Abbiamo più volte ribadito, e riconfermiamo oggi, che le privatizzazioni, le concessioni di servizi pubblici essenziali, di fonti di energia e di situazioni di monopolio, nonché, in modo diretto, le svendite e le delocalizzazioni costituiscono un danno mortale per l’economia italiana.
La conferma odierna è nell’indagine che la magistratura sta portando avanti nei confronti della concessione delle autostrade, essendo emerso un falso ideologico da parte dei dirigenti di due società controllate dai Benetton in ordine alla sicurezza di numerosi tratti di autostrade.
Talvolta, come nel caso di Eataly (ma i fatti sono davvero molto rari), le concessioni sono state ben utilizzate. Tanto è vero che Eataly ha venduto il marchio di Lurisia alla Coca Cola per 88 milioni di euro. Tuttavia, se abbiamo ben capito, questa vendita deve ottenere ancora l’autorizzazione della Regione poiché nella sostanza si tratta del trasferimento di una concessione mineraria, cioè dell’utilizzo di un acqua minerale.
Quello che sorprende tuttavia è lo sperticato elogio che Oscar Farinetti fa delle multinazionali, mentre è sotto gli occhi di tutti quanti disastri queste ultime hanno prodotto all’Italia, dall’Ilva ai vaccini, dal Tap al Tav, fino all’acquisto a prezzo vile di innumerevoli industrie (si pensi alla Magneti Marelli, indispensabile per costruire le auto elettriche, ceduta ai Giapponesi) che costituiscono le principali fonti di produzione di ricchezza nazionale.
Dimentica Farinetti che le multinazionali che acquisiscono beni italiani non lo fanno nell’interesse dell’Italia, ma loro esclusivo nell’interesse . Dunque, le sue parole sorprendono e deludono.
Sorpresa e delusione destano anche le parole di Romano Prodi, il quale dimostra una non condivisibile visione della situazione economica italiana, che marcia a rotta di collo verso l’auto distruzione economica proprio a causa del sistema economico predatorio neoliberista, nel quale ci troviamo, e che egli ha tanto sostenuto sin dall’inizio.
Dopo 40 anni di danni incalcolabili prodotti da questo sistema, anche sul piano globale, ci aspetteremmo da economisti di valore, quale indubbiamente è Prodi, una revisione del loro pensiero e la conseguente prospettazione di un progetto che miri a ricostruire, nelle attuali forme dovute, l’essenza del sistema economico keynesiano. Il quale consiste nel distribuire la ricchezza alla base della piramide sociale in modo che i lavoratori vadano ai negozi, i negozi si rivolgano alle imprese e queste ultime assumano lavoratori ben remunerati e producano merci di qualità, instaurando così un sistema virtuoso, coadiuvato dall’intervento dello Stato quale protagonista nell’economia.
Proprio il contrario dell’attuale sistema economico predatorio neoliberista che concentra la ricchezza nelle mani di pochi, esalta la massima concorrenza ed esclude l’intervento dello Stato per aiutare le aziende in difficoltà.
Ci appare pertanto strano che Romano Prodi, insigne economista, consideri punto essenziale per una rinascita economica italiana, una operazione rivolta soltanto contro gli evasori fiscali, che è cosa sacrosanta, ma presuppone logicamente un sistema economico produttivo e non un sistema economico predatorio.
Insomma, l’attuazione dell’articolo 53 della Costituzione può agevolmente perseguire i suoi risultati, se si riconosce innanzitutto l’attuazione degli articoli 41 e 42 della Costituzione medesima, i quali impongono un’interpretazione costituzionalmente orientata del concetto di proprietà privata espresso dall’articolo 832 del Codice civile.
Vogliamo dire che ogni processo che miri allo sviluppo economico italiano deve partire da una nozione della proprietà privata che condizioni l’esistenza stessa del diritto di proprietà al perseguimento della funzione sociale della cosa oggetto di tale diritto, tenendo presente che qualsiasi contrattazione deve essere condizionata all’utilità sociale e deve rispettare la sicurezza, la libertà e la dignità umana (art. 41 e 42 Cost.).
Peraltro un disegno di legge e una proposta di legge in questi sensi e relativi anche alla disciplina dei beni comuni sono state già presentati, rispettivamente, alla Camera dall’Onorevole Stefano Fassina e al Senato dalla Senatrice Paola Nugnes ed altri. Sarebbe doveroso per il governo considerare tali proposte anche come di iniziativa governativa.
Ed è evidente che fuori di questi capisaldi non esiste nessuna possibilità di ricostruire una salda politica economica dell’Italia.
Professor Paolo Maddalena.
Vice Presidente Emerito della Corte Costituzionale e Presidente dell’associazione “Attuare la Costituzione”
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