La maniera forte usata con ArcelorMittal ha ammorbidito le assurde pretese di quest’ultima, e con essa sono in corso altre consultazioni.
Bisogna capire che le multinazionali straniere sono nemiche dell’Italia e contro di esse non è possibile fare altro, se non far valere l’autorità dello Stato e cioè l’attuazione delle leggi costituzionalmente legittime che costituiscono l’ordinamento giuridico italiano.
Dobbiamo rilevare che è illogico, assurdo e incomprensibile il discorso che continua a farsi sulla concessione dell’immunità penale, estendendo l’esimente di cui all’articolo 51 del Codice penale a situazioni, come quella che autorizza la distruzione dell’ambiente e della salute umana che quell’articolo non prevede, ne potrà mai prevedere.
Infatti l’esimente di cui si parla, e cioè l’adempimento di un dovere in esecuzione di una legge, non può assolutamente riguardare l’esecuzione di una legge incostituzionale come quella che ArcelorMittal pretende e i politici sono favorevoli a concedere.
È assurdo che i nostri politici non capiscano l’esatta portata dell’articolo 51 c.p. in parola.
Dunque che il confronto vada avanti, ma a due condizioni: nessuna concessione di immunità e atteggiamento fermo da parte dello Stato, il quale ha il dovere ineluttabile di far valere la Costituzione Repubblicana e le leggi ad essa conformi.
Per quanto riguarda Alitalia deve entrare nella mente dei politici il concetto che le fonti di produzione di ricchezza nazionale, e in particolare i profitti che da questa derivano, devono restare in Italia e impinguare così le casse dello Stato.
Immaginare una nazionalizzazione temporanea, che risani Alitalia e che la riconsegni a privati è una sorta di auto-danneggiamento perché, una volta risanata la compagnia, cioè una volta sopportate tutte le spese per tale risanamento, è logico che la riscossione dei profitti resti a chi ha risanato l’azienda e non venga concessa a compagnie straniere, le quali non perseguiranno mai gli interessi italiani.
Occorre tener presente che in questa fase storica i nostri politici devono attuare un imperativo categorico: ricostituire il patrimonio pubblico italiano, mediante le nazionalizzazioni e il blocco di qualsiasi privatizzazione, in modo da poter porre le basi per il ripristino, non certo immediato, della nostra sovranità monetaria, che, sola, potrà portarci fuori dalla crisi economica, la quale così continuando con la politica in atto, non potrà mai avere fine.
L’italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro e il lavoro è l’unica forza che hanno tutti i cittadini, escluso soltanto gli inabili (che hanno diritto all’assistenza sociale ai sensi dell’articolo 38 Cost. per entrare nel mondo dell’economia e ottenere quel minimo di salario necessario per svolgere una vita libera e dignitosa (articolo 36 Cost.), lo impongono tra l’altro l’articolo 4 della Costituzione che parla del diritto fondamentale al lavoro e l’articolo 3 che pone come fine della Repubblica l’eguaglianza economica e sociale.
I nostri politici hanno il dovere di chiarire le loro idee e di leggere a fondo le norme della nostra Costituzione Repubblicana, senza andare a pregare, poco dignitosamente, le potenze economiche straniere, le quali conoscono solo il proprio individuale interesse e non considerano il valore supremo del diritto al lavoro e del diritto alla salute.
Professor Paolo Maddalena.
Vice Presidente Emerito della Corte Costituzionale e Presidente dell’associazione “Attuare la Costituzione”