Meraviglia e irrita l’atteggiamento di taluni canali televisivi, che, con parole melense e falsamente suadenti, invitano a considerare e valutare se convenga o non ottenere subito un nuovo ponte a Genova (in otto mesi, come promette, senza garanzia la Benetton), anziché procedere alle nazionalizzazioni.
A parte la considerazione che la Benetton deve comunque restituire il maltolto e risarcire tutti i danni prodotti, sta di fatto che la costruzione di un ponte non possa paragonarsi a un avvenimento di grande portata politica ed economica come quello di passare da un sistema predatorio neoliberista (il quale con una politica ottusa e balorda dona ai privati le fonti di ricchezza del popolo italiano, ricevendo in cambio solo disastri, disservizi e danni) a un sistema economico produttivo di stampo Keynesiano che assicura agli italiani l’utilizzo in proprio delle fonti di produzione di ricchezza nazionale.
Come avvenuto già con grande successo in Islanda, la quale tornando alle nazionalizzazioni è uscita definitivamente dalla crisi.
Il governo e tutti gli italiani dimostrino che non siamo degli sprovveduti e vogliamo che i beni e servizi pubblici essenziali tornino la da dove sono venuti: e cioè nella proprietà collettiva e sovrana del popolo. Lo impongono gli articoli 41, 42 e 43 della Costituzione.
Paolo Maddalena
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