Bene fa la Commissione Europea a deferire alla Corte di giustizia l’Italia e altri Stati dell’unione all’osservanza delle norme che riguardano l’inquinamento atmosferico e lo smaltimento dei rifiuti radioattivi. Quanto alla xylella, tuttavia, la Commissione, sviata dalle menzogne giornalistiche italiane e non conoscendo la situazione reale, è andata fuori strada, convalidando, in pratica, il decreto amministrativo del Ministro Martina.
Secondo fonti scientifiche autorevoli, gli ulivi infetti del Salento non supererebbero le 3000 unità e il piano di estirpazione totale di tutti gli ulivi salentini, con il connesso, ingentissimo spargimento di pesticidi, produrrebbe inutilmente un vero e proprio disastro ambientale, disastro che potrebbe essere evitato con l’uso di nuove tecnologie biologiche, le quali non sono state prese in nessuna considerazione. La previsione di fondo, che risale a un piano da tempo approvato dalla Regione, mira alla estirpazione totale degli ulivi in massima parte del tutto sani, per dar luogo a una coltivazione intensiva di una specie di ulivo che ha bisogno di una grande quantità di pesticidi per crescere, producendo peraltro un olio di pessima qualità. Non è da sottovalutare inoltre che tale piano prevede l’accorpamento delle piccole unità colturali, costringendo i loro proprietari, impossibilitati a sostenere le spese di detta trasformazione, a svendere i loro terreni. Si tratta di una manovra che favorirebbe le multinazionali che producono pesticidi o che mirano a ottenere massimi guadagni attraverso lo sfruttamento abnorme del territorio pugliese. Dunque, un danno all’ambiente, alla salute e alla economia italiane. Il tutto, si ripete, a favore delle multinazionali, che incassano i profitti, e a danno dei lavoratori agricoli, i quali, come si è visto, sono costretti a perdere i loro piccoli appezzamenti di terreno.
Vengono violati: l’articolo 9 della Cost., che tutela il paesaggio, l’articolo 32 Cost., che tutela la salute come diritto fondamentale del cittadino e interesse della collettività, l’articolo 117 Cost., che tutela l’ambiente e l’ecosistema, l’articolo 41 Cost., secondo il quale l’iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà e alla dignità umana, nonché l’articolo 42, comma 2, Cost., secondo il quale “la proprietà privata è riconosciuta e garantita dalla legge (cioè ha tutela giuridica)…, allo scopo di assicurarne la funzione sociale”. Il tutto deriva dall’affermazione del nefasto pensiero neoliberista, contrario alla nostra Costituzione, ma che viene fatto proprio dai nostri Governi, i quali dimenticano che la Corte costituzionale si è riservata (sentenza 183 del 1973) di “non dare ingresso alle norme europee che ledono i principi e i diritti fondamentali dell’uomo”, tra i quali primeggia il diritto al lavoro (teoria cosiddetta dei “contro limiti”).