È indubbio che le ragioni dell’economia e della tecnologia richiedano sempre maggiormente la formazione di Stati federali, cioè di un insieme di Stati tenuti a seguire un medesimo ordinamento giuridico.
Questo non significa tuttavia che i singoli Stati nazionali debbano auto annullarsi: la federazione richiede proprio l’unione di più Stati.
Se il singolo Stato vuole esistere come tale non può fare a meno di possedere una ricchezza propria: quella che proviene, oltre che dal territorio, dalle industrie che ineriscono a fonti di energia o a servizi pubblici essenziali, in relazione ai quali il guadagno è certo ed elevato perché è determinato da tariffe. Si tratta di vere e proprie fonti di produzione di ricchezza nazionale.
Dopo l’assassinio di Aldo Moro i governi italiani hanno, mediante infinite privatizzazioni, distribuito queste risorse a singoli privati che sono diventati ricchissimi a danno dell’intera collettività che è diventata poverissima.
Se vogliamo uno Stato efficiente occorre che i profitti sicuri derivati da dette fonti di produzione di ricchezza (autostrade, rotte aeree, linee marittime, frequenze televisive, eccetera) tornino alla comunità statale e cioè al popolo e non siano dissipati tra privati.
È pazzesco arricchire i singoli sottraendo al popolo la proprietà pubblica di detti beni, trasformando gli enti pubblici in società per azioni scalabili da tutti e quindi anche da stranieri.
Insomma le privatizzazioni sono una cosa micidiale e distruttiva per gli Stati nazionali. È indispensabile che beni e servizi pubblici oggetto di un vera e propria appropriazione indebita (sia pur legalizzata) da parte di privati tornino nella proprietà collettiva demaniale che spetta al popolo a titolo di sovranità.
E si tenga presente che le privatizzazioni sono contratti privi di causa giuridica e non hanno diritto ad alcun indennizzo. È semplice pertanto rinazionalizzare i beni e i servizi che sono stati privatizzati.
Lo prescrive l’articolo 43 della Costituzione. E, guarda caso, la Germania ha di recente rinazionalizzato le industrie inerenti a fonti di energia, mentre noi lasciamo ancora la proprietà delle autostrade alla Benetton che si impossessa di oltre 1 miliardo all’anno di tariffe.
Se vogliamo salvarci dalla miseria e dalla distruzione dobbiamo opporci al fagocitante mercato unico globale e l’unico strumento per farlo, come già detto, è la nazionalizzazione dei beni e servizi di proprietà del popolo.
Professor Paolo Maddalena. Vice Presidente Emerito della Corte Costituzionale e Presidente dell’associazione “Attuare la Costituzione”.