L’orizzonte politico italiano non potrebbe essere più nero, ci troviamo tra l’incudine del mercato unico globale (che ci fa pagare più interessi) e il martello dell’isolamento europeo. Ma c’è un aspetto ancor più grave la cui soluzione precede la risoluzione di tutti gli altri problemi.
L’Italia, dopo l’assassinio di Moro, ha distribuito quasi gratuitamente a singoli soggetti l’intero patrimonio pubblico territoriale ed economico della nazione, cioè le fonti di produzione di ricchezza nazionale.
Miliardi e miliardi, anziché tornare nelle tasche dello Stato (vedi autostrade, rotte aeree, consumo di territorio, linee marittime, frequenze televisive, eccetera) sono dissipati dai concessionari e dai destinatari delle privatizzazioni di banche e industrie strategiche.
Senza patrimonio pubblico siamo diventati un popolo di mendicanti, il cui bilancio è sotto stretta osservanza di questa Europa, che non è l’Europa federale voluta da tutti, ma l’Europa neoliberista sostenuta dei paesi economicamente più forti.
È urgente e indilazionabile riappropriarci delle fonti di ricchezza stupidamente elargite a privati ed avere così più forza nei rapporti internazionali, anziché procedere come previsto nel DEF a ulteriori privatizzazioni.
C’è una terza via politica per salvare l’Italia: l’unione di tutti coloro che vogliono un’Europa federale e un’Italia nella quale la proprietà privata è controbilanciata da un ingente patrimonio pubblico.
Professor Paolo Maddalena.
Vice Presidente Emerito della Corte Costituzionale e Presidente dell’associazione “Attuare la Costituzione”.