Per quanto è trapelato fin ora, l’atteggiamento dell’Unione Europea dimostra di essere fermamente ancorato al principio neoliberista secondo il quale tutto deve dipendere dal mercato.
Infatti Junker avrebbe affermato che punti validi della manovra sono la vendita degli immobili, l’eliminazione dell’indicizzazione delle pensioni superiori a 1500 euro mensili e la tassazione dei profitti dei aziende di internet.
A parte quest’ultima affermazione (che non si sa come e quando potrà essere attuata), le altre due modifiche considerate da Junker capisaldi della manovra, portano all’impoverimento del popolo italiano (svendita immobili) e alla più grave miseria dei pensionati (mancato adeguamento delle pensione al carovita).
Il governo, che doveva essere il governo del cambiamento, cioè un governo antisistema si è completamente lasciato irretire dalle idee malsane di chi vuole l’arricchimento dei ricchi e l’impoverimento dei poveri.
D’altro canto sembra che i provvedimenti di recente approvati (decreto sicurezza e decreto anticorruzione) contengano norme più di facciata che di sostanza, essendo diretti ad ottenere più che il bene del paese il consenso degli elettori.
Infatti mentre Di Maio festeggiava in piazza l’approvazione del decreto anticorruzione la Camera approvava un emendamento secondo il quale la soglia per la gara pubblica degli appalti di qualsiasi tipo veniva innalzata da 40 mila a 200 mila euro: si apriva così immediatamente un ampissimo varco per favorire la corruzione.
L’impressione che si riceve è che c’è una grande confusione di idee e che i nostri parlamentari non vogliono capire che la salvezza dell’Italia sta nel ricostituire il sistema economico produttivo di stampo keynesiano eliminando il sistema economico predatorio di stampo neoliberista nel quale siamo immersi.
Per raggiungere questo obbiettivo occorre innanzitutto bloccare le privatizzazioni, le delocaliccazioni, le svendite, aumentando nello stesso tempo le nazionalizzazioni e l’intervento dello Stato nell’economia, a cominciare dalla pubblicizzazione dei servizi pubblici essenziali, delle fonti di energia, nonché dal ristabilimento dell’equilibrio idrogeologico d’Italia e dalla bonifica dei siti inquinati.
Ma di questo nella manovra non c’è alcun cenno. Eppure lo impongono l’articolo 3 della Costituzione e tutte le norme del titolo terzo della parte prima della Costituzione stessa, dedicate ai “rapporti economici”.