I fatti ambientali globali e quelli della nostra crisi politica hanno assunto proporzioni gigantesche, delle quali non sembra che i politici ne abbiano capito le cause e quindi i rimedi.
Impressionante è sentire che anche gli alberi dell’Amazonia, oltre quelli della Siberia, sono in fiamme, che i ghiacciai della calotta polare e della Groenlandia stanno fondendosi con un ritmo accelerato, mentre infine che l’Europa non si rende conto che il fenomeno dell’immigrazione è ancora ai suoi inizi e che la progressiva desertificazione dell’Africa spingerà nei nostri territori, come è stato previsto, oltre 150 milioni di persone entro il 2030.
Sul piano della politica italiana, ci è apparso molto positivo l’atteggiamento del Presidente del Consiglio Conte, il quale ha strappato la maschera di cui Salvini aveva fatto uso, palesando a viso aperto che si tratta di un uomo privo del senso delle istituzione, di conoscenze costituzionali, di senso del bene comune e pertanto incapace di svolgere le funzioni di Ministro dell’Interno.
Ottima la conclusione del discorso con la quale Conte ha affermato che Salvini, ritirando la mozione di sfiducia, aveva dato prova, come al solito, di pusillanimità, mentre Egli avrebbe compiuto, di li a poco, un atto di coraggio presentandosi al Capo dello Stato come dimissionario dell’attuale governo.
Intanto è da notare che la crisi provocata da Salvini, oltre ad essere arrivata in un periodo inopportuno, ha lasciato in sospeso i gravissimi problemi della delocalizzazione della Whirpool di Napoli che produce lavatrici, dell’Ilva e di Alitalia che costituiscono i più gravi problemi economici esistenti. E l’elenco, lo si creda, potrebbe continuare a lungo.
Quello che sorprende è, come abbiamo accennato, il fatto che nessun parlamentare e nessun componente del governo capisce, o finge di non capire, che causa di tutto, sia sul piano ecologico-globale, sia sul piano nazionale, è stata l’affermazione illogica e micidiale del “sistema economico predatorio neoliberista”, che ha scalzato il precedente “sistema produttivo di stampo keynesiano”, provocando la distruzione dell’ambiente, accompagnata dalla logica conclusione della distruzione economica alla quale ineluttabilmente portano i principi egoistici e inarrestabili del sistema neoliberista.
Infatti tale sistema poggia sull’errata idea che le risorse siano infinite e che le imprese, se ben trattate dai governi, siano in grado di effettuare una politica produttiva di beni, laddove è notorio che le stesse preferiscono o delocalizzare o investire in prodotti finanziari che producano soltanto enormi danni per la collettività.
Del discorso di Conte quello che ci ha preoccupati è che egli ha fatto riferimento, come un dato positivo, alle privatizzazioni in corso, privatizzazioni che alacremente sta compiendo nel Lazio il PD guidato da Zingaretti, consegnando le fonti di produzioni delle di ricchezza nazionale nelle mani di faccendieri che pensano solo al loro profitto e non si occupano minimanete del bene comune.
Speriamo che almeno un’idea divenga chiara nella mente dei politici: le delocalizzazioni, le svendite e le privatizzazioni impoveriscono le fonti di produzione del patrimonio pubblico italiano, il cui rafforzamento, comportando un’immagine più solida sul piano europeo e internazionale, è il principale obiettivo che i nostri governanti dovrebbero perseguire.
L’illogicità, in particolare, delle privatizzazioni sta nel fatto che trasferendo la fonte di produzione di ricchezza (rotte aeree, frequenze televisive e telefoniche, autostrade ecc.) da un ente pubblico, che è tenuto a perseguire l’interesse generale, a una SpA, che è tenuta a perseguire l’interesse dei soci, si elimina alla radice qualsiasi possibilità di risolvere la crisi economica che ci attanaglia.
I governanti dovrebbero sapere che solo ricostituendo “il patrimonio pubblico del popolo sovrano”, sopratutto attraverso le nazionalizzazioni dei servizi pubblici essenziali, delle fonti di energia e delle situazioni di monopolio, di cui parla l’articolo 43 della Costituzione, si possono porre le basi (non vietate dai trattati) per un reale sviluppo economico, comportante l’aumento dei posti di lavoro e la ricostituzione del nostro patrimonio pubblico.
Chiediamo con molta umiltà e col massimo rispetto che meritano le nostre più alte istituzioni di voler prendere in esame, nella costituzione del nuovo governo, quanto abbiamo appena detto. Infatti non abbiamo espresso opinioni, ma solo descritto realtà che tutti possono toccare con mano.
Professor Paolo Maddalena.
Vice Presidente Emerito della Corte Costituzionale e Presidente dell’associazione “Attuare la Costituzione”
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