La situazione Ilva è molto simile a quella di Alitalia. Entrambe sono viziate dalla debolezza del nostro governo, timoroso verso l’Europa e poco attento agli interessi italiani, il quale, per altro, tarda nell’assumersi le responsabilità di carattere politico ed economico che gli impongono di tutelare al massimo le imprese italiane aventi “carattere di preminente interesse generale” (articolo 43 Cost).
In entrambi i casi sono stati inviati un Commissario del governo che dovrebbe ristrutturare l’impresa (cioè licenziare gli operai) e renderla appetibile, anche con i denari della Cassa Depositi e Prestiti e della Snam, agli acquirenti stranieri.
Non si accorge il governo che così imbatte in due gravi difficoltà: innanzitutto gli interventi dello Stato italiano potrebbero essere considerati aiuti di Stato, vietati dai Trattati europei (i quali ammettono invece la possibilità delle nazionalizzazioni), e in secondo luogo i partner stranieri, come è già avvenuto nel passato, potrebbero tradirci da un momento all’altro, essendo loro fine il profitto personale e non la soddisfazione dell’interesse pubblico dell’Italia.
In fondo sta proprio qui la radice di tutti i problemi: il governo spreca miliardi per invogliare le imprese straniere, mantenendo in vita il rovinoso status quo, foriero di ulteriori perdite, e non si decide a “nazionalizzare” (con poca spesa in più) i servizi pubblici essenziali, le fonti di energia e le situazioni di monopolio, che per la loro rilevanza economica devono appartenere alla mano pubblica o di Comunità di lavoratori e utenti (articolo 43 Cost.), e non esser lasciati in balia delle arbitrarie decisioni del mercato generale. Il quale, e il governo non se ne accorge, si è già impadronito di quasi tutto il nostro patrimonio pubblico, riducendoci in miseria e impedendoci la possibilità di mettere in campo una valida politica economica.
Sembra proprio che la malattia grave del neoliberismo (che aiuta i forti e indebolisce i deboli) abbia oscurato le menti dei nostri governanti. Speriamo che tale oscuramento non abbia colpito la maggioranza degli italiani, che, in questa come in altre occasioni, dovrebbero levare forte la loro voce.
Intanto il processo di sottomissione dell’Italia ai voleri franco-tedeschi continua sotterraneamente, e a Bruxelles l’approvazione del Mes, per il quale tatticamente è stato concesso un rinvio, è data come cosa fatta per il prossimo trimestre.
Questi accordi intergovernativi che prevedono perfino l’immunità penale di coloro che sono tenuti ad agire, sono fuori del diritto, sono un anti-diritto, poiché non prevedono responsabilità, non prevedono Corti giurisdizionali o tribunali giurisdizionali, non prevedono la censurabilità di nessuna condotta colpevole.
È questa la teoria di Schäuble, il quale vuole la Germania come cuore dell’Europa e gli altri paesi, tra cui specialmente l’Italia, come dei semplici satelliti.
Un’Europa così va respinta e gli italiani in buona fede devono lottare per un’Europa come quella voluta da Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi.
Il resto è rovina e vergogna.
Professor Paolo Maddalena. Vice Presidente Emerito della Corte Costituzionale e Presidente dell’associazione “Attuare la Costituzione”