Plaudiamo all’accordo intergovernativo tra Germania, Francia, Italia, Malta e Finlandia sulla rotazione dei porti destinati ad accogliere i migranti anche economici e sulla conseguente loro ripartizione fra gli stessi Paesi. Ci auguriamo inoltre che presto, come pure è stato detto, altri Stati aderiscano a questo trattato, in vista di un più ampio trattato europeo.
È una bella risposta alle iniziative violente e prive di contenuto svolte dal ex Ministro dell’Interno Salvini, il quale ha sottoposto a inaudite sofferenze gli immigrati salvati da naufragi.
È con la diplomazia che si risolvono i problemi e non con ingiurie lanciate al vento o addirittura con l’assenza dalle sedi competenti in materia.
Non tutto è stato risolto, ma indubbiamente abbiamo imboccato la strada maestra. E di ciò va conferito il merito al Presidente del Consiglio Conte, mentre non si capisce perché Luigi di Maio si opponga a considerare insicuri i porti e i centri di accoglienza libici, nei quali ultimi sono stati compiuti documentati e inenarrabili fatti di tortura e violenze di ogni tipo.
Ottima notizia è quella della riunione nel palazzo di vetro dell’Onu per la tutela del clima, una riunione dominata dalla figura eroica di una giovane ragazza di appena 16 anni, la quale chiede a noi adulti la restituzione del futuro sottratto ai giovani.
Vorremmo completare il discorso di Greta precisando che i colpevoli reali della distruzione della Terra sono state le multinazionali e la finanza, le quali nella loro ingordigia di guadagno non hanno esitato, con l’accordo di governi compiacenti, a diffondere nel mondo le cause della distruzione dell’ossigeno, della biodiversità, della desertificazione, dell’innalzamento della temperatura terrestre e infine del cambiamento del clima.
In proposito vorremmo anche ricordare che molte persone, al momento in tarda età, hanno combattuto e combattono per colpire le cause del disastro ambientale, le quali sono riassumibili in una solo fatto: “il predominio assoluto del sistema economico predatorio neoliberista”.
Diciamo alla giovane Greta che solo il ritorno a un sistema di stampo keynesiano, che vuole la distribuzione della ricchezza alla base della piramide sociale e l’intervento, da protagonista, dello Stato nell’economia, che potrà risolversi il problema climatico.
Un problema che, considerata la globalità del sistema economico ora imperante, va affrontato in termini globali, e non, come dice Trump, individualmente da parte di ogni singolo Stato.
Peraltro la perniciosità di questo sistema, ai danni dei meno abbienti e soprattutto degli Stati economicamente deboli, si è rivelata, da ultimo, proprio ieri a proposito della perdita da parte dell’Italia delle saline di Margherita di Savoia, la seconda salina più grande del mondo, per l’acquisto della quale i francesi hanno rilevato tutti i debiti della S.p.A. Atisale ammontanti a 16,7 milioni di euro per soli 5,4 milioni di euro, nella prospettiva di impadronirsi dell’intera società e quindi dell’intera salina. E in tutto questo il comune, la regione, lo Stato e tutte le autorità amministrative tacciono.
Si tratta di un’operazione costituzionalmente inconcepibile, che ha la sua origine nella “privatizzazione”, avvenuta nel 2003, con la trasformazione dell’Ente pubblico Sale (Monopolio di Stato) in una società a responsabilità limitata, divenuta S.p.A. nel 2011, aprendosi così alla scalata finale da parte dei francesi.
Si badi bene che il sale è un prodotto di estrema necessità e che esso a termine dell’articolo 43 della Costituzione appartiene al popolo a titolo di sovranità, ed è quindi inalienabile, inusucapibile e inespropriabile. E quanto è avvenuto a Margherita di Savoia costituisce, a parte eventuali profili penali e di responsabilità amministrativa, una menomazione del territorio italiano, il quale comprende il suolo e quanto su di esso esiste.
In relazione a queste ultime affermazioni copia del presente atto viene trasmessa alla Procura della Repubblica di Trani e alla Procura Regionale della Corte dei Conti di Bari.
Professor Paolo Maddalena.
Vice Presidente Emerito della Corte Costituzionale e Presidente dell’associazione “Attuare la Costituzione”
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Per le trivelle dello Jonio, conosco colui che ha realizzato gli impianti-7- per la separazione dell’olio dall’acqua di trattamento nell’estrazione in Algeria. E’ un problema politico, in quel caso hanno fatto un bando internazionale perchè i fumi dell’incendio delle acque scaricate tra le dune, non permettevano ai satelliti di vedere chi e come si spostavano i Libici di Gheddafi. Sul mare se non trattano da subito durante la prima perforazione quel film di micron dell’olio non permette alla luce solare di alimentare le alghe del fondo.