sciopero generale e quello dell’impugnativa davanti al giudice ordinario per gli illegittimi licenziamenti e o davanti al giudice amministrativo contro i provvedimenti amministrativi eventualmente emessi dal governo.
In sede di giudizio civile o amministrativo, se dalla parte avversa si oppone qualche disposizione di legge ordinaria, è necessario chiedere al giudice adito di trasmettere gli atti alla Corte costituzionale per l’annullamento di qualsiasi provvedimento legislativo che contrasti palesemente con l’interesse nazionale e con il rispetto dei diritti umani.
Professor Paolo Maddalena. Vice Presidente Emerito della Corte Costituzionale e Presidente dell’associazione “Attuare la Costituzione”
Lei Caro padre, la chiamo padre perché lei agisce da buon padre di famiglia. Ci aiuti a comprendere, a come muoverci nella legalità. noi popolo del buon senso, degli umili delle tradizioni, del rispetto per la vita. Noi la seguiremo fino in fondo. Grazie.