Il 2018 è stato l’anno della sopraffazione dei ricchi sui poveri, favorita dal pensiero neoliberista, incarnato da Salvini, contro il quale nulla è riuscito a fare Luigi Di Maio.
I danni per i poveri, conseguenti alla manovra approvata ieri, sono i seguenti:
1-Gli ospedali pubblici saranno costretti a pagare 70 milioni di euro in più all’anno per far fronte a spese necessarie. Ciò dipende dall’eliminazione dello sgravio fiscale previsto sugli immobili destinati a ospedali pubblici. Inoltre, inconcepibilmente, sono state tassate persone fisiche e giuridiche che davano volontariamente e gratuitamente il loro apporto in maniera sanitaria o di beneficenza. Come dire: se vuoi aiutare il prossimo devi pagare una tassa. (Su questo punto pare che lo stesso Di Maio abbia promesso un eventuale rimedio).
2- I finanziamenti per la scuola pubblica sono stati decurtati di 4 miliardi di euro, questi tagli andranno a colpire soprattutto i docenti in materia di sostegno ai bambini meno dotati. Insomma, Governo e Parlamento se la prendono con i più deboli: addirittura i bambini affetti da patologie, che intralciano il loro rendimento scolastico.
3- Saranno tassati per una somma complessiva di 13 miliardi di euro in tre anni, le industrie automobilistiche, le banche, le assicurazione e altri enti, per i quali sarà molto facile traslare l’imposta nel prezzo pagato dal consumatore, cioè da tutti i cittadini.
4-Saranno svenduti immobili appartenenti al popolo italiano a prezzi stracciati, in modo da favorire le classi più abbienti sia italiane che estere.
5-Oltre questi provvedimenti contenuti nella manovra, che affossano le funzioni fondamentali dello Stato, sono in corso provvedimenti per la maggiore autonomia delle regioni Lombardia, Veneto e Emilia Romagna, le quali pretendono di esser fuori da qualsiasi vincolo di solidarietà con le altre regioni italiane e vogliono che il danaro prodotto nella regione resti nella regione medesima.
Come si nota l’operazione neoliberista di completa distruzione dello Stato Italiano, Repubblicano e Democratico ha fatto un grosso passo avanti nel 2018. Mentre chi ha votato Lega o M5S si aspettava un’inversione di tendenza, e cioè una maggiore eguaglianza economica tra ricchi e poveri, è stato completamente deluso.
Da quanto detto emerge con chiarezza che l’attuale Governo, anziché rafforzare il patrimonio pubblico del popolo italiano, “la proprietà pubblica” di cui parla l’articolo 42 della Costituzone, ha provveduto invece alle privatizzazioni e a svendite più dannose per il popolo oltre che a un’elevazione degli oneri fiscali a carico delle classi dei meno abbienti, a tutto favore dei ricchi.
E’ difficile, in una situazione del genere, formulare gli auguri per il nuovo anno, quello che possiamo augurare è che i nostri governanti rinsaviscano, leggano la Costituzione della Repubblica Italiana, ne comprendano il contenuto e la applichino con riforme serie.
D’altro canto c’è da augurarsi che tutti gli italiani diventino coscienti della tragica situazione nella quale ci troviamo e non si lascino ingannare da specchietti per le allodole, come la proposta di legge sui beni comuni formulata dalla commissione Rodotà, la quale sa immaginare un mondo ideale, mentre in pratica semplifica le azioni distruttive delle privatizzazioni e delle svendite, avendo come fine soltanto quello di superare difficoltà contabilistiche per operazioni di questo tipo.
Professor Paolo Maddalena.
Vice Presidente Emerito della Corte Costituzionale e Presidente dell’associazione “Attuare la Costituzione”
Mi ha colpito molto IL PUNTO 3) quando fa osservare che i 13 miliardi di tasse in più per aziende automobilistiche, banche, assicurazioni ed altri enti SARANNO FACILMENTE TRASLATE SOPRA I CITTADINI.
È una novità! Finalmente si comincia ad osservare come funziona il meccanismo fiscale. LA LEVA FISCALE rovescia ogni azione sopra i cittadini.
Finché non saranno riconosciute le spese dei cittadini sarà come avere una lunga leva, UN LUNGO MECCANISMO economico, la cui ESTREMITÀ VA A FINIRE NELLA NEBBIA.
E sarà sempre lamento e stridor di denti di cui nessun osservatore, nessun economista terrà ragione.