Per la questione Autostrade il governo tratta con Benetton come se si trattasse di un’intesa da raggiungere tra due soggetti privati. È doveroso sottolineare che il governo non rappresenta un individuo, ma tutto il Popolo italiano, i cui interessi sono tutelati dalla Costituzione e dalle leggi e la cui salvaguardia è già scritta in questi atti.
Costituzione e leggi non ammettono trattative: esse devono semplicemente essere osservate. L’arroganza di Benetton che ha l’ardire di proporre un nuovo piano per la ristrutturazione delle autostrade, va debellata in nome del diritto e della giustizia.
Chi tratta con lo Stato, tratta con un soggetto che non può mettere in discussione ciò che la legge impone. E al riguardo non ci sono dubbi: le concessioni a Benetton non devono e non possono essere rinnovate.
Le autostrade appartengono al Popolo italiano, non sono state costruite da Benetton, e i profitti che si ricavano mediante tariffe devono tornare al Popolo italiano.
La privatizzazione, mediante concessioni, di beni fruttiferi del Popolo toglie al Popolo stesso le possibilità finanziarie per il soddisfacimento di interessi e diritti fondamentali.
Questa emorragia di beni a favore dei privati incide sull’esistenza stessa dello Stato, poiché trasferisce nel privato, e cioè nella disponibilità di singoli soggetti, peraltro incapaci, i beni che sono indispensabili per il perseguimento di politiche economiche a favore di tutto il Popolo.
Aver trasferito a singoli ciò che era di tutti è un crimine imperdonabile che ha distrutto le fondamenta dello Stato democratico.
Uno spazio per trattative del genere non esiste. Lo impone la nostra Costituzione.
Professor Paolo Maddalena. Vice Presidente Emerito della Corte Costituzionale e Presidente dell’associazione “Attuare la Costituzione”
buongiorno, premetto di non essere affatto un giurista ma di aver solo studiato alcuni libri e manuali per poter partecipare a concorsi pubblici. In essi mi ricordo citata in maniera esplicità la possibilità della pubblica amministrazione di stipulare accordi coi privati (esplicitamente prevista dalle revisioni della L.241/1990), non è quindi una possibilità da escludere a priori ma deve semmai avere sempre come fine e limite in bene pubblico (e non certo interessi di privati). Nella parte pubblicata sopra in questo sito (forse per ragioni di riassunto) sembra invece essere detto il contrario, il che mi sembrerebbe un errore. Rimane poi valido il fatto che le concessioni, se date, debbano essere per il fine di miglior gestione della cosa pubblica e mantenendo capacità di controllo (il che evidentemente è mancato nel caso di autostrade… ma il che non vuol dire dare concessioni sia necessariamente e sempre sbagliato o giusto…). cordiali saluti
Concordo é condivido l’articolo, la questione che pongo io come tutti, quando sono state attuate le liberalizzazioni, ergo la gestione ai privati delle infrastrutture, autostrade, ferrovie, Telecom ecc., dovevano portare un miglioramento nei servizi, nella razionalizzazione dei costi ecc.
Quello che é successo che lo stato delle nostre infrastrutture sono da terzo mondo, nello specifico i concessionari delle autostrade, in questi anni si sono preoccupati solo di incassare i pedaggi, spendendo poco in manutenzione, venendo meno a una clausola fondamentale del contratto.
Se non ci fosse stato il crollo del Ponte Morandi, tutto questa sarebbe stato taciuto, ora non solo é opportuno cambiare la strategia, con avocare a se allo stato la gestione non servono fenomeni ma solo persone oneste ,inopportuno che sia rimesso il conto ai concessionari inadempienti, mi spiace ma la legge é uguale per tutti, se così non é lo stato é inesistente.