È incredibile che di fronte alle spese previste in bilancio, consistenti in miliardi di euro, per raggiungere gli obiettivi di quota 100 e reddito di cittadinanza, non si trovino 300 milioni per salvare Alitalia, mentre si tiene in affitto (con un contratto nullo perché contrario a norme imperative della Costituzione) l’Ilva, i cui commissari sono sostituiti da altri probabilmente perché incapaci di assicurare alle loro funzioni sulla tutela della salute e dell’ambiente.
Il Governo ha gli occhi bendati dal sistema economico predatorio neoliberista e non vuol capire che, proseguendo su questa strada, andiamo incontro alla rovina totale.
Si pensi che in questa assurda situazione si intromette anche la Commissione Europea la quale, ligia all’idea del libero mercato e della concorrenza, vuole addirittura impedire, qualificandolo aiuto di Stato, il salvataggio di Alitalia.
È arrivato il momento che l’Italia non sprechi denaro in attività dall’improbabile successo e coinvolga tutte le sue forze per nazionalizzare (come del resto fanno Germania, Francia e Inghilterra) tutte le fonti di produzione di ricchezza nazionale, ignobilmente e incostituzionalmente cedute ai privati, ai quali (vedi caso Benetton) addirittura lo Stato si inchina per chiedere prestiti.
Il territorio italiano e i beni che contiene per Costituzione costituiscono “proprietà pubblica del popolo sovrano” e, ripetiamo, tutte le cessioni a privati sono nulle perché contrarie alle norme imperative degli articoli 41 e 42 della Costituzione: lo dice l’articolo 1418 del Codice Civile là dove ricorda che il contratto è nullo quando è contrario a norme imperative.
Se si vuole salvare l’Italia è inutile disperdersi in mille diatribe o seguire pedissequamente quanto richiede una abnorme situazione europea. Occorre ristabilire l’economia mista nella quale i servizi pubblici essenziali e le fonti di energia sono in mano pubblica o di lavoratori e di utenti (art.43 Cost.).
Dunque, lo strumento da usare è soltanto quello delle nazionalizzazioni e del grande intervento pubblico nell’economia, evitando sperperi di denaro e di territorio a favore di imprese che perseguono interessi individualistici e distruggono il lavoro e l’occupazione, pagando miseri salari a chi si adatta alle loro pretese pur di non morire di fame o di malattie. Su questo punto concorda la CGIL e siamo pronti a dare tutto il nostro contributo di studio se Ella volesse muoversi concretamente su questa linea. Questo è il vero cambiamento: ridare l’economia e la ricchezza italiane all’intero.
Professor Paolo Maddalena.
Vice Presidente Emerito della Corte Costituzionale e Presidente dell’associazione “Attuare la Costituzione”
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64 anni fa Piero Calamandrei in un discorso a studenti di milano disse che l’art. 3 Costituzione e il suo comma 2 è il più importante e impegnativo, è polemica contro il Regime passato e contro il presente, è divenire, è da attuare… è emozionante, per la passione, sentire anche la sua voce e non leggere solo i suoi scritti…
Questa è l’italia che utilizza Calamandrei per le cerimonie e dimentica quello che scrive.
Perché fino a che non c’è questa possibilità per ogni uomo di lavorare e di studiare e di trarre con sicurezza con il proprio lavoro i mezzi per vivere da uomo, non solo la nostra Repubblica non si potrà chiamare fondata sul lavoro, ma non si potrà chiamare neanche democratica. Una democrazia in cui non ci sia questa uguaglianza di fatto, in cui ci sia soltanto una uguaglianza di diritto è una democrazia puramente formale, non è una democrazia in cui tutti i cittadini veramente siano messi in grado di concorrere alla vita della Società… E questo presente nè è Repubblica e ancora meno è democrazia. Bisogna alzare la polemica per attuare.
Lo potrebbe mettere in evidenza tra i principi fondamentali dell’Associazione.
http://www.discorsivo.it/blog/2014/04/25/cultura-2/25-aprile-piero-calamandrei-la-resistenza-e-la-costituzione/