La situazione disastrosa dell’Alitalia è dovuta alla insipienza degli amministratori nominati dai nostri governanti, i quali, anziché affidare l’Alitalia a persone competenti in materia viabilità aerea, hanno nominato soggetti dediti solo allo sfruttamento delle occasioni di ricchezza agendo nel proprio personale interesse e ai danni della collettività.
Una atroce incompetenza si è riscontrata anche nei commissari che non hanno saputo risolvere nessun problema. La cosa più grave oggi è l’atteggiamento della Lega la quale spinge per un’altra fortissima riduzione del personale di Alitalia in modo da ridimensionarla e renderla ancora più debole nei confronti delle compagnie straniere.
All’orizzonte domina la rapacità della Lufthansa pronta a prendersi tutto con una manciata di euro. Siamo ancora in pieno sviluppo del pensiero neoliberista che vuole la ricchezza nelle mani di pochi (stranieri), e la povertà dei più deboli.
Su Alitalia il Governo avrebbe potuto dare un segnale importante di cambiamento, uscendo dalle forche caudine del neoliberismo e ricorrendo alle indispensabili nazionalizzazioni in un settore che può produrre, se ben gestito, notevolissimo profitto.
Gli esponenti dell’attuale Governo si sono invece intestarditi in una politica inflattiva per raggiungere le finalità della quota 100 delle pensioni e del reddito di cittadinanza: provvedimenti che si sono rivelati inutili e dannosi.
Se i fondi di bilancio destinati a questi scopi produttivi di debito fossero stati impiegati per nazionalizzare almeno in parte Alitalia e tante altre fonti di ricchezza nazionale avremmo invertito il corso degli eventi cominciando a porre le basi di una ripresa economica fondata sul riacquisto al popolo delle fonti di produzione di ricchezza, evitando disoccupazione e perdite economiche.
Potremmo salvarci se i nostri governanti, anziché parlare alla pancia degli italiani, parlassero all’intelligenza del nostro popolo facendo capire a tutti che la ricostruzione dell’economia nazionale implica uno sforzo iniziale al quale seguiranno immancabilmente i frutti sperati.
Viceversa il voler perseguire, nella caccia ai voti, risultati immediati e deleteri non fa altro che portare l’Italia alla rovina totale.
È possibile mai che i nostri governanti non capiscono questa semplice verità, che chiaramente esposta nel titolo terzo della vigente Costituzione Repubblicana?
Per il principio d’autorità, nella Grecia antica il maestro era depositario della verità e gli allievi potevano solo ascoltare e apprendere.
Poi, poco alla volta il principio d’autorità del maestro è stato messo in discussione da allievi che contestavano l’autorità quale portatore di una verità immodificabile e l’allievo stesso poteva avere una tesi opposta, correggere, integrare quella del maestro. È nata così la dialettica.
Il prof. Lucio Russo (filologo e storico della scienza) dice che con la dialettica è nata della democrazia.
Qui non c’è dialettica e la narrazione si trascina articolo dopo articolo sul governo si, governo no, di cosa potrebbe fare e di cosa non fa… (Alitalia, TAV, etc., etc.).
Un fatto se non è specialistico (2+2 fa sempre quattro) ha molte variabili. Ma poiché ci sono molte variabili un approccio dialettico aiuta per una strategia per affrontare la fase storica.
La questione dei beni comuni è rilevante ma è altresì complementare ad altre.
Quindi non ignori la dialettica e la loica.
La non dialettica è comune ai governi che sono eletti dal popolo ma che non dialettizzano col popolo. Il risultato è che anche quelli che si sono detti del cambiamento (perché questo chiedeva chi li ha votati) proseguono la stessa strada dei precedenti governi…
Pertanto parleranno solo alla pancia perché pure a loro interessa un popolo di TESTE VUOTE.
Quota 100 è cosa seria per chi lavora (e non scalda le sedie), come ci arrivano è burla, è campare alla giornata.
Non succederà mai niente finché l’incesto di potere non diventerà di pubblico dominio.
Finché non se veda la necessità.
Saluti.