Il macroscopico errore di Matteo Salvini di aver trasformato in una lotta populista e sovranista la spinta, che cominciava a germogliare nell’immaginario collettivo, verso una riappropriazione delle fonti di produzione di ricchezza nazionale da parte del popolo, ha provocato una forte e studiata reazione da parte delle forza neoliberiste ancora ben radicate nel nostro ordinamento.
In questo quadro l’azione che sta svolgendo in Parlamento Matteo Renzi, il cui governo fu, a suo tempo, straordinariamente prodigo nel trasferire ai privati le ricchezze nazionali (si pensi al dono dello sfruttamento dei giacimenti di petrolio esistenti nel territorio italiano, mare territoriale compreso, a società straniere fino all’esaurimento dei pozzi e oltre la scadenza temporale della concessione), sta rivelando quali sono che i fini che egli vuole perseguire.
Alla Camera, il formale accordo tra M5s e PD per l’autorizzazione a procedere contro l’Onorevole Sozzani accusato di corruzione e finanziamento illecito ai partiti, è stato respinto da parlamentari, come affermato da Di Maio, appartenenti al PD o al gruppo renziano.
Inoltre un fatto estremamente grave, riguardante il bene prezioso dell’acqua, si è verificato in Piemonte, dove la società che fa capo a Eaitaly ha venduto la propria concessione (marchio compreso) alla statunitense Coca Cola, privando l’Italia di una fonte di ricchezza notevolissima, considerato che l’acqua di cui si parla, l’acqua minerale Lurisia, celebrata da secoli come acqua dalle capacità sanitarie straordinarie oltre che di un particolare e gradevolissimo gusto, per soli 88 milioni di euro.
Per quanto ci risulta sulla questione del trasferimento della concessione di questa preziosa acqua non c’è stata ancora nessuna autorizzazione da parte della Regione.
Se è così, ci sentiamo di rivolgere una pressante richiesta alla Regione Piemonte di non autorizzare tale trasferimento della concessione a una società straniera, trattandosi di un bene di grande interesse nazionale.
Qualora la regione rimanesse inerte, potrebbe intervenire lo Stato, sia ai sensi dell’articolo 43 della Costituzione, secondo il quale: “a fini di utilità generale la legge può trasferire allo Stato, ad enti pubblici o a comunità di lavoratori e utenti determinate imprese che abbiano carattere di preminente interesse generale”, sia ai sensi dell’articolo 118 della Costituzione comma 1, secondo il quale le funzioni amministrative, attribuite ai comuni e alle regioni, possono essere esercitate dallo Stato in base ai principi di sussidiarietà, differenziazione e adeguatezza.
Ed infine si potrebbe far ricorso anche al secondo comma dell’articolo 120 della Costituzione, secondo il quale: “il governo può sostituirsi ad organi delle regioni quando lo richiedono la tutela dell’unità giuridica o dell’unità economica” dell’Italia. Infatti nessuno può negare che l’unità economica italiana subisce una grave menomazione se un’industria che produce una così grande ricchezza come quella in esame viene trasferita a uno Stato estero.
Sappiamo bene che il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, stimatissimo costituzionalista, sia pur tra i mille impegni che lo oberano, vorrà opporsi a questa sciagurata tendenza che non lascia nessuna occasione per trasferire agli stranieri le nostre maggiori fonti di produzione di ricchezza nazionale. Tra l’altro glielo impone l’articolo 54 della Costituzione secondo il quale: “Tutti i cittadini hanno il dovere di essere fedeli alla Repubblica e di osservarne la Costituzione e le leggi. I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore, prestando giuramento nei casi stabiliti dalla legge”.
Professor Paolo Maddalena.
Vice Presidente Emerito della Corte Costituzionale e Presidente dell’associazione “Attuare la Costituzione”
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