Siri, il vice ministro di Toninelli, su impulso di Salvini, è partito di nuovo all’attacco per l’attuazione della Flat Tax.
Le sue argomentazioni sono estremamente contraddittorie: egli dice di volere il bene del popolo, ma in realtà si preoccupa di un effimero aiuto alle imprese, con una impostazione davvero poco lungimirante.
Secondo Siri per far fronte alla copertura delle spese della Flat Tax (che è ampiamente in contrasto con l’articolo 53 della Costituzione) dovremmo praticamente svendere 400 miliardi di immobili pubblici, riducendo ulteriormente il patrimonio pubblico che verrebbe dissipato tra le imprese, il cui sviluppo nell’attuale momento storico sembra davvero problematico.
In sostanza si tratta di un’azione che ha come fine un ulteriore impoverimento dell’Italia. Come abbiamo più volte detto, per uscire dalla crisi, occorre mettere in moto un meccanismo che faccia circolare il denaro (almeno quel poco che ci è rimasto) tra i lavoratori, in modo che venga aumentata la domanda interna di prodotti, e quindi l’occupazione e la produzione.
A questo fine è necessario innanzitutto difenderci dagli assalti speculativi del mercato globale e dalle imposizioni restrittive dell’UE. L’unico mezzo che abbiamo è quello di nazionalizzare i servizi pubblici essenziali, le fonti di energia e le industrie strategiche, che una volta facevano parte del patrimonio pubblico e che adesso sono state cedute ai privati che le utilizzano a fini individualistici provocando la distruzione.
Insomma l’unica via d’uscita, per risollevare la situazione economica italiana, è quella di mantenere le nostre fonti di produzione della ricchezza, non quella, come dice Siri, di proseguire inutilmente nella svendita del nostro patrimonio pubblico.
Si tratta in altre parole di sostituire l’attuale sistema economico neoliberista con un sistema produttivo di stampo keynesiano.
Professor Paolo Maddalena.
Vice Presidente Emerito della Corte Costituzionale e Presidente dell’associazione “Attuare la Costituzione”